martedì 04 dicembre 2007 provincia pag. 23
FUMANE. Lettera a Pecoraro Scanio sottoscritta anche dall’associazione
Valpolicella 2000
Cementifici, i comitati
si appellano al ministro
di Giancarla Gallo
La rete dei comitati popolari che si è costituita a livello nazionale per
sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi legati ai cementifici, ha
inviato in questi giorni un appello al ministro dell’ambiente, il verde
Alfonso Pecoraro Scanio, che fa seguito all’incontro che si è svolto il 23
novembre a Padova nell’ambito del «Patto per il clima». Hanno sottoscritto
l’appello l’associazione Valpolicella 2000, che da anni segue le vicende
della Cementirossi di Fumane, il comitato «Lasciateci respirare» di
Monselice (Padova, che ha il primato di avere tre cementifici nel raggio
di 5 chilometri, e quelli di Gubbio (Perugia), Pederobba (Treviso), Isola
delle Femmine (Palermo), Ponte delle Alpi (Belluno), Merone (Como) e
Tavernola (Bergamo).
«La rete dei comitati si sta muovendo all’unisono per cercare di portare
all’attenzione pubblica l’inquinamento prodotto dai cementifici», afferma
Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000, che proprio in questi
giorni ha inviato in Regione ben cinquanta osservazioni, corredate da
approfondimenti, cartine e fotografie, allo studio di impatto ambientale
presentato dalla Cementirossi per lo scavo a MAREZZANE, vicino a Marano.
«Nell’appello abbiamo chiesto al ministro che intervenga subito; l’aspetto
più rilevante che abbiamo messo in evidenza è il fatto che i cementifici
sono utilizzati legalmente come smaltitori di rifiuti, per un giro di
affari notevolissimo. Basti pensare che nello stabilimento della
Cementirossi di Pederobba, in provincia di Treviso, vengono combuste 60
mila tonnellate di pneumatici».
Un cementificio, si legge nel documento, è autorizzato a smaltire rifiuti
in quantità sei volte superiore a quella di un inceneritore. «Naturalmente
i sistemi di protezione ambientale degli inceneritori, pur con tutte le
limitazioni che manifestano, sono di gran lunga più efficienti di quelli
di un cementificio».
Oltre al problema dello smaltimento dei rifiuti il documento inviato a
Roma tocca i problemi delle polveri, dell’anidride carbonica, delle
sostanze nocive immesse nell’aria dai camini, del traffico di mezzi
pesanti, dell’uso di petcocke nei forni, ritenuto fortemente inquinante
fino a pochi anni fa, dei pericoli per la salute.
«L’Italia ha un consumo di cemento di circa 800 chili per abitante, il
doppio di Francia e Germania. Tale consumo, nel Veneto, arriva addirittura
a 1100 chili. Quindi, qualsiasi azione rivolta a ridurre il consumo di
cemento e a regolarne processo e produzione, non può che portare grossi
vantaggi da un punto di vista ambientale e per la salute», si legge ancora
nell’appello.
«Nel documento inviato al ministro è stato evidenziato chiaramente il caso
della Valpolicella e della sua contraddizione», continua Todesco, «quella
cioè di un territorio con una immagine conosciuta in tutto il mondo,
quella dei suoi vini; immagine che corre seriamente il rischio di
rovinarsi a causa dell’inquinamento e delle polveri di cemento sulle uve».
Todesco fa inoltre riferimento al progetto di legge, che porta la firma
della senatrice Loredana De Petris, che individua in tutta Italia per la
tutela e la valorizzazione diciannove aree con «paesaggi rurali», anche da
un punto di vista storico e culturale. Tra questi è indicato espressamente
«l’arboreto specializzato della Valpolicella». «In queste aree»,
sottolinea Todesco, «sarà proibito per legge di piazzare centri di
smaltimento».
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