lunedì 11 dicembre 2006 provincia pag. 17


FUMANE. Gli studi di Mantovani

NANOPARTICELLE, allarme
anche per i cementifici:
«Inquinano tantissimo»

 

Fumane. «I cementifici sono tra le industrie più inquinanti». Non ha dubbi il professor Stefano Mantovani, del centro di geobiologia dell’Università di Urbino, che lunedì sera a San Giovanni Lupatoto ha parlato di NANOPARTICELLE e conseguenti nanopatologie, cioè le gravi malattie che colpiscono l’uomo a causa delle piccolissime particelle di inquinamento (misurate in nano e micro) che vengono respirate o ingerite e che si insinuano nei tessuti e nelle cellule umani e non si possono più eliminare. Particelle che Mantovani e la moglie Antonietta Gatti hanno visto grazie ad un sofisticato microscopio a scansione ambientale.
Ha seguito con attenzione la conferenza un gruppetto di giovani residenti a Marano di Valpolicella, dove è attivo da 50 anni un cementificio, oggetto di numerose polemiche da parte degli ambientalisti, che hanno organizzato lo scorso ottobre anche una marcia per salvare dagli scavi l’area di Marezzane. Un cementificio costituisce sempre un grande pericolo, perché utilizza come combustibile per i forni scarti del petrolio e può bruciare immondizie di tutti i tipi (come bitume o pneumatici) ad alte temperature; ed è proprio l’incenerimento a temperature elevate che trasforma le sostanze in tossiche e crea NANOPARTICELLE che galleggiano nell’aria e poi si depositano sui vegetali che mangiamo».
E tutto a norma di legge, sottolinea Mantovani, perché non vi sono leggi in merito o norme di sicurezza. «Oltre ai gas e al particolato, che va nell’aria e che si deposita sulle cose attorno, sulle case o sull’erba, ci sono le ceneri derivanti dalla combustione, che vengono mescolate al cemento e queste sono rifiuti altamente tossici. Ma nel sacco di cemento non è riportata la vera composizione, si tratta di cemento tossico, che i muratori ad esempio devono trattare assolutamente con i guanti per evitare allergie o bruciature della pelle». Ci vogliono più controlli sui cementifici e leggi adeguate. «Più piccole sono le particelle, più sono pericolose e penetranti», ha continuato Mantovani, «quindi servono a poco le analisi che fa l’Arpa sulle PM10 o Pts secondo le normative vigenti, anche se è un lavoro che io rispetto».
Il medico ha accennato anche al protocollo di Kyoto e al superamento dei livelli previsti di CO2, l’anidride carbonica. Che cosa si può fare? «Non bisogna mai portare a casa gli abiti da lavoro», ha risposto il medico, «nota è la patologia professionale delle mogli, che hanno maneggiato gli indumenti dei mariti e come loro sono a rischio. Ogni cementificio dovrebbe avere l’obbligo di dotarsi di una lavanderia. Inoltre chi lavora in un cementificio dovrebbe tenere sempre in testa un cappello, lavarsi i capelli tutti i giorni, perché le polveri restano sul cuscino e vengono inalate anche da chi dorme vicino». A chiedersi che cosa si può fare è anche l’assessore all’ecologia di Fumane, Ezio Zamboni, rimasto preoccupato dalla relazione. «Rispetto il lavoro di questo medico che ha fatto queste indagini ed è giusto che vada avanti. Certo la situazione non è rosea, anche se queste considerazioni erano da immaginare. Ma allora dobbiamo chiudere il cementificio o farlo spostare altrove? Il problema non cambia, inquinerà anche lì. Il cemento serve, c’è gente che lavora». (g.g.)