mercoledì 26 marzo 2008 provincia pag. 25
VALPOLICELLA. L’associazione rilancia la questione e promette: se ne
parlerà al «Vinitaly»
Slow food: «Il cemento
minaccia i vigneti»
di Giancarla Gallo
La sezione di Verona di Slow food, l’associazione impegnata nella
promozione del piacere a tavola e nella valorizzazione dei sapori, prende
posizione contro la minaccia della cementificazione, che rischia di
danneggiare i vigneti della Valpolicella e quindi i suoi prestigiosi vini
famosi in tutto il mondo, con un appello per sensibilizzare i
vitivinicoltori a proteggere il territorio.
«L’elemento di sviluppo della Valpolicella», afferma Marco Brogiotti,
responsabile dell’area di Verona e del Veneto di Slow food, «dovrebbe
essere la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale costituito
dalla coltura della vite, che non necessita di ulteriore urbanizzazione ,
né di ferite ambientali difficilmente sanabili. I produttori di vino hanno
il dovere di rilanciare il legame tra uomo e territorio, utilizzando
sistemi di coltivazione più rispettosi del territorio».
E fa l’esempio dei Vignaioli delle marogne, un gruppo di produttori della
zona di San Giorgio Ingannapoltron, che hanno ricostruito gli antichi
muretti a secco esistenti. «Noi della condotta Slow food di Verona, di
Villafranca e della Valpolicella ricordiamo molto bene le parole d’allarme
pronunciate da Carlo Petrini e da Luigi Veronelli alla Gran Guardia nelle
recenti edizioni di Anteprima Amarone», sostiene Brogiotti, «sono parole
che risalgono a un paio di anni fa, ma nulla è stato fatto nel frattempo
per sensibilizzare la popolazione, soprattutto i vitivinicoltori della
Valpolicella; sono parole che esortavano i produttori a "gestire il
limite" con consapevolezza, nel rispetto della qualità, del territorio,
della natura e dell’uomo».
Di recente è uscito anche un articolo sul quotidiano La Stampa dal titolo
«I vigneti dell’Amarone assediati dal cemento», firmato da Giancarlo
Gariglio. L’appello-accusa di Slow food suona importante, visto che tutto
il settore vitivinicolo si sta preparando al grande appuntamento del 3
aprile con il Vinitaly.
«Slow food Verona per questo vuole aprire una discussione più approfondita
e condivisa con la Valpolicella, proprio su questi argomenti, in occasione
di un momento importante per Verona nel settore del vino», continua
Brogiotti. «Il territorio è un elemento da salvaguardare, un biglietto da
visita, un punto di forza per i vini della Valpolicella. Negli ultimi anni
si è assistitito a un aumento vertiginoso delle nuove costruzioni e
dell’edilizia. Più che estrazione di cemento dalle colline, qui si vede
una colata di cemento che soffoca tutto e la vocazione dell’area non è
certo quella di fare cemento, ma è agricola e legata alla produzione di
vino».
Quello della vocazione vitivinicola della Valpolicella è un tema trattato
anche nella tavola rotonda dell’associazione Salvalpolicella, a cui era
presente il presidente del Consorzio tutela vini, Emilio Pedron, che ha
ribadito la necessità di salvaguardare l’ambiente. Qualche mese fa Pedron
aveva inviato una lettera ai sindaci di Marano e Fumane, perché si
attivassero per fare in modo che i vini doc della zona non avessero a
soffrire nella loro immagine, a causa della polvere di cemento che si
deposita sui grappoli d’uva.
La Cementirossi dal canto suo, presente in Valpolicella dal 1962, ha
spesso replicato alle accuse mosse dalle associazioni ambientaliste che
«la vocazione della Valpolicella è quella del turismo e del vino, non del
cemento», affermando che sia il turismo che i vini hanno fatto conoscere
la Valpolicella nel mondo, senza che la presenza dello stabilimento
creasse alcun problema, anzi offrendo opportunità di lavoro e sviluppo a
generazioni di dipendenti e imprenditori della zona. E a questo proposito
faceva riferimento alla coesistenza tra cementifici e pregiate viticolture
come quelle del Chianti, della Borgogna e, addirittura, dello Champagne.
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