venerdì 20 giugno 2008 provincia pag. 24

SAN PIETRO IN CARIANO. Uno studioso ha illustrato gli effetti delle micropolveri sull’uomo

Le nanoparticelle?
«Nessuno le cerca»

di Giancarla Gallo

L’Arpav normalmente non dice le cose come stanno; per non creare allarmismi dice che va sempre tutto bene, deve andare tutto bene». E’ stato durissimo l’attacco di Stefano Montanari, in Sala Lonardi a San Pietro in Cariano, presentando i danni causati dalle cosiddette nanoparticelle che vengono respirate e finiscono nel sangue e che, secondo lo studioso, sarebbero all’origine di molti tumori.
La serata è stata organizzata dall’associazione Valpolicella 2000 e dagli Amici di Beppe Grillo. Provocatorio il titolo: «Che ci fa un cementificio in Valpolicella?». L’intervento di Montanari è arrivato a pochi giorni dalla presentazione dei risultati del monitoraggio effettuato a Fumane dall’Arpav per valutare l’incidenza del cementificio sull’inquinamento. Risultati che non hanno evidenziato dati allarmanti.
«Ho chiesto più volte di chiudere queste Agenzie perché sono dannose con questo modo di fare», ha sostenuto Montanari, direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, unico al mondo, e consulente, tra le altre, della Foundation for advancement of science and education di Los Angeles per i problemi sanitari legati alle nanopatologie dei sopravvissuti al crollo delle torri gemelle. «Infatti, è peggio ricevere informazioni fuorvianti che non riceverne. Farebbero bene lo stesso lavoro i carabinieri o la forestale».
Insomma, per lo studioso, un personaggio sicuramente scomodo, al centro delle critiche ma anche molto richiesto per le sue consulenze, «l’Arpav non sa e non vuole riconoscere le nanoparticelle». Molte delle ultime scoperte del dottor Montanari, effettuate tramite un sofisticato microscopio a scansione elettronica, sono state pubblicate nel libro «Il girone delle polveri sottili - viaggio nel mondo delle nanoparticelle tra inquinamento, patologie e interessi finanziari», stampato da Macroedizioni.
Inevitabile il riferimento al cementificio di Fumane. «Si trova in una posizione tremenda, in una stretta valle ventilata, sopra vigneti di pregio», ha spiegato Montanari. «Se qualche legislatore a Bruxelles facesse delle analisi senz’altro toglierebbe la denominazione di origine controllata a questi vini. Per quanto riguarda le piscine all'aperto, proprio sotto i camini del cementificio, siamo a livelli di pura follia. La gente può stare intere giornate in piscina a prendere le polveri sottili in ricaduta».
Lo studioso si è a lungo soffermato a parlare dell’effetto dei venti, gli stessi che portano sulle nostre case le sabbie del deserto: le polveri sottili prodotte da inceneritori e cementifici volano dovunque, nei comuni vicini a maggior ragione, all’interno di una situazione di polverosità e inquinamento generalizzata e grave. «I sacchetti di cemento non riportano la composizione vera di quello che c’è dentro», ha aggiunto Montanari, riferendosi a tutti i cementifici, «visto che per legge possono mescolare ceneri e gessi, contenenti nichel, antimonio e altri metalli. Sono decuplicati negli ultimi tempi i casi di allergie, prese in casa, nei bambini».
Le valutazioni di impatto ambientale, secondo Montanari, sono sempre parziali, perché non si tiene conto delle particelle secondarie risultanti dall’aggregazione delle polveri e dei gas della combustione con il vapore acqueo che si trova in atmosfera.
Lo studioso si è soffermato poi sulla descrizione delle patologie che sarebbero legate alle nanoparticelle, osservate al microscopio e proiettate in sala attraverso diapositive, illustrando ad esempio che un mesotelioma impiega 40 anni a manifestarsi. Sono stati anche proiettati i dati di una indagine francese effettuata vicino agli inceneritori, che ha dimostrato il significativo aumento di carcinomi (22 per cento), linfomi (12 per cento) e del cancro al fegato (16 per cento).

venerdì 20 giugno 2008 provincia pag. 24

LA REPLICA. Il direttore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente rigetta le critiche

Cunego: «Misure sulla base delle leggi»


«Non capisco perché il dottor Montanari debba fare certe affermazioni», è la risposta del direttore dell’Arpav di Verona, Giancarlo Cunego, alle accuse dello studioso sulle nano particelle, che hanno subito acceso la polemica. «Basti guardare quante notizie di reato giriamo in Provincia per le emissioni in atmosfera fuorilegge. Non facciamo ricerca, perché ci mancano gli strumenti idonei, però siamo in possesso di un microscopio elettronico qui a Verona per i controlli sull’amianto, che è abbastanza sofisticato».
Anche sul microscopio utilizzato c’è polemica: secondo Montanari per vedere le nanoparticelle è necessario uno strumento a scansione elettronica; per questo il suo laboratorio e le sue analisi sono richieste in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. «Un microscopio, quindi, molto diverso rispetto a quello in dotazione all’Arpav». La replica di Cunego è esplicita: «Ne abbiamo uno uguale ma noi dobbiamo solo misurare e rendere pubblici i dati e controllare che vengano rispettati i limiti di legge e, eventualmente, denunciare all’autorità giudiziaria i casi anomali», precisa il direttore. «Non ci compete la ricerca delle nanoparticelle, che riguardano più l’aspetto sanitario e la ricerca universitaria; non ci sono leggi che ci impongano di ricercarle. Quello che le normative di legge ci dicono di fare, noi lo facciamo».
La legge, oltretutto, indica di misurare solo le Pm 10: «Ma come Arpav rileviamo anche le Pm 2,5 in un paio di centraline a Verona, tra cui quella in corso Milano», conclude il direttore dell’Agenzia.
Anche nella relazione sul monitoraggio svolto a Fumane i dati riferiti dall’Arpav sono limitati alle polveri sottili, le Pm 10, con solo qualche indicazione sulle micropolveri, le Pm 2,5 appunto. Nel mirino, finora, sono state le particelle più grandi, mentre non esiste una statistica su quelle che si misurano in micro o nano.G.G.