Martedì 10 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 28
 

MAREZZANE. La miniera del cementificio, attiva da 47 anni, intaccherebbe il Parco della Lessinia

L’oasi minacciata
spera nella Regione
Nel 1972 Gazzola prova a limitare gli scavi, ma non ha poteri Oggi tocca all’amministrazione veneta la decisione definitiva
 IERI. Una fotografia aerea della Valle dei Progni a Fumane nei primi anni Sessanta. La macchia bianca in basso al centro è la prima area di scavo del cementificio. Le estrazioni di marna, la roccia calcarea con argilla usata per fare il cemento, iniziarono dopo l’apertura dello stabilimento, nel 1961, ma solo nel 1971 fu presentata la domanda di concessione mineraria, incontrando opposizioni perché la potenziale area di scavo indicata era vastissima OGGI. La stessa inquadratura in una fotografia aerea di pochi anni fa. L’area di scavo del cementificio si è estesa a nord, verso Purano. Il progettato ampliamento, in attesa di autorizzazione della Regione, porterebbe la miniera ancora più a nord, fino alla collina di Marezzane, già nel Parco naturale regionale della Lessinia. Il cementificio rinnoverebbe anche gli impianti, costruendo un nastro trasportatore della marna e un forno alto quasi 100 m L’espansione edilizia in Valpolicella viene contestata come «sconsiderata» nell’ottobre 1965 da Giuseppe Silvestri sull’Arena: «L’intensa attività costruttiva non ha avuto nessun criterio urbanistico. Edifici nati in serie come da uno stampo, estranei all’ambiente. E soprattutto il vincolo paesistico, quasi ignorato dai Comuni, è rimasto lettera morta».
Il soprintendente ai monumenti Pietro Gazzola usa l’arma del vincolo, ma è inefficace per frenare la speculazione edilizia. Gazzola interviene, invano, anche per limitare l’area di scavi minerari del cementificio di Fumane. Installatosi nel 1961, nel 1972 il cementificio si sviluppa con nuovi impianti e fa domanda di concessione mineraria. Nel 1972 Gazzola prende posizione con una raffica di raccomandate contro gli scavi in area «di non comune bellezza, di importante interesse panoramico». In un telegramma del 4 luglio 1972 al Comune di MARANO avvisa che «questa Soprintendenza non concede nulla osta all’apertura di cave in località Monte Noroni, zona vincolata dalla legge 29 giugno 1939, numero 1497». Segue una raccomandata indirizzata alla prefettura, in cui rende noto che «dovrà opporsi a qualsiasi modificazione ambientale della zona, venuto a conoscenza che una vasta superficie tra MARANO e Fumane è stata acquistata dalla ditta spa Cementi Verona per ottenere la concessione alla estrazione di marna da cemento». Con altra raccomandata del 20 luglio 1972 Gazzola sollecita l’amministrazione di MARANO a dotarsi di uno strumento urbanistico, che regolamenti le attività locali. «Questo ufficio», scriveva Gazzola, «ritiene di non poter ulteriormente esaminare i vari progetti presentati se non nell’ambito di una visione generale del territorio del Comune, in maniera che restino preservate le zone di maggior bellezza».
Oggi il cementificio è in attesa del via libera dalla Regione del Veneto, che ai tempi di Gazzola era appena stata istituita e non aveva i poteri di coordinamento urbanistico che auspicava invece il soprintendente. Il cementificio, autorizzato fino al 2023, progetta ulteriori scavi che distruggerebbero anche la collina di Marezzane, oasi naturale compresa nel Parco regionale della Lessinia. Il Parco si oppone e ha presentato ricorso al Tar. Il progetto del cementificio comporta nuovi impianti, compreso un forno-torre alto 90 metri (più della Torre dei Lamberti). G.A.