L’ARENA sabato 12 maggio 2007 provincia pag. 30


FUMANE. Il progetto del nuovo stabilimento della Cementirossi piace ai sindacati, che sottolineano: «La situazione è sotto controllo»

Cementificio, la grande occasione

Drastica riduzione delle polveri e quattro anni di lavori: resta il problema-camion
Fumane. Il nuovo stabilimento? Un’occasione da non perdere. Il problema dell’inquinamento? E’ sotto controllo, e la situazione è molto migliorata rispetto al passato. Secondo i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, la situazione alla Cementirossi - il cementificio della valle dei Progni che dà lavoro a un centinaio di dipendenti - non è preoccupante, nonostante il gran parlare che se ne è fatto negli ultimi tempi.
«Il rapporto con la ditta è buono, c’è collaborazione, i dirigenti ci ascoltano se abbiamo delle richieste, cercano di accontentarci subito», afferma Silvio Lugoboni, delle Rsu (le rappresentanze sindacali unitarie), che lavora alla Cementirossi da trent’anni.
«Certo, le lotte per migliorare il posto di lavoro ci sono state nel passato, eccome, ma siamo riusciti a ottenere molto, soprattutto per quanto riguarda le polveri: spogliatoi, maschere, i cosiddetti Dpi, ovvero i dispositivi di protezione individuale. Lamentele da parte dei lavoratori? Direi di no. Che io sappia, non ci sono mai stati licenziamenti né personale che se ne è andato».
La posizione della Cisl è comune a quella degli altri sindacati confederali. «Negli ultimi trent’anni si è registrato un progressivo miglioramento per quanto riguarda le polveri», sostiene il sindacalista della Filca-Cisl, Mario Ortombina, che per molti anni ha lavorato alla cementeria di Fumane. «Una volta si trovavano grandi quantità di polvere sui davanzali delle finestre in tutto il paese, e i tetti delle case erano bianchi. Ora ci sono controlli accurati anche da parte del delegato alla sicurezza e dallo Spisal dell’Ulss 22 di Bussolengo, che verifica la sicurezza degli impianti.
«Ovviamente, ci fidiamo dei dati forniti dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente», chiarisce Ortombina, «che ci garantisce che non vi sono problemi per la salute pubblica. Se ci fornissero dati falsi, allora si dovrebbero denunciare questi enti pubblici ispettivi».
Il problema più rilevante attualmente, secondo i sindacalisti, è quello del passaggio dei camion, sia per quanto riguarda l’inquinamento che per il traffico. «Già diversi anni fa si parlava di una strada alternativa per evitare il passaggio dei mezzi pesanti da e per il cementificio in mezzo al paese. Ma non si è mai fatto nulla. Ora è troppo tardi, perché ormai è tutto pieno di case e non c’è posto per tracciare una strada diretta alla fabbrica. Non si è provveduto neppure a utilizzare la ferrovia anziché continuare con i camion».
Il traffico dei mezzi pesanti è quantificabile in circa 200 camion al giorno: questi trasportano il cemento pronto, le polveri e i gessi che vengono mescolati all’impasto e il clinker (in forma di minuscole sfere nere) dagli altri stabilimenti di Pederobba e Piacenza, che viene poi macinato nei molini di notte o nei giorni festivi (quando l’energia elettrica costa meno).
La posizione dei sindacati sull’utilizzo nella cementeria di sostanze da smaltire è molto pragmatica: «Vengono impastate e quindi si risparmia l’estrazione della marna. Del resto, si dovrà pur provvedere anche allo smaltimento dei resti di lavorazione di altre aziende. Sembra che si possano impiegare anche i fanghi pressati derivanti dalla lavorazione del marmo o dalle cave».
Conferma Maurizio Azzalin, della Cgil: «L’aspetto più importante è proprio questa possibilità: i fanghi derivati dalla lavorazione della pietra rappresentano una quota di circa 600 mila tonnellate all’anno solo per il veronese».
Ben venga, quindi, l’ampliamento dello stabilimento fumanese (un’operazione da 90 milioni di euro), con la ristrutturazione e la sostituzione dei vecchi macchinari. Su questo i sindacati non hanno dubbi. «I dirigenti ci hanno presentato il nuovo progetto di ampliamento e siamo favorevoli al progresso e a nuove tecnologie all’avanguardia, anche perché ci hanno garantito che ci sarà un abbattimento del 40-45% delle emissioni in atmosfera. Non si può fermare il progresso, l’importante è che si facciano scelte intelligenti», risponde Lugoboni.
Ortombina è soddisfatto anche in prospettiva: «Con la costruzione del nuovo impianto si darà lavoro ad almeno 400 persone, per quattro anni; saranno coinvolte anche aziende tedesche e olandesi e si realizzerà un capannone chiuso, quindi verrebbe ridotto anche il problema delle polveri che oggi mette in allarme i cittdini. Il nuovo forno a cicloni, che raggiunge l’altezza di 92 metri, dovrebbe essere nascosto tra due colline e quindi il suo impatto sarà ridotto. Sono più brutti i due sili che si vedono adesso. E inoltre, poichè i forni bruceranno ad alte temperature (fino a 1400 gradi) non si produrranno sostanze come la diossina».
I sindacati rimangono quindi vigili, ma la situazione è sotto controllo, conclude Ortombina.
Ma il fronte degli oppositori non molla, e venerdì prossimo, in Sala Lonardi a San Pietro in Cariano, alle 20.30, si terrà una nuova assemblea pubblica promossa dall’associazione Valpolicella 2000, nel corso della quale saranno resi noti altri dati sul cementificio. Saranno presenti, oltre ai sindacati, anche i dirigenti dell’azienda, Giuseppe Fais e Pierandrea Fiorentini.
Giancarla Gallo