Domenica 8 ottobre manifestazione tra Marano e Fumane sul colle minacciato

Marcia per salvare l’oasi

Valpolicella, iniziativa ecologista per Marezzane

Non rallentano le ruspe la loro avanzata verso la collina di Marezzane, ma c’è un fatto nuovo che le attende ai piedi del sito naturalistico nel Comune di Marano, affacciato sulla valle di Fumane e compreso nel Parco naturale regionale della Lessinia: una catena umana di centinaia di persone intreccerà un simbolico cordone di sicurezza attorno all’oasi più amata e in pericolo della Valpolicella e dell’intera Lessinia. Succederà domenica 8 ottobre con la «Marcia per Marezzane», organizzata dal Comitato Valpolicella 2000, in collaborazione con Italia Nostra, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli e Wwf. «Una marcia per non mandare in polvere il nostro futuro», è il motto che guiderà la manifestazione «creativa, pacifica, attenta e forte per dire basta alla distruzione del territorio e affermare un sì pieno alla sua valorizzazione», come scrivono nel volantino di presentazione dell'iniziativa i suoi promotori.
Il ritrovo è fissato per le 9.30 a Malga Biancari in località Girotto, a cui si arriva da Marano proseguendo per San Rocco e seguendo le segnalazioni sul posto. Ci sarà una breve presentazione della giornata e alle 10 la partenza della marcia, un circuito di circa 1.30 - 2 ore che non presenta alcuna difficoltà e ha dislivelli minimi superabili da tutti. Alla fine degustazioni di prodotti locali tipici e gnocchi di malga in un pic-nic sui prati, con lo scenario di quanto sotto i propri piedi promette per il nostro futuro il programma di escavazione di Cementirossi, il cementificio che dagli anni Sessanta ha cambiato la fisionomia della Valle dei Progni. Alle 13 seguiranno interventi di esperti che da anni seguono la vicenda della concessione di scavo e poi musica dal vivo. Le adesioni alla manifestazione vanno segnalate al sito marciamarezzane@gmail.com o al numero di telefono 340.070.0485.

Spiega Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000, associazione che da anni si batte per la difesa di Marezzane e della Valle dei Progni: «Marezzane è un’oasi botanica, un concentrato di biodiversità e di habitat, caratterizzato da una molteplicità di microclimi, percorso da memorie abitative come la corte settecentesca di Marezzane, e gli stupendi e caratteristici fabbricati di Mazzarino di sopra e di sotto. Marezzane diventa luogo reale dove si può decidere il futuro della Valpolicella e della Lessinia. Permettere che gli scavi cancellino Marezzane vuol dire non solo eliminare un microcosmo unico, ma anche sconvolgere per intero la Valle dei Progni, minare l’esistenza stessa del parco della Lessinia». La concessione mineraria è attiva da quasi cinquant’anni e andrà avanti fino al 2025. Marezzane non è immediatamente minacciata dalle ruspe, ma il pericolo sta alla porta ed è comunque da mettere in discussione tutto un sistema di interventi che stanno trasformando un angolo ancora incontaminato di Lessinia e di Valpolicella. Una lettera del sindaco Simone Venturini alla Comunità montana e al Parco chiedeva mesi fa di allargare i confini dell’area protetta alle zone ripristinate che per convenzione passano dalle mani di Cementirossi a quelle del Comune e di prevedere «uno studio approfondito per le condizioni di ripristino a cui assoggettare la ditta concessionaria del cementificio quando arriverà a scavare a Marezzane».
Un’ipotesi letta dalle associazioni ambientaliste come una resa di fronte all’ineluttabile avanzata delle ruspe anche sull’oasi protetta, con la scusa che la concessione mineraria preesiste all’istituzione del Parco. Come dire che chi ha utilizzando l’amianto fino a ieri, e con tutti i regolari permessi, può continuare a farlo perché i permessi sono preesistenti alle conoscenze medico-scientifiche sui danni della sostanza. Se crescono le conoscenze scientifiche, grazie a Dio cresce anche la coscienza civile che non è più tollerabile sempre e qualunque scempio in nome di un diritto privato su beni comuni come l’aria, l’acqua, la terra e i suoi abitanti. E nella Valle dei Progni ci sono siti di interesse comunitario (Sic), siti archeologici, una biodiversità unica per la botanica e la fauna, architetture che meritano rispetto per la loro storia e le storie che ancora oggi sanno raccontare.
«Abitanti della Valpolicella, suoi frequentatori, amanti, produttori, buongustai del vino, camminatori, ciclisti, italiani e stranieri, associazioni, gruppi e singoli, venite a salvare Marezzane», è l’appello dei promotori della marcia.
Vittorio Zambaldo

 

 

giovedì 21 settembre 2006 provincia pag. 23


«Io i miei campi
non li ho ceduti»


Una proprietaria: «Ora pianti inutili»

In vista della marcia organizzata dalle associazioni ambientaliste per salvare l’oasi di Marezzane vuole parlare anche chi ha vissuto fin dall’inizio la vicenda. Ida Lonardi, ex consigliere comunale leghista al Comune di Marano, abita poco lontano dal sito naturalistico. I suoi terreni — «che a suo tempo non ho venduto al cementificio», dichiara, «e se nessuno avesse venduto, il problema adesso non ci sarebbe» — confinerebbero proprio con il cratere della miniera, se continueranno gli scavi come previsto. La signora si dichiara «infastidita dagli interventi strumentalizzati e pieni di lacrime a difesa dell’oasi di Marezzane. Prima di continuare a demonizzare la Cementirossi sarebbe ora di parlare degli ex proprietari di Marezzane che da quasi trent’anni hanno venduto i terreni al cementificio. Pensavano forse che il cementificio facesse un’opera di beneficenza? Penso che chi abbia venduto fosse cosciente di quello che faceva. Sapevano che lì il cementificio avrebbe scavato. Attualmente gli ex proprietari godono ancora», prosegue la signora, «dei loro poderi. La Cementirossi non si è mai presentata con i fucili spianati per obbligare le persone a vendere, ma certo una fabbrica di cemento non coltiva orchidee né alleva salamandre».
Sull’argomento interviene anche il vicesindaco di Marano Angelo Lonardi. «La zona, al contrario della vicina Valsorda, non è di nessun interesse né dal punto di vista agricolo, né paesaggistico. Man mano che si scava la Cementirossi attua i ripristini e in futuro sono previsti interventi in collaborazione con l’ente Parco della Lessinia». Il Comune di Marano ha saputo salvaguardare il suo territorio meglio della restante Valpolicella e l’amministrazione locale considera un suo successo, almeno parziale, anche la trattativa che precedette il rinnovo della concessione mineraria (anno 2000) da parte del governo a favore della Cementirossi. Il rinnovo — «grazie all’impegno dell’amministrazione di Marano», si fa notare in Comune — portò a una riduzione della zona di concessione mineraria da quasi 600 ettari a circa 400. «Fu un grande successo perché sottrasse all’area mineraria», aggiunge il sindaco Simone Venturini, «centri abitati e abitazioni. Il Comune, contestualmente, concordò con Cementirossi una serie di interventi di ripristino delle aree di scavo. Tali ripristini sono in piena fase di esecuzione nella zona di Gazzo-Ziviana. La zona è già ampiamente ripristinata ed è stato realizzato un lago, con pesci e nidi di aironi. L’intervento di ripristino ambientale rappresenta un interessantissimo laboratorio ambientale e dimostra che dove i controlli sono fatti con cura e i soggetti interessati (Cementirossi) rispettano le condizioni date, anche una importante attività antropica come una miniera può diventare occasione di promozione ambientale. Nell’area di Gazzo-Ziviana a Marano, nel 2005, sono state poste a dimora», continua il primo cittadino, «un numero di piante pari a quasi la metà del totale posto in opera dal Servizio Forestale in tutta la Provincia di Verona! Lungi dunque dal condividere i toni e i metodi di certi ambientalisti che sembrano non conoscere né documenti né i dettagli della questione, né le importanti attività di ripristino ambientale in corso», conclude il sindaco, «credo che nei fatti l’Amministrazione comunale abbia dimostrato, nei limiti delle proprie competenze, una concretezza e una saggezza che sta ottenendo risultati importanti. Viene, infatti, garantita un’attività e un’occasione di lavoro decisiva per la valle (e di pubblica utilità) come il cementificio di Fumane; vengono contenuti sensibilmente i disagi alla popolazione; vengono realizzati ripristini ambientali che porteranno alla creazione di un grande parco. Nelle zone di ripristino la Cementirossi ha ricavato dei vigneti bellissimi e produttivi che sono stati ceduti in permuta ai contadini del luogo che sono soddisfatti, anche dal punto di vista economico».
Mirco Franceschetti

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- L’EX SINDACO

Scavi altrove?
«Non si può»

L’ex sindaco di Fumane, Fernando Cottini, interviene sul caso Marezzane. «Credo che sia giusto conoscere gli antefatti, riguardanti il cementificio, titolare della vasta concessione, data dal distretto minerario di Padova. La concessione era scaduta nel 1999», dice Cottini, sindaco in quell’anno. «Il Comune era chiamato a esprimersi. Otteniamo che la convocazione avvenga in prefettura a Verona e coinvolga comuni di Fumane e Marano, Provincia, Comunità montana, Regione Veneto, Camera di commercio, Soprintendenze ai Beni Ambientali e ai Beni Archeologici, Legambiente, rappresentanti del cementificio e dell’ufficio distrettuale minerario di Padova. Si accerta l’importanza del cementificio, sia come risorsa occupazionale (occupa in maniera diretta e indiretta circa 150 persone), sia per la produzione di un bene, il cemento, esportato anche all’estero. Il cementificio viene accolto da tutti anche come realtà futura. La marna, la materia prima del cemento, potrebbe essere cercata altrove, dissero alcuni. Irrealizzabile, dissi io: pur ammesso che vi possa essere un’area di minor impatto ambientale in qualche altro luogo, il traffico per il trasporto verso il cementificio aumenterebbe del triplo. Si è quindi passati a discutere in merito al rinnovo della concessione. Si è concordata la riduzione dell’area con l’esclusione di Girotto e Baiaghe, contrade ancora abitate, e l’apertura di un solo fronte di cava (solo al termine dello scavo si potrà aprire un fronte successivo). Il ripristino della parte scavata sarà controllato ogni giorno da una commissione composta dal Corpo Forestale, dai comuni di Fumane e Marano e da tecnici concordati. Vista la delicatezza della zona di Marezzane, si è concordato che, prima di qualsiasi attività mineraria, si riconvochi la conferenza di servizio per una maggiore documentazione dettagliata, riferita anche agli elementi di interesse architettonico e storico artistico». Per quanto riguarda il funzionamento del cementificio, «sin dal suo sorgere», conclude Cottini, «c’è stato da parte delle amministrazioni e dei cittadini una pressione costante per ridurre il livello di inquinamento, da anni a questa parte i risultati si possono definire soddisfacenti».
Giancarla Gallo

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- PETIZIONE

In arrivo al Fai
pioggia di voti

È fra i luoghi del cuore più votati d’Italia l’oasi di Marezzane, nella terza edizione del censimento proposto dal Fondo per l’ambiente italiano (Fai) in collaborazione con Banca Intesa. Il termine per l’adesione al censimento doveva scadere a metà mese ed è invece stato prorogato fino al 30 settembre, «proprio per l’alto numero di segnalazioni che ci sono arrivate via Internet e per la conferma che in diverse parte d’Italia si sono costituiti comitati e associazioni a sostegno dei propri luoghi del cuore», spiegano dal Fai. «I dati non sono ancora completi perché si riferiscono solo ai voti ottenuti via Internet e con la spedizione dei tagliandi che si trovano sulle riviste, arrivati a migliaia sui tavoli del Fai. Mancano ancora le cartoline compilate e imbucate nei box di raccolta nelle duemila filiali di Banca Intesa che saranno svuotati alla chiusura della campagna».
Chi non avesse saputo ancora dell'iniziativa o si fosse dimenticato di farlo è quindi ancora in tempo per votare «il luogo del cuore», cioè quella località che si desidera conservare intatta per le future generazioni. Per partecipare all’iniziativa si può chiamare il numero telefonico 840.502.080 o compilare il modulo sul sito www.iluoghidelcuore.it. (v.z.)