venerdì 14 dicembre 2007 provincia pag. 31
MARANO. Il sindaco ha scritto una lettera al presidente della Comunità
montana sul piano della Cementirossi
Scavi a Marezzane
occasione unica
SIMONE VENTURINI
di Vittorio Zambaldo
Simone Venturini, sindaco di MARANO, non ha partecipato al consiglio
integrato di Comunità montana e Parco della Lessinia nel quale veniva
deliberato di far propria, come atto di indirizzo, la delibera di giunta
che formulava le osservazioni dell’ente sullo studio di impatto ambientale
(Sia) per lo scavo di Cementirossi sulla collina di Marezzane.
Ha però inviato, come già anticipato dal nostro giornale, una dettagliata
lettera al presidente di Comunità montana e Parco, Stefano Marcolini,
chiedendo di dare notizia delle sue riflessioni sulla questione.
Chiarito che la concessione mineraria di Monte Naroni risale al 1975, e
dunque è preesistente al Parco istituito nel 1991, e per questo fatta
salva dal terzo comma dell’articolo 9 delle norme di attuazione del Piano
ambientale del Parco, il primo cittadino si rivolge all’ente montano
suggerendo che «sia raccomandabile che ci si adoperi per individuare
misure di mitigazione ambientale e soprattutto misure di compensazione».
«È un’occasione irrepetibile per dare slancio alla montagna della Lessinia
occidentale, che non vede opportunità significative di sviluppo», avverte
Venturini.
Ribadisce che è grazie all’interessamento del comune di MARANO, che in
occasione del rinnovo della concessione, nel 1999, l’area da sottoporre a
scavo sia stata ridotta da 590 a 406 ettari e che questo costituisce anche
per il futuro una garanzia di limitazione spazio-temporale della
concessione.
«Astenersi dal richiedere misure di compensazione (con la creazione di
strutture turistiche, sentieri, opere di valorizzazione ambientale) dentro
e fuori le zone di scavo, a fine coltivazione, significa, a mio avviso»,
scrive Venturini, «perdere un’occasione importantissima per le nostre
genti e il nostro territorio che un’accorta classe dirigente non può
permettersi».
Il consiglio integrato era chiamato a esprimere un parere tecnico sulle
osservazioni al Sia, se accettarle e inviarle a Venezia, come è stato
approvato all’unanimità, perché diventino parte integrante da presentare
alla commissione regionale per la valutazione di impatto ambientale, ma
per Venturini, «limitarsi ad esprimere osservazioni sul Sia e sul progetto
definitivo di coltivazione appare un’azione residuale che non può colmare
un’esigenza più grande di programmazione e di sviluppo per la nostra
montagna».
Il sindaco ricorda che solo il clamore recente di chi si oppone agli scavi
ha portato alla ribalta Marezzane di cui prima «nessuno sapeva
dell’esistenza. A MARANO, poi, è opinione diffusa che il cementificio
attui degli ottimi ripristini ambientali e rappresenti un elemento di
crescita e di sviluppo: pezzi di bosco sono diventati bellissimi vigneti,
tra i migliori della zona», ricorda il primo cittadino maranese.
Aggiunge che la perdita di Marezzane sarebbe per il cementificio un danno
economico che pregiudicherebbe il proseguimento dell’attività, mentre lo
Stato perderebbe un sito di prelievo e produzione di cemento ritenuto
strategico, per non parlare dell’aspetto occupazionale (200-300 unità
lavorative, compreso l’indotto) che rappresentano una percentuale
importante delle poche migliaia di lavoratori occupati in Valpolicella.
Le conclusioni della lettera sono che verso questa attività si debba
mantenere «un atteggiamento vigile con frequenti sopralluoghi, ma
consapevole dell’importanza strategica che essa rappresenta».
venerdì 14 dicembre 2007 provincia pag. 31
Ma l’ultima
parola ora
spetta al Tar
Sono state inviate alla Regione le osservazioni di Comunità montana e
Parco allo studio di impatto ambientale del cementificio, e ora la palla
passa alla commissione competente, ma pende su tutta la vicenda un ricorso
al Tribunale amministrativo, inoltrato dalla stessa Comunità e dal Wwf per
chiedere l’annullamento della concessione mineraria rinnovata nel 1999 per
altri 25 anni. Sull’argomento c’era stata, nell’ottobre 2000,
un’interrogazione parlamentare del deputato dei Verdi Paolo Cento a cui
aveva risposto Enrico Letta allora ministro dell’industria, ricostruendo
la storia della concessione, partita nel 1975 per 590 ettari, della quale
Cementirossi spa di Piacenza aveva chiesto il rinnovo in vista della
scadenza. Questo arrivò con la prescrizione che per la zona di Marezzane
ogni attività di scavo fosse subordinata all’osservanza di prescrizioni
ambientali e alla presentazione di documentazione maggiormente
dettagliata. In occasione del rinnovo, la superficie di concessione si
ridusse di 84 ettari, ma si precisò che il nucleo centrale e più
importante del giacimento minerario era situato nella zona di Marezzane,
compresa nel Parco della Lessinia, il cui piano ambientale faceva salve
«le attività connesse all’esercizio di permessi o concessioni minerarie
già rilasciati». La questione si giocherà tutta sulla sentenza del Tar che
deciderà se questa concessione sia davvero un rinnovo o se invece si
tratti di una nuova autorizzazione. V.Z.
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