domenica 04 febbraio 2007 provincia pag. 27


FUMANE. Presentato alla popolazione lo studio sull’attività dello stabilimento, sui materiali impiegati nella produzione del cemento e sulle emissioni in atmosfera

Cementificio, i timori in cifre

Lavora 122.500 tonnellate di scarti e movimenta 14 mila camion all’anno

 

 

Fumane. Il Cementificio smaltisce rifiuti pari a 122.500 tonnellate annue, trasportati da più di 10 mila camion, che passano in mezzo al paese, e si aggiungono ai 4000 passaggi per trasportare il combustibile e agli altri per materiali vari; questi rifiuti molto particolari sono ceneri pesanti da incenerimento di sostanze varie e costituiscono il 15% del cemento prodotto.
Questi sono i dati più significativi emersi nel corso della serata informativa organizzata dall’associazione Valpolicella 2000 con gli Amici di Beppe Grillo e il Comitato «Lasciateci respirare» di Monselice (Padova).
I dati sono frutto di una lunga e accurata ricerca da parte dei membri dell’associazione, effettuata unicamente su documenti concessi dal settore ecologia della Provincia di Verona, autorizzazioni e autocertificazioni della Cementirossi, e si riferiscono all’ultimo decennio 1996-2006.
I dati, resi pubblici venerdì in una sala affollatissima, non sono stati contestati né dai sindacalisti presenti, né da alcuni dirigenti dell’azienda. Il direttore Giuseppe Fais, che ha ribadito la linea della ditta di non rilasciare interviste alla stampa, ha dichiarato durante il dibattito che «l’azienda opera in assoluta trasparenza e chi vuole può, previo appuntamento, visitare lo stabilimento e avere informazioni».
Appeso al muro, in sala consiliare, l’attestato assegnato a Fumane come «comune riciclone» per la raccolta differenziata, e qualcuno ha ironizzato su questo altro uso dei rifiuti.
Il gruppo di Monselice, dove si trovano tre cementifici, ha introdotto la serata spiegando cos’è un cementificio e sottolineando che, secondo la normativa europea e il protocollo di Kyoto, un cementificio è Ippc (Integrated Prevention Pollution and Control), cioè azienda a grande impatto ambientale per l’inquinamento che provoca. Per raggiungere elevate temperature, in tutti i cementifici si bruciano gli scarti e i fondi del petrolio, bitume e petcoke (che non ha niente a che fare con il carbone: è un prodotto chimico di sintesi), inquinanti ma che costano pochissimo e quindi sono vantaggiosi.
«Il petcoke prima del 2002 era considerato rifiuto tossico nocivo per l’alta concentrazione di zolfo e metalli pesanti e per combustione genera anidride solforosa», ha detto il professor Leandro Belluco, un chimico.
 

«In atmosfera vanno quindi anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto e polveri, che volano anche molto lontano», ha avvertito Belluco. «I cementifici attualmente operano anche come smaltitori di rifiuti».
«Ci vogliono analisi apposite, eseguite dall’Arpav, per identificare le sostanze presenti nell’aria, non generiche di Pts e So2, come avviene a Fumane», ha aggiunto. «L’Arpav di Padova, da noi sollecitata, ha evidenziato nelle emissioni, ad esempio, anche il cloruro di vinile, mentre tra i materiali utilizzati ci sono glicerina e ftalati che non hanno nulla a che fare con la produzione di cemento».
Ma veniamo ai dati riguardanti Fumane: la Cementirossi - azienda che conta quattro stabilimenti in Italia e copre il 7% del mercato del cemento - utilizza quasi 37 mila tonnellate di bitume all’anno e 3.500 tonnellate di polverino di petcoke; non vengono invece più bruciate le farine animali. Dai due forni dello stabilimento nella Valle dei Progni, secondo le autocertificazioni dell’azienda, vengono emesse 191 tonnellate di polveri all’anno con emissioni di 120 metri cubi all’ora ciascuno. Un dato che aumenta, visto che vi sono 53 punti di possibile emissione (frantumazione, macinazione, silos, elevatori, nastri trasportatori).
Ma il nodo del contendere è ciò che viene aggiunto all’impasto (il cemento non è più fatto solo di argilla e calcare o marna): dalle 8000 tonnellate di scaglie ferrose di laminazione del 1998, provenienti da un’azienda vicentina, si è passati alle 12 mila tonnellate dal 2002 in avanti, a cui si sono aggiunte 500 tonnellate di gessi (dalla lavorazione della porcellana).
La situazione è precipitata, secondo i tecnici di Valpolicella 2000, negli ultimi quattro anni, da quando cioè il cementificio è stato autorizzato a impiegare nell’impasto numerose altre tipologie di rifiuti: si sono aggiunte 10 mila tonnellate annue di gessi da desolforazione e 29 mila di ceneri pesanti, diventate poi 80 mila dal 2005. L’anno scorso, a tutti questi valori, si sono aggiunte le 20 mila tonnellate di ceneri da biomassa.
Il problema è anche legato alle possibili emissioni in atmosfera di una parte delle sostanze usate nell’impasto (mercurio, piombo, arsenico, cianuri, ecc.). Va detto che tutto è assolutamente autorizzato e a norma di legge, anche se in realtà tale norma vale per gli inceneritori, mentre non ci sono regole specifiche per i cementifici. La composizione del cemento non è segnalata sul sacchetto, in quanto le ceneri sono miscelate, e le analisi sono solo periodiche. Nel ’96 la Cementirossi fece anche domanda per bruciare pneumatici, ma la Provincia non la autorizzò.
Giancarla Gallo
 

 domenica 04 febbraio 2007 provincia pag. 27


-IL DIBATTITO. Il consigliere Antonio Fumaneri, ex sindaco ambrosiano: «Lo stabilimento, errore storico»

«Conta la salute dei cittadini»

Preoccupazioni
fra la popolazione
e possibile raccolta
firme per modificare
i processi produttivi

 

 

Fumane. Dati importanti, destinati a far riflettere. E a far discutere. Tra gli interventi ha riscosso applausi l’intervento del consigliere comunale Antonio Fumaneri, che è stato sindaco di Sant'Ambrogio per trent’anni: «E’ assurdo che ci siano oppositori o difensori d’ufficio del cementificio, qui l’unica cosa importante è la salute. E’ stato un enorme errore storico permettere che un cementificio aprisse qui, in Valpolicella: a 500 metri ci sono tutte le scuole. I cittadini hanno il diritto di sapere ed è la prima volta che si parla di queste cose. Ci devono essere più controlli, più sensibilizzazione, più analisi, bisogna chiamare in causa le istituzioni e le amministrazioni. Questa è una cosa grave».
E preoccupazione è stata espressa in più interventi dalla popolazione, rimasta molto colpita dai dati. Non sono mancati contrasti e scontri verbali. Qualcuno ha chiesto il perché si senta odore acre al mattino. Già nel 1974 si erano manifestati i primi dissensi: le piante soffrivano per le polveri, che venivano raccolte in gran quantità anche sui davanzali delle finestre, molte macchine avevano la vernice rovinata.
Una petizione era stata firmata allora dal Consorzio Tutela Vini, dal Consorzio provinciale Ortofrutticoltori, dal Club alpino italiano, da Italia Nostra, dal Wwf, dalla Coldiretti. Adesso, dopo 42 anni di coabitazione con il cementificio, in Valpolicella si torna a parlare di una raccolta di firme per chiedere di sostituire l’incenerimento degli scarti con il sistema a freddo, che non produce ceneri.
Il problema del trattamento dei rifiuti è tra i più delicati a livello nazionale visto che, secondo i dati dei Nuclei operativi ecologici dei carabinieri, ogni anno 14 milioni di tonnellate di rifiuti spariscono nel nulla. «Entro ottobre 2007 i cementifici dovranno avere l’Autorizzazione ambientale integrata (Aia)», ha spiegato il tecnico Giorgio Loregian. «Il decreto legislativo n. 59 del 18 febbraio 2005, all’articolo 5, comma 11, stabilisce che il sindaco, che è la massima autorità sanitaria locale, in conferenza di servizi può chiedere delle prescrizioni. Anche il consiglio comunale può prendere posizione».
A livello europeo, è stato spiegato nel corso della serata, l’Italia è stata già invitata a porre un limite all’utilizzo dei rifiuti nei cementifici, con una soglia massima di 12 mila tonnellate all’anno (a Fumane se ne impiegano oltre 122 mila). La Cementirossi, va detto, ha già presentato una domanda in tal senso, a cui però non è stata ancora data risposta perché manca una legislazione specifica anche a livello regionale. Impossibile, quindi, modificare il processo produttivo.
L’associazione Valpolicella 2000 ha chiesto la cessazione immediata dell’utilizzo di qualsiasi tipo di rifiuto nel cementificio, la creazione di un Osservatorio permanente con la partecipazione dei cittadini, un sistema di monitoraggio continuo e indipendente dal cementificio e un’indagine ambientale complessiva, ponendo anche una seria ipoteca sul futuro dell’impianto, ritenuto incompatibile con la Valpolicella.
La necessità di maggiori controlli è stata sottolineata anche da Massimo Galli Righi, presidente del Consiglio provinciale: «Ritengo che si debbano eseguire verifiche ambientali approfondite e serie in modo continuato e che gli amministratori locali e provinciali si facciano carico di vigilare sulla situazione». (g.g.)