venerdì 16 maggio 2008 provincia pag. 29

FUMANE. Presentata la valutazione di impatto ambientale con la quale Cementirossi chiede di confermare l’utilizzo di ceneri, gessi e scaglie

Cementificio, è guerra
di cifre su camion e rifiuti

di Giancarla Gallo

Aumentare l’impiego di rifiuti non pericolosi di origine industriale per limitare l’escavazione della marna. E’ la proposta lanciata dalla Cementirossi, che ha presentato l’altra sera a FUMANE lo studio di valutazione di impatto ambientale con il quale l’azienda chiede l’autorizzazione a continuare a utilizzare gessi da desolforazione, ceneri degli inceneritori e scaglie di laminazione di ferro nella produzione di cemento.
Un progetto che ha sollevato non poche discussioni fra i cittadini e che allarma anche le associazioni ambientaliste, le quali non nascondono il rischio che, con il futuro nuovo impianto, nel forno del cementificio finiscano rifiuti di ogni genere, trasformando di fatto l’impianto in un inceneritore.
Lo studio della «Via» è stato illustrato dall’ingegner Stefano Nerviani, di Europrogetti, incaricato dalla Cementirossi, che ha sottolineato la «riduzione del consumo di materie prime naturali nel processo produttivo», mediante l’utilizzo di rifiuti compatibili, da miscelare all’impasto del cemento. «La Cementirossi», ha spiegato, «si allinea con la normativa per le migliori tecnologie disponibili nel settore cemento, suggerite a livello europeo».
Le critiche del pubblico si sono concentrate sul numero dei transiti dei camion nel paese, rilevato nello studio dell’azienda: il totale di 113 camion al giorno (ma i transiti di fatto sono il doppio, considerando andata e ritorno) è stato contestato in particolare dal consigliere Antonio FUMANEri: «Ne ho contati personalmente molti di più, in linea con quanto riportato dai vigili urbani del paese. E’ stato un errore storico aver consentito l’ubicazione di un cementificio in una stretta gola selvaggia con il paese a 100 metri di distanza», ha sottolineato, «errore che indubbiamente ora non sarebbe stato fatto».
Per l’ex sindaco di FUMANE, Fernando Cottini, il problema della viabilità va risolto subito, prima che venga data l’autorizzazione al rimodernamento dello stabilimento, che determinerà un ulteriore aumento del traffico.
Il presidente di Legambiente, Lorenzo Albi, ha invece ribadito il fatto che le diverse iniziative della Cementirossi devono essere esaminate complessivamente e non isolatamente: «Lo scavo di Marezzane, l’ammodernamento dello stabilimento e l’utilizzo dei rifiuti, per cui l’azienda ha presentato tre valutazioni di impatto ambientale separate, di fatto sono moltiplicatori di problematiche e di danno, e quindi andrebbero considerati insieme. Un esempio per tutti: l’anidride carbonica immessa in atmosfera e i flussi di traffico»
«Teniamo presente», ha aggiunto Albi, «che FUMANE ha già superato i limiti di legge di 35 giorni all’anno di sforamento dei parametri di inquinamento: fermo restando che il problema è nella pianura padana, una forte incidenza, che penalizza FUMANE, è legata al cementificio».
Mario Lonardi, di Valpolicella 2000, ha chiesto che vantaggio economico derivi all’azienda dall’utilizzo dei rifiuti. L’ingegner Pierandrea Fiorentini, responsabile dei servizi ambientali della Cementirossi, ha chiarito che per le ceneri derivanti dagli inceneritori, mescolate all’impasto di cemento, l’azienda percepisce un contributo, mentre deve pagare sia le scaglie di laminazione che i gessi da desolforazione. «L’aspetto positivo, indipendentemente da questo, è quello ambientale, con una minore emissione di Co2 in atmosfera e un risparmio nell’estrazione di marna», ha sottolineato l’ingegnere.
Numerosissime le richieste di chiarimento avanzate dal presidente dell’associazione Valpolicella 2000, Daniele Todesco, dopo un attento esame del documento presentato dalla Cementirossi alla Provincia (per le osservazioni c’è tempo fino al 6 luglio).
«Vista l’emergenza rifiuti, un decreto legislativo potrebbe imporre ai cementifici di tutta Italia di utilizzare il combustibile da rifiuti», ha chiesto provocatoriamente, «così pure di bruciare pneumatici, come avviene in molti stabilimenti». Un rischio concreto con il futuro forno a cicloni, in grado di garantire minori emissioni e minori consumi energetici ma anche di incenerire materiali di scarto di ogni genere.
«Nello studio di Via mancano poi riferimenti all’ambiente di lavoro dei dipendenti», ha sottolineato Todesco, «valutazione e adeguamento dei piani di sicurezza, come pure mancano valutazioni di impatto sui vigneti».
L’assemblea è stata aggiornata e l’azienda si è detta disponibile a rispondere a qualsiasi altra domanda.

 
venerdì 16 maggio 2008 provincia pag. 29


L’obiettivo:
meno scavi
e emissioni
 

Lo studio dell’azienda parla chiaro: sono previste riduzioni dell’uso delle materie prime, dell’anidride carbonica prodotta, vantaggi ambientali, benefici economici per l’azienda e una minima variazione di tre camion in più al giorno. Le tipologie di rifiuti non pericolosi per cui si chiede l’autorizzazione sono quelle già utilizzate, ad esclusione dei calchi di gesso, delle ceneri da biomassa e delle farine animali che dal 2006 non si usano più. Si tratta di scaglie di laminazione (ossidi di ferro) provenienti da industrie metallurgiche (12 mila tonnellate all’anno), 80 mila tonnellate di ceneri pesanti all’anno, provenienti da inceneritori e 30 mila tonnellate annue di gessi di desolforazione provenienti dalle centrali Enel, per un totale di 122 mila tonnellate di materiale che sostituisce la marna. L’azienda ha chiesto un aumento solo per i gessi, da 10 mila a 30 mila tonnellate. Nel 2006 sono state estratte 675.780 tonnellate di marna; con i rifiuti se ne sono state risparmiate 81 mila all’anno. Con la nuova autorizzazione l’azienda risparmierebbe 104 mila tonnellate di marna e 25 mila di gesso. E le emissioni? Sarebbero ampiamente nella norma anche per mercurio, tallio e piombo. I microinquinanti vengono rilevati ai camini, a cura della Cementirossi stessa, con due campagne all’anno eseguite dalla Fondazione Maugeri di Padova. Le emissioni di Co2, pari a 375 mila tonnellate all’anno, verranno ridotte di 8.500 tonnellate con il «sì» alla valutazione di impatto ambientale. G.G.