PARROCCHIA DEI SS  PIETRO E PAOLO  -  MARANO    

MARANO DI VALPOLICELLA

     

Addossata alla vecchia chiesa settecentesca, si erge la voluminosa mole della nuova chiesa parrocchiale di Marano. L’edificio, eretto a partire dal 1924, venne portato a termine intorno al 1937 (nel 1929 era stato inaugurato ancora privo di rifiniture). Il progetto fu redatto, fra il 1922 e il 1924, da don Giuseppe Trecca (1871-1955).
Nel progetto per la chiesa di Marano, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, Trecca, fedele a un atteggiamento di imperterrita chiusura verso ogni spinta modernizzatrice, attinge dai modelli dell’architettura sacra rinascimentale. Egli impernia l’assetto planimetrico su un grande nucleo centrale, di forma circolare. Su di esso innesta quattro bracci: uno per il presbiterio, due per le cappelle laterali d’altare (uno dei bracci, non visibile dall’esterno, invade lo spazio interno della chiesa settecentesca),

 uno in corrispondenza dell’ingresso, che doveva essere preceduto da un pronao in stile neoclassico, mai realizzato. Al centro della crociera si innalza la cupola emisferica poggiante su un alto tamburo. La pianta mescola lo schema cruciforme e quello circolare, con una tendenza alla dilatazione centrifuga dei corpi che, anche per l’accentuata elevazione del tamburo, avrebbe dovuto ricordare lo schema dato da Filippo Juvarra alla basilica di Superga (1717-1731).

Nell’interno, il grande vano circolare è suddiviso da una peristasi di otto colonne, sulle quali si imposta la sequenza alternata di quattro arcate e quattro segmenti di trabeazione. Sul perimetro circolare delle colonne corinzie si eleva, sormontato dalla cupola, l’alto tamburo, ottagono all’interno, rotondo all’esterno.
... Più apprezzabile è la visione a scala paesaggistica, da distanza, in funzione della quale vanno letti l’espansione verticale del tamburo cupolato e dei bracci della crociera. E in risonanza con l’ampio scenario collinare va vista l’aerea convessità della cupola.
Pregevole, nell’ideazione progettuale, è l’evidente intento di conferire allo spazio interno – e di conseguenza al rito religioso che vi si svolge – una rinnovata forza di suggestione. A ciò rinvia la scelta, peraltro coraggiosa, dell’impianto centrico, anziché del più ricorrente impianto basilicale o a croce latina. L’enfasi attribuita alla circolarità e unitarietà dello spazio – tramite la connessione dei ritmi rotatori delle colonne, del tamburo e della calotta – accentua il simbolismo della cupola come volta celeste e dell’intero spazio chiesastico come evocazione dell’al di là cristiano. Ma tale intenzionalità espressiva – che poteva essere allusa, come insegnano le chiese palladiane, anche da semplici e lucenti super
fici bianche – è tuttavia contraddetta dall’opaca e mediocre decorazione pittorica che si è venuta depositando sulle pareti e sulla cupola negli anni Quaranta di questo secolo.

(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)

Encaenia chiesa di Marano