lunedì 25 settembre 2006 provincia pag. 14

FUMANE. Una ricerca dell’Arpav evidenzia una elevata presenza di Pm10, ma le analisi scagionano il cementificio

Le polveri? Colpa dei camion

I dati parlano chiaro: in certi giorni l’aria è inquinata come in città

Fumane. Sono stati resi noti dall’Arpav i dati del rilevamento effettuato quest’estate presso gli impianti sportivi di Fumane, che si trovano vicino al cementificio.
Il periodo di monitoraggio è andato dal 30 giugno al 26 luglio e intendeva evidenziare la distribuzione della concentrazione degli inquinanti, specie le polveri sottili, nel parcheggio delle piscine in zona industriale, ma anche degli inquinanti convenzionali come il monossido di carbonio, l’anidride solforosa, l’ossido di azoto e l’ozono.
Misurati anche i parametri metereologici come temperatura, umidità relativa, pressione, velocità e direzione del vento, radiazioni solari. Nel periodo esaminato era presente una cupola anticiclonica, che ha determinato un forte riscaldamento e prodotto brezze. La relazione, che porta la firma di Francesca Predicatori, Paolo Frontero e Silvia Brunelli, ha messo in evidenza dati generalmente alti per le Pm 10. In un giorno, il 6 luglio scorso, il dato era molto superiore ai limiti di norma (50 microgrammi per metro cubo): l’indice era infatti giunto a 62 microgrammi per metro cubo.
«Un dato poco allarmante, trattandosi di un solo giorno su 20». commenta il sindaco Mirco Frapporti, che ritiene l’Arpav il controllore della situazione. Il dato, invece, è molto significativo per Daniele Todesco, presidente dell’Associazione Valpolicella 2000. «Vorremmo un rilevatore di dati reali in tempi reali a ridosso degli impianti sportivi, che si trovano a 200 metri dai camini del cementificio. I dati li abbiamo conosciuti dopo un mese e mezzo. Quel giorno lì tutte le persone che si trovavano in piscina hanno respirato inquinamento ai massimi livelli», continua Todesco. «I cementifici sono agenti tra i più inquinanti a livello mondiale, è ovvio che lo siano, sono inceneritori impropri. Bisognerebbe monitorare cosa esce dai camini 24 ore su 24, come si fa a Monselice. Il 6 luglio si è superato persino il dato della centralina in Corso Milano, che è stata riconosciuta la strada più inquinata d’Italia».
«La situazione è molto particolare in valle», spiega la dottoressa Francesca Predicatori dell’Arpav, «per le condizioni metereologiche con le brezze nei due sensi. C’è un riciclo degli inquinanti, le brezze anziché aiutare a disperderli, li mantengono all’interno della valle. Un giorno di superamento su 20 di monitoraggio rappresenta una media allineata con quella di Verona, con qualche microgrammo di differenza. Possiamo dire che anche Fumane è interessata dalla situazione di tutta la pianura e del fondo valle, non fa eccezione. Torneremo anche in inverno a fare una campagna di monitoraggio, per avere il quadro della situazione in momenti diversi».
Ma per il tecnico dell’Arpav, i camini sono talmente alti che l’inquinamento viene spostato dal vento e portato più lontano. Autori dell’inquinamento sarebbero i camion: se ne sono valutati almeno duecento, che escono ed entrano nel cementificio ogni giorno, attraversando tutto il paese. «Il contributo maggiore è dato dal traffico dei mezzi pesanti. Per le Pm 10 non si può parlare di una precisa fonte emissiva dinamica della dispersione delle polveri in atmosfera. Le polveri sottili hanno una dinamica complessa: tanti fattori, tra cui il riscaldamento oltre al traffico, contribuiscono ad esempio. Queste polveri in parte si formano in atmosfera e restano in atmosfera. Le polveri, che misuriamo oggi, sono state prodotte settimane fa».
Giancarla Gallo