Fumane. Il Cementificio smaltisce rifiuti pari a 122.500
tonnellate annue, trasportati da più di 10 mila camion, che passano in
mezzo al paese, e si aggiungono ai 4000 passaggi per trasportare il
combustibile e agli altri per materiali vari; questi rifiuti molto
particolari sono ceneri pesanti da incenerimento di sostanze varie e
costituiscono il 15% del cemento prodotto.
Questi sono i dati più significativi emersi nel corso della serata
informativa organizzata dall’associazione Valpolicella 2000 con gli
Amici di Beppe Grillo e il Comitato «Lasciateci respirare» di Monselice
(Padova).
I dati sono frutto di una lunga e accurata ricerca da parte dei membri
dell’associazione, effettuata unicamente su documenti concessi dal
settore ecologia della Provincia di Verona, autorizzazioni e
autocertificazioni della Cementirossi, e si riferiscono all’ultimo
decennio 1996-2006.
I dati, resi pubblici venerdì in una sala affollatissima, non sono stati
contestati né dai sindacalisti presenti, né da alcuni dirigenti
dell’azienda. Il direttore Giuseppe Fais, che ha ribadito la linea della
ditta di non rilasciare interviste alla stampa, ha dichiarato durante il
dibattito che «l’azienda opera in assoluta trasparenza e chi vuole può,
previo appuntamento, visitare lo stabilimento e avere informazioni».
Appeso al muro, in sala consiliare, l’attestato assegnato a Fumane come
«comune riciclone» per la raccolta differenziata, e qualcuno ha
ironizzato su questo altro uso dei rifiuti.
Il gruppo di Monselice, dove si trovano tre cementifici, ha introdotto
la serata spiegando cos’è un cementificio e sottolineando che, secondo
la normativa europea e il protocollo di Kyoto, un cementificio è Ippc (Integrated
Prevention Pollution and Control), cioè azienda a grande impatto
ambientale per l’inquinamento che provoca. Per raggiungere elevate
temperature, in tutti i cementifici si bruciano gli scarti e i fondi del
petrolio, bitume e petcoke (che non ha niente a che fare con il carbone:
è un prodotto chimico di sintesi), inquinanti ma che costano pochissimo
e quindi sono vantaggiosi.
«Il petcoke prima del 2002 era considerato rifiuto tossico nocivo per
l’alta concentrazione di zolfo e metalli pesanti e per combustione
genera anidride solforosa», ha detto il professor Leandro Belluco, un
chimico.
«In atmosfera vanno quindi anidride carbonica, monossido di carbonio,
ossidi di azoto e polveri, che volano anche molto lontano», ha avvertito
Belluco. «I cementifici attualmente operano anche come smaltitori di
rifiuti».
«Ci vogliono analisi apposite, eseguite dall’Arpav, per identificare le
sostanze presenti nell’aria, non generiche di Pts e So2, come avviene a
Fumane», ha aggiunto. «L’Arpav di Padova, da noi sollecitata, ha
evidenziato nelle emissioni, ad esempio, anche il cloruro di vinile,
mentre tra i materiali utilizzati ci sono glicerina e ftalati che non
hanno nulla a che fare con la produzione di cemento».
Ma veniamo ai dati riguardanti Fumane: la Cementirossi - azienda che
conta quattro stabilimenti in Italia e copre il 7% del mercato del
cemento - utilizza quasi 37 mila tonnellate di bitume all’anno e 3.500
tonnellate di polverino di petcoke; non vengono invece più bruciate le
farine animali. Dai due forni dello stabilimento nella Valle dei Progni,
secondo le autocertificazioni dell’azienda, vengono emesse 191
tonnellate di polveri all’anno con emissioni di 120 metri cubi all’ora
ciascuno. Un dato che aumenta, visto che vi sono 53 punti di possibile
emissione (frantumazione, macinazione, silos, elevatori, nastri
trasportatori).
Ma il nodo del contendere è ciò che viene aggiunto all’impasto (il
cemento non è più fatto solo di argilla e calcare o marna): dalle 8000
tonnellate di scaglie ferrose di laminazione del 1998, provenienti da
un’azienda vicentina, si è passati alle 12 mila tonnellate dal 2002 in
avanti, a cui si sono aggiunte 500 tonnellate di gessi (dalla
lavorazione della porcellana).
La situazione è precipitata, secondo i tecnici di Valpolicella 2000,
negli ultimi quattro anni, da quando cioè il cementificio è stato
autorizzato a impiegare nell’impasto numerose altre tipologie di
rifiuti: si sono aggiunte 10 mila tonnellate annue di gessi da
desolforazione e 29 mila di ceneri pesanti, diventate poi 80 mila dal
2005. L’anno scorso, a tutti questi valori, si sono aggiunte le 20 mila
tonnellate di ceneri da biomassa.
Il problema è anche legato alle possibili emissioni in atmosfera di una
parte delle sostanze usate nell’impasto (mercurio, piombo, arsenico,
cianuri, ecc.). Va detto che tutto è assolutamente autorizzato e a norma
di legge, anche se in realtà tale norma vale per gli inceneritori,
mentre non ci sono regole specifiche per i cementifici. La composizione
del cemento non è segnalata sul sacchetto, in quanto le ceneri sono
miscelate, e le analisi sono solo periodiche. Nel ’96 la Cementirossi
fece anche domanda per bruciare pneumatici, ma la Provincia non la
autorizzò.
Giancarla Gallo