giovedì 06 novembre 2008 provincia pag. 30

FUMANE. Si è costituito un comitato di cittadini pronti a dar battaglia sull’impianto nella valle dei progni: l’obiettivo è fermare l’ammodernamento dello stabilimento

Il Cementificio nel mirino di «Futura»


Arrestare la corsa all’ammodernamento del cementificio con tutti i mezzi democratici e civili disponibili: è questo l’obbiettivo del neonato comitato «Fumane futura», costituito da soli cittadini fumanesi, una quarantina per ora, che sta distribuendo porta a porta un volantino per informare tutti gli abitanti e creare una nuova coscienza critica sui pericoli futuri del paese.
«Si tratta di danni irreversibili. Che ne sarà di noi?», si chiede Doriana Chesini, fumanese «de soca». «Una volta che lo stabilimento verrà attrezzato con il forno a cicloni alto più di 100 metri sarà possibile bruciare rifiuti urbani e industriali, scarti della lavorazione, magari pneumatici. In altre parole, diventerà un inceneritore. I fumanesi sono all’oscuro di ciò che si sta decidendo sulle loro spalle senza essere coinvolti, sono rassegnati alla presenza dello stabilimento, che resterà per chissà quanti anni ancora, non reagiscono, inconsapevoli del futuro che si prospetta: un futuro di camion e traffico pesante, di aria sempre più inquinata, di stravolgimento del territorio».
Quello che il comitato lamenta è il fatto che i nuovi progetti di viabilità sono stati concepiti nell’unico interesse della Cementirossi, proponendo di trasformare la fisionomia del paese in funzione solo di un privato, del cementificio. «Viene minacciata la salute, le nostre case perderanno di valore così pure il prestigio dei nostri prodotti, soprattutto il vino», continua Doriana. «Cosa lasceremo ai nostri figli? Ricordo con molta nostalgia la bellezza della mia terra, e l’amore dei miei nonni nel coltivarla, tutto perduto! Fumane diventerà un ricettacolo di immondizia».
«Del resto, il mercato dei rifiuti va molto bene, mentre quello del cemento è in calo», aggiunge Giorgio Lonardi; «i guadagni dalla produzione del cemento vanno a Piacenza, sede della Cementirossi, che ha tra i soci israeliani e austriaci; per contro mette a rischio la produzione più propria della Valpolicella: olio, ciliegie, vino ma anche il turismo, le strutture ricettive locali. E questo è importante, perché questa ricchezza resta qui. L’economia del cementificio è avulsa da quella della Valpolicella».
E continua: «Anche parlare di problema occupazionale è veramente ridicolo: si tratta solo di un centinaio di posti di lavoro qui. Su otto unità produttive della Cementirossi ci sono soltanto 418 dipendenti».
Lamentele anche per il rischio che corre la collina di Marezzane di sfruttamento minerario, un patrimonio di una bellezza insostituibile. «E’ volontà del Comitato», aggiunge Sergio Ragno, «di opporsi alla prospettiva che un cementificio inceneritore rimanga sul territorio ancora per molti decenni; la sua sola presenza costituisce una minaccia per la produzione vitivinicola che ha reso la Valpolicella famosa nel mondo e un oltraggio alla bellezza del nostro paese e dei suoi borghi. Vogliamo quindi una graduale e progressiva chiusura del cementificio, consapevoli dell’esistenza in questo territorio di ben altre risorse più qualificanti e rispettose delle nostre tradizioni».G.G.