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Al Signor Presidente
dell’Amministrazione Provinciale di Verona
V E R O N A
Al Signor Sindaco
del Comune di Negrar (VR)
NEGRAR (VR)
Al Signor Sindaco
del Comune di S. Pietro in Cariano (VR)
S. PIETRO in
CARIANO (VR)
Al Signor Sindaco
del Comune di Fumane (VR)
FUMANE (VR)
Al Signor Sindaco
del Comune di Marano di Valpolicella (VR)
MARANO di
Valpolicella (VR)
Al Signor Sindaco
del Comune di S. Ambrogio di Valpolicella (VR)
S. AMBROGIO di
Valpolicella (VR)
Alla Soprintendenza
ai Beni Ambientali e Architettonici di Verona
V E R O N A
Alla Associazione
VALPOLICELLA 2000
- S U A S E D
E -
Alla Associazione
SALVALPOLICELLA
- S U A S E D
E -
Alla Associazione
W.W.F. ITALIA – Sezione di Verona
V E R O N A
Alla Associazione
ITALIA NOSTRA - Sezione di Verona
V E R O N A
Alla Associazione
LEGAMBIENTE - Sezione di Verona
V E R O N A
Alla Associazione
L.I.P.U. - Sezione di Verona
V E R O N A
Alla Associazione
C.T.G. – Sezione di Verona
V E R O N A
Agli Organi di Informazione
V E R O N A
Verona, 23 aprile 2007
È un infittirsi di incontri, dibattiti, scritti sui quotidiani, quello che
si verifica dall’inizio del 2006 e che ha per tema la Valpolicella.
Viabilità insufficiente, consumo di territorio preoccupante, inquinamento
crescente, squallore edilizio in contrasto con la bellezza dei luoghi e
con il valore architettonico di molti siti, sviluppo disarmonico degli
insediamenti residenziali ed artigianali, degrado dell’ambiente naturale,
5 campanili in competizione fra loro.
Questo è il quadro che si offre al visitatore della valle, o meglio, di
quanto ne rimane, ed a chi voglia riflettere sulle cause che l’hanno
generato, e sui possibili rimedi.
Si susseguono appelli, si organizzano Comitati di salvaguardia, si
interviene con accorati articoli sui quotidiani (35 volte su “L’Arena” dal
Gennaio 2006 ad oggi!) perché è vero, proprio vero che la Valpolicella è
in pericolo.
Se non si porrà un sollecito arresto all’attuale andamento la Valpolicella
scomparirà, sommersa da una proliferazione edilizia figlia di 5 madri (i 5
Comuni di Negrar – S.Pietro in Cariano – Marano – Fumane – S.Ambrogio) e
di un solo padre (il profitto dei proprietari dei fondi e degli
imprenditori), e avviluppata da un groviglio di strade, bretelle,
raddoppi, tunnel corti e lunghi.
Addio al dolce paesaggio quasi mediterraneo, quasi addio alla viticoltura
che l’ha resa celebre ormai in tutto il mondo per i suoi vini.
Ridotta a città lineare, prevalentemente dormitorio di cittadini in fuga
da una Verona che non ha saputo trattenerli vicini, divisa fra 5 campanili
che nessuno ha ancora voluto accordare fra loro.
A rimedio di tutto ciò si propongono dagli Organi di governo (Provincia e
Comuni) nuove strade per facilitare il traffico motorizzato dei 70.000
abitanti della valle e di quanti altri vi giungono dall’esterno, da Verona
principalmente e dalle cave della Lessinia. Che sortiranno,
inevitabilmente, un duplice effetto: quello di facilitare il traffico e di
crearne di nuovo per l’inevitabile accelerazione della corsa alla
residenza che esse provocheranno.
Di fronte alla situazione descritta ed ai rimedi proposti, come
interessati alla Valpolicella ed alla sua conservazione, con il presente
scritto intendiamo avanzare delle idee sui vari problemi che la
interessano. E, cominciando dalle nuove strade, esprimiamo il parere che
esse vadano in linea di massima rifiutate senza escludere migliorie,
qualche allargamento, golfi di sosta per i mezzi pubblici, rotonde.
Per quanto riguarda poi il territorio, crediamo sia necessario procedere
ad un censimento di quanto intangibile deve conservare la Valpolicella di
natura, di agricoltura, di bellezza, di architettura monumentale e minore.
Il tutto fissato in un “piano intercomunale” (il P.A.T.I.) secondo i
criteri della Legge Urbanistica Regionale n°11, che assicuri in primo
luogo alla viticoltura il ruolo (vorremmo dire il rango) di protagonista
nell’uso del territorio, perché Valpolicella significa vino di pregio,
lavoro, utilità sociale, quindi, meritato profitto, conservazione della
identità culturale, dignitoso modo di vivere.
Questo “piano intercomunale”, da realizzare armoniosamente fra le 5 realtà
amministrative locali, dovrà costituire una invalicabile frontiera eretta
verso chi, anche inconsapevolmente, intenda superarla per arrecare danno
alla valle.
Un piano senza nuove strade, ma con l’autobus (per ora, poi ferrovia?) in
servizio metropolitano da Verona (con corse ogni 10-15 minuti nelle ore di
punta e con il costo della corsa urbana) per recarsi a Negrar e al suo
ospedale, e negli altri capoluoghi di tutta la valle.
Si ritiene che questa nuova modalità di trasporto pubblico, che potrebbe
essere finanziata con i fondi che la Provincia di Verona intende impiegare
per le nuove strade, possa contribuire ad ottenere una sensibile riduzione
del traffico motorizzato.
Non si dovrebbero prevedere collegamenti fra i vari Comuni con strade e
tunnel a monte della attuale Strada Provinciale per non sottrarre
territorio all’agricoltura, per non impoverire la valle nel suo patrimonio
naturale, per non accrescere l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, per
non offendere il paesaggio con l’inserimento di una nuova infrastruttura e
per non attrarre lungo il loro percorso attività improprie atte a
suscitare deleterie sinergie fra i territori attraversati estranee al
contesto prevalentemente agricolo attuale.
Questo nuovo strumento urbanistico dovrebbe insomma consentire
all’agricoltura di rimanere attività fondamentale, lasciando poco spazio
ad attività di altro genere e pochissimo al sistema
insediativo-residenziale. Le nuove edificazioni dovrebbero essere
destinate ai residenti storici ed essere realizzate con edifici con
capienza massima di due alloggi.
Non ultima funzione del P.A.T.I., quella di rendere la Valpolicella,
grazie alla cura di paesaggio ed emergenze architettoniche ed ambientali,
maggiormente interessante sotto l’aspetto turistico, inserendola quindi in
percorsi e programmi di misura provinciale.
Ma altri due problemi inquietanti vanno avviati a soluzione in
Valpolicella.
Primo, la cementeria di Fumane, con camini dotati di filtri davvero
efficaci e con controlli frequenti.
La dispersione in atmosfera di sostanze volatili dai camini non deve
danneggiare la salute di chi vive e lavora in Valpolicella, né la qualità
dei suoi vini. Non occorre aggiungere nessuna parola di commento.
L’attività mineraria che già oggi arreca danno all’ambiente ed al
paesaggio non deve durare in eterno, ma avere una scadenza ragionevole.
Chi oggi vi lavora va rassicurato e tutelato. Per il futuro, però, una
fine va stabilita con sicurezza, senza proroghe.
Il secondo problema è quello del trasporto dei materiali lapidei dalla
Lessinia. Occorrerà pretendere la riduzione del volume dei materiali
trasportati, senza nuocere all’attività tradizionale di escavazione e
lavorazione in sito della pietra, ma non consentendo il trasporto dei
materiali di scarto né di quelli frantumati, che devono essere usati, come
prescrive la legge, nella ricomposizione ambientale.
Il termine “conservazione” tradizionalmente viene inteso come il contrario
di “sviluppo”.
Ma non in ogni luogo e non sempre è così.
In Valpolicella “conservazione” (del paesaggio, della viticoltura, delle
pievi, delle ville monumentali e delle alberate che le adornano e che
quasi le presidiano) è il termine da usare per percorrere la via dello
sviluppo. Quello senza scorciatoie, senza traguardi di percentuali da
raggiungere, ma durevole, rispettoso della natura, dell’ambiente, della
vita.
Sia la Provincia, siano i Comuni a muoversi, a far propria la nostra
proposta, a porsi come protagonisti per la salvezza della Valpolicella.
Per W.W.F. –
Sezione di Verona
Averardo
Amadio Piero Clementi
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