mercoledì 27 febbraio 2008 provincia pag. 23
FUMANE. Cementirossi risponde agli ambientalisti e spiega come verrà
effettuato l’ampliamento dell’area di scavo
Marezzane: «La collina
non sarà demolita»
di Giancarla Gallo
La Cementirossi non ci sta e risponde a quanto affermato dalle
associazioni ambientaliste in merito al piano di coltivazione di
Marezzane, ovvero la zona prevista per l’amplimento dell’area di scavo del
cementificio di Fumane. Lo studio di impatto ambientale (il cosiddetto
Sia), che ha impegnato diversi tecnici e specialisti incaricati
dall’azienda piacentina per lo scavo di Marezzane, era stato presentato
nei dettagli in un’assemblea a Marano; successivamente è stato discusso e
approvato dai consigli comunali di Marano e Fumane, entrambi coinvolti
dall’attività del cantiere di estrazione e dello stabilimento. Una
approvazione condizionata a una serie di suggerimenti, richieste di
compensazione e mitigazioni ambientali, raccolti in un documento unitario,
che è stato sottoposto alla Cementirossi. L’ultima parola, in ogni caso,
spetterà alla Regione, che sta valutando l’intervento.
Nella polemica si sono nserite anche le associazioni ambientaliste
veronesi, ovvero Wwf, Legambiente e Valpolicella 2000, pronte a proporre
iniziative di valorizzazione della collina di Marezzane, da anni al centro
della contestazione e mèta di due marce pacifiche. «L’area di escavazione
all’interno del parco è sì di 23 ettari», ribadiscono i dirigenti della
Cementirossi, «ma su un totale dell’area del parco di ben 10mila ettari.
Parco che, è bene ricordarlo, quando è nato già salvaguardava le
concessioni minerarie in essere», quindi i diritti del cementificio. «Il
piano di escavazione poi», prosegue l’azienda, «non prevede affatto la
demolizione della collina, poiché l’estrazione avverrebbe con il metodo
detto dello splateamento, con lo scavo dall’alto verso il basso, che
prevede la realizzazione di terrazzamenti alti circa 3-4 metri, limitando
fortemente l’impatto ambientale e rendendo invisibile il cantiere
dall’esterno. In questo modo, inoltre, il rimboschimento verrebbe
effettuato man mano che l’attività estrattiva procede verso il basso».
Quanto al fatto che il cementificio finirebbe con il danneggiare le
attività vitivinicole della Valpolicella, fiore all’occhiello del
territorio, l’azienda risponde ricordando che lo stabilimento Cementirossi
è presente in Valpolicella sin dal 1962: «Da allora sia il turismo che i
vini hanno fatto conoscere la Valpolicella nel mondo, senza che la
presenza dello stabilimento creasse alcun problema, anzi offrendo
opportunità di lavoro e sviluppo a generazioni di dipendenti e
imprenditori della zona». E fa riferimento alle zone famose, in Italia e
all’estero, dove si produce ottimo vino in presenza di cementifici, come
quelle del Chianti, della Borgogna e addirittura dello Champagne.
«Questo è stato reso possibile anche grazie al costante impegno
dell’azienda nel perseguire un inserimento più armonioso possibile con il
territorio, testimoniato anche nel caso di Marezzane, con la scelta di
adottare tecniche di escavazione e rimboschimento più complesse e costose
per l’azienda, ma certamente più efficaci e meno invasive.
«Infatti, già oggi gran parte dell’area rimboschita di Marezzane presenta
conifere degli anni Cinquanta non autoctone, mentre il ripristino
ambientale previsto dal nuovo piano di coltivazione prevede l’utilizzo
esclusivo di piante del luogo, le cui tipologie vengono indicate dal Corpo
Forestale dello Stato», concludono i dirigenti dell’azienda fumanese, che
sottolineano l’indirizzo attuale dell’azienda, «convinta che attraverso il
confronto e l’ascolto reciproco sia possibile conciliare le opportunità di
sviluppo economico e occupazionale, con una necessaria e doverosa opera di
salvaguardia dell’ambiente».
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