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venerdì 27 giugno 2008 provincia pag. 21
IL PARCO CHE C’È. I nuovi scavi proposti intaccherebbero la zona
protetta della Lessinia
Il futuro del cementificio
Proposto un referendum
di Giancarla Gallo
Assemblea pubblica oggi alle 21 in municipio per presentare alla
popolazione un referendum sulla presenza del cementificio nella Valle
dei Progni. L’assemblea è stata organizzata dall’associazione
Valpolicella 2000, che si oppone all’ampliamento degli scavi nell’oasi
di Marezzane, all’interno del Parco naturale regionale della Lessinia.
La proposta di indizione di un referendum consultivo (previsto dello
statuto comunale) sulla permanenza del Cementificio a Fumane è già stata
inviata al sindaco Mirco Frapporti. Il Consiglio comunale di Fumane, già
convocato per il prossimo 2 luglio per discutere sulle due valutazioni
di impatto ambientale presentate dalla Cementirossi, dovrà anche
decidere se dare l’ok al referendum.
Dicono i promorori del referendum: «Il Cementificio è arrivato alla
chiusura di un ciclo produttivo e per garantirsi il futuro deve
procedere a una rilevante ristrutturazione; le scelte che vengono ora
operate condizioneranno per i prossimi decenni la vita della comunità
fumanese e dell’intera Valpolicella».
Spiega Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000: «Chiediamo che
per il prossimo autunno il Consiglio comunale indica un referendum
consultivo “quale forma di partecipazione della popolazione alle scelte
politico-amministrative di interesse pubblico anche nel caso di scelte
amministrative già approvate”, come dice lo statuto comunale». I
referendum sono indetti dal Consiglio comunale con voto a maggioranza
assoluta. Il referendum può essere chiesto anche da 500 elettori. «Nel
caso, si ricorrerà alla raccolta di firme» dice ancora Todesco.
«Vogliamo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi sul
futuro della Valpolicella».
venerdì 27 giugno 2008 provincia pag. 21
La Regione esamina
i progetti di nuovi scavi
La collina di Marezzane rappresenta solo 13 dei 10mila ettari di cui è
composto il Parco naturale regionale della Lessinia e sarebbe poca cosa
rispetto al tutto, secondo i tecnici di Cementirossi che lì vogliono
cavare marna da cemento. Glielo permetterebbe il terzo comma
dell’articolo 9 delle Norme di attuazione del piano ambientale del
Parco, che vieta gli scavi «fatte salve le concessioni minerarie già
rilasciate». Per l’associazione Valpolicella 2000 Cementirossi
«rivendica di avere una autorizzazione precedente alla nascita del
Parco, mentre quella autorizzazione gli è scaduta nel 2000, quando è
stata rinnovata la concessione».
SU QUESTO PUNTO si gioca la battaglia: per il ministero la concessione
autorizzata fino al 2025 è una proroga di quella già esistente
antecedente al Parco; per il Parco e per la Comunità montana che lo
gestisce, si tratta di una nuova autorizzazione e pertanto impossibile
alla luce della legge di tutela. Di qui è nato il ricorso di Comunità
montana e Wwf al Tribunale amministrativo regionale con una richiesta di
pronunciamento in merito alla sospensiva della concessione di scavo. In
prima istanza il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva e si attende
quindi il pronunciamento della sentenza in merito all’annullamento. Lo
scorso autunno Cementirossi ha presentato lo studio d’impatto ambientale
(Sia) del progetto di coltivazione mineraria nel cantiere Marezzane e il
rinnovo della concessione mineraria monte Noroni. A metà dicembre la
Giunta e il Consiglio integrato della Comunità montana hanno presentato
le loro osservazioni, forti anche del parere contrario espresso dal
Comitato tecnico scientifico del Parco. Lo stesso hanno fatto
associazioni e cittadini, spedendo osservazioni in Regione, dove il 23
aprile scorso si è aperto il tavolo per la valutazione della pratica.
V.Z.
venerdì 27 giugno 2008 provincia pag. 21
AMBIENTE. Serego Alighieri lancia domani a Firenze il suo progetto di
tutela, ma in attesa del governo qualcosa possono fare subito anche gli
amministratori locali
Valpolicella, quale parco per salvarla
di Giuseppe Anti
Domani a Firenze sarà presentato il progetto per un «parco della
Valpolicella» che salvi il salvabile di una zona tra le più famose del
Veronese, per merito del vino, ma avviata a trasformarsi da «terroir» a
periferia suburbana e zona industriale. A Firenze, perché in Toscana
Alberto Asor Rosa guida la difesa delle colline chiantigiane da
cementificazioni altrettanto distruttive. Se il grande studioso di
Boccaccio difende il paesaggio toscano, quello della Valpolicella ha
trovato un paladino nell’erede di Dante, Pier Alvise di Serego
Alighieri. La battaglia di Serego, fondatore dell’osservatorio
Salvalpolicella, è stata portata all’attenzione del ministro dei Beni
Culturali, Sandro Bondi. Anche il [\FIRMA]Corriere della Sera, con un
editoriale del suo quirinalista, il veronese Marzio Breda, ha chiesto un
suo intervento per la Valpolicella. L’Arena e il Corriere furono i
giornali di Giuseppe Silvestri, il primo nel dopoguerra a denunciare gli
attentati al paesaggio veronese.
In attesa di sapere come potrebbe intervenire il governo, e che tipo di
«parco» potrebbe comprendere le aree ormai fittamente urbanizzate della
Valpolicella, ci sono però scelte imminenti — a favore, o contro, aree
protette già esistenti o immediatamente realizzabili. La decisione più
importante spetta alla Regione Veneto. Il presidente Giancarlo Galan
chiamò Eugenio Turri e Mario Rigoni Stern come consulenti per la
ricostruzione del paesaggio. Questi due grandi veneti sono scomparsi, ma
restano i loro scritti a orientare le scelte degli amministratori.
IL CEMENTIFICIO Dal 1962 è una ferita aperta in Valpolicella. Ora
progetta di ampliarsi intaccando per 13 ettari lo stesso Parco naturale
regionale della Lessinia, che ovviamente si oppone. Spetta alla Regione
dare il via libera agli scavi o salvare il Parco dalla stessa Regione
istituito. È nel turismo e nella viticoltura il futuro della
Valpolicella; preservare il Parco sarebbe anche il modo per garantire,
dopo l’ulteriore proroga di 25 anni agli scavi, che l’attività del
cementificio giunga a conclusione. Lo ha auspicato un amministratore di
lungo corso, l’ex sindaco dc di MARANO, Pietro Clementi, con Averardo
Amadio del Wwf.
LE COLLINE DI NEGRAR Sono la parte ancora intatta di un Comune
massacrato dall’edilizia selvaggia (negrarizzato, si dice). Salvarle è
possibile, anche senza misure draconiane come il blocco per cinque anni
di tutti i cantieri proposto dalla Lega Nord. Basterebbe adottare le
stesse misure di salvaguardia già in vigore sulle limitrofe colline di
Verona. Così la pressione speculativa (i finti annessi rustici, le
villette spacciate per ricoveri di attrezzi) non dilagherebbero verso
Montecchio e oltre, come altrimenti è facile prevedere.
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