venerdì 19 ottobre 2007 provincia pag. 29
di Giancarla Gallo
La Cementirossi ha presentato lo studio di impatto ambientale per
l’estrazione di marna a Marezzane, l’espansione degli scavi in corso che
dalla vallata di Fumane, proseguirebbero così verso la Lessinia, in
territorio di Marano. Dello studio il cementificio ha incaricato geologi e
altri liberi professionisti delle ditte veronesi Cogev e Lachiver. Il
cementificio ha detto di volere «recepire le indicazioni provenienti dal
territorio e dalle associazioni ambientaliste», che da anni si muovono per
salvare l’oasi di Marezzane [\FIRMA](vedi articolo a fianco) Lo studio è
stato presentato ai Comuni di Fumane e Marano, al Parco della Lessinia,
alla Provincia e alla commissione Via (valutazione di impatto ambientale)
di Venezia.Spiega Stefano Molinari, ingegnere responsabile del servizio
cave e miniere della Cementirossi: «Sarà utilizzato il metodo di
escavazione di splateamento dall’alto verso il basso, che prevede la
realizzazione di terrazzamenti di tre-quattro metri; questo metodo poco
invasivo consente di evitare pareti di scavo di grandi dimensioni e
permette il rimboschimento man mano che l’attività estrattiva procede
verso il basso. Gli interventi di recupero saranno oggetto di verifiche
annuali con il comune di Marano e presentate alla Soprintendenza per i
beni ambientali e architettonici».
Lo studio — novità rispetto a quanto annunciato già nel 2000 — salva i
casolari di Mazzarino famosi per gli affreschi della Madonna con gli occhi
chiusi, alcuni prati tra quelli dove fioriscono le orchidee spontanee e la
giassara di Marezane «L’area di escavazione sarà ridotta rispetto al
progetto già approvato con il rinnovo della concessione del 2000,
lasciando intatti oltre sei ettari di superficie», ha spiegato Raffaele
Barbetta, dottore forestale della Cogev. Inoltre è stato escluso l’impiego
di esplosivo, sostituito da mezzi meccanici; il cementificio ha acquistato
escavatori idraulici di grossa taglia (da 1200 quintali), i Ripper, dotati
di una specie di aratro per frantumare il terreno, «che è meno
impattante», è stato spiegato, «e fa poca polvere». Il trasporto del
materiale non avverrebbe con i dumper, grossi camion attualmente usati
nell’altro cantiere di scavo sotto Purano, ma con un nastro trasportatore,
ora in fase di completamento, che verrebbe prolungato. Questo porterebbe
direttamente il materiale da frantumare nello stabilimento di Fumane, con
un percorso di circa quattro chilometri per «eliminare il rumore e la
polvere dovuti al passaggio dei mezzi».
I difensori della natura protestano perché gli scavi annunciati
distruggerebbero un’area intatta, compresa nel Parco della Lessinia e a
ridosso di un Sic (sito di interesse comunitario). «L’area oggetto della
concessione», dice Giuseppe Fais, ingegnere direttore dell’attività
estrattiva alla Cementirossi, «ricade in modo limitato nella zona
agrosilvopastorale del Parco della Lessinia, cioè solo 13 ettari circa su
10mila ettari complessivi. Per quest’area è stata prevista una
ricomposizione ambientale apposita e contemporanea all’attività di
estrazione. Al termine di questa, il territorio avrà già riacquisito la
sua normale vegetazione e sarà possibile prevederne un utilizzo
naturalistico, didattico e ricreativo ed essere utilizzata come una sorta
di porta d’accesso al Parco della Lessinia».
Per quanto riguarda la possibilità di scavare nel territorio del Parco,
l’azienda, che è presente in Valpolicella dal 1962, fa riferimento
all’articolo 9 delle Norme Attuative del Parco, che vietano scavi «fatte
salve le concessioni minerarie in essere». Per l’Associazione Valpolicella
2000, che da anni si batte con lo slogan «Marezzane non si tocca», la
Cementirossi «rivendica di avere una autorizzazione precedente alla
nascita del Parco, mentre quella autorizzazione gli è scaduta nel 2000,
quando è stata rinnovata la concessione».
venerdì 19 ottobre 2007 provincia pag. 29
Marezzane non si tocca
dicono gli ambientalisti
«Indecente progetto di distruzione di Marezzane, mimetizzato di verde»,
così si legge nel comunicato stilato, dopo la presentazione dello studio
da parte del cementificio, dall’Associazione Valpolicella 2000. Dice
Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000: «Questo studio è un
ridicolo puzzle, una pura esercitazione accademica ben pagata dal
cementificio. Noi ribadiamo la nostra posizione: Marezzane non si tocca,
c’è ancora un ricorso pendente al Tar in merito, perché l’area minacciata
di distruzione è dentro il Parco Regionale. Inoltre lo stesso studio del
cementificio ha evidenziato come l’intera valle dei Progni è un contesto
di valore e di elevata naturalità, di micro habitat preziosi. Alcune zone
vi giocano un ruolo fondamentale di protezione e collegamento tra la
Valpolicella e la Lessinia. È grave, secondo noi, che il comune di Marano
accetti incondizionatamente che l’unico pezzo di Parco che ricade sul suo
territorio venga distrutto e sparisca completamente dalle carte
geografiche; infatti per quanto ci possa essere ripristino o
rimboschimento i luoghi subiranno una trasformazione drastica, sparirà
alla fine un’intera collina».
GARANZIE il cementificio, però, ne ha date: ha detto che alla fine dello
scavo la morfologia dei luoghi interessati dall’attività di cava, sarà
«ondulata, con aree pic nic, sentieri per passeggiate o per andare a
cavallo o con le mountain bike»... «Sì, una Gardaland. No, grazie:
lasciateci la natura vera. Marezzane non si tocca», conclude Todesco.
Spetta alla Regione, in ultima analisi, dare l’ok al progetto e allo scavo
a Marezzane, previa conferenza di servizi con gli enti locali e
valutazione di impatto ambientale. Se non ci fossero obiezioni, se l’ente
Parco rinunciasse al ricorso al Tar, l’iter si potrebbe chiudere a metà
del 2008. Presentato lo studio, c’è ora la possibilità di presentare
osservazioni. G.G.
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