giovedì 21 giugno 2007 provincia pag. 28

FUMANE. Nell’affollata assemblea proteste per l’inquinamento: «Il 22 maggio bruciavano gli occhi»

Quale futuro per il cementificio

Diventerà inceneritore? Intanto si parla di smaltire fanghi di marmo

FUMANE. Discussione animata sul futuro del paese e sul cementificio nell’assemblea organizzata dai consiglieri comunali di minoranza Domenico Bianchi, Antonio FUMANEri, Sergio Conati e Damiano Chesini. È emersa la possibilità che il cementificio diventi un inceneritore di rifiuti. Oltre al combustibile attualmente usato, il coke di petrolio, potrebbe essere usato l’ancor più inquinante combustibile da rifiuti (Cdr) come succede già in un cementificio in Piemonte, ma anche le ramaglie dalla potatura delle viti. L’impianto però potrebbe riciclare nella produzione del cemento i fanghi dei marmi.
All’assemblea ha partecipato anche un ingegnere delal Cementirossi, Pierandrea Fiorentini. «Se verrà autorizzata la ristrutturazione della fabbrica con tecnologie più moderne», ha detto l’ingegnere, «gli impianti di cottura saranno adatti anche al coincenerimento dei sarmenti delle viti. Ma ci vuole il consenso al loro utilizzo. Non è nelle intenzioni dell’azienda, al momento, bruciare le ramaglie, ma non si può mai sapere in futuro cosa accadrà, che leggi verranno emesse; anche per quanto riguarda le farine animali non avevamo in prospettiva di doverle smaltire». I fanghi pressati della lavorazione del marmo e della pietra potrebbero entrare a far parte dell’impasto e diventare cemento. L’azienda potrebbe smaltire un terzo di tutti i fanghi prodotti nel Veronese, cioè 200mila tonnellate su 600mila, il che corrisponde a 20mila passaggi di camion in più all’anno rispetto agli attuali 12mila. Un’unica strada porta al cementifico ed è quella che passa in mezzo al paese; non ci sono alternative, difficile aprire altre strade perché dovunque ci sono case nuove. Tanti passaggi di mezzi pesanti in un paese così piccolo determinano molto inquinamento. I costi del trasporto hanno un’incidenza molto alta nel prezzo del cemento, 60 euro a tonnellata; per questo motivo il raggio di distribuzione del cemento FUMANEse è di 150 km al massimo. In Italia ci sono 60 cementifici, che usano come materie prime marna, calcare e argille.
«Sarebbe assurdo dover importare il cemento dall’estero, visto che qui c’è della marna di buona qualità», ha detto Sergio Conati, che ha sottolineato anche la necessità di fare controlli per l’inquinamento sull’altra fabbrica di FUMANE, la Exide, ex York, che produce accumulatori.
Il problema dell’inquinamento atmosferico è stato sollevato più volte. Oltre all’incidente del 5 marzo, ci sono state altre fuoriuscite di polveri, con sforamento dei limiti, in seguito alla fermata degli impianti, con miasmi nell’aria il 22 maggio scorso e nei giorni vicini. Una signora presente in sala ha lamentato «un fortissimo bruciore agli occhi quel giorno». Altri si sono lamentati perché «quando ci sono queste fuoriuscite, nessuno avvisa la popolazione, che almeno resti in casa e chiuda le finestre».
«Controlli seri, puntuali e continuativi non sono mai stati fatti», ha affermato il consigliere Antonio FUMANEri, che ha puntato il dito sopprattutto contro l’Arpav, agenzia regkionale protezione ambientale: «Non hanno apparecchiature adeguate, ci vuole un apparato di controllo che tuteli la cittadinanza».
Ha detto Domenico Bianchi: «L’Arpav fa analisi troppo limitate; bisogna controllare tutte le sostanze nell’aria e fare un’indagine epidemiologica sulle malattie». Per Daniele Todesco di Valpolicella 2000, l’associazione che vuole salvare l’oasi di Marezzane minacciata dagli scavi del cementificio, «la cosa più grave è aver messo il Comune di FUMANE in fascia C per quanto riguarda l’inquinamento da polveri, anziché in fascia A, mentre i limiti di legge sull’inquinamento da polveri vengono superati per molto più di 35 giorni all’anno». A questo proposito il sindacalista Mario Ortombina ha invitato «a sporgere denuncia nei confronti di chi non ha fatto il suo dovere». (g.f.)