FUMANE. Il comitato del Consorzio Tutela Vini, che raccoglie i produttori
della Valpolicella Classica, boccia il progetto di ammodernamento
Cementificio? Non va ampliato
Giancarla Gallo
Sartori attacca: «In passato ha contribuito al benessere, ora le cose sono
cambiate» Venturini: «È allarmismo ingiustificato»
Si fanno accesi i toni, in Valpolicella, sulla questione dell’ampliamento
del cementificio di Fumane. In campo associazioni, cantine ed enti: nel
mirino lo stabilimento e la sua convivenza con il territorio e il vino.
A innescare la miccia è stato il comitato di presidenza del Consorzio
Tutela Vini Valpolicella, che ha inviato alle 450 cantine aderenti (in
totale 1.700 soci) una lettera, in cui esprime parere negativo nei
confronti del progetto di ammodernamento e ampliamento della cementeria,
ritenuta in evidente contrasto con la vocazione agricola del territorio.
«I cementifici sono inquadrati dalla legge tra i più inquinanti, e quello
di Fumane è la più grossa realtà industriale situata nella Valpolicella
Classica», si legge nel documento. «Negli anni passati, pur comportando
notevoli sacrifici ambientali, ha sicuramente contribuito al benessere
della Valpolicella. Ora le cose sono cambiate, siamo conosciuti in tutto
il mondo per l’alta qualità dei nostri vini, il paesaggio, le ville
antiche, il settore turistico, alberghiero e l’artigianato» e fa
riferimento soprattutto al prodotto principale, trainante economicamente,
che è l’Amarone.
Una posizione che non ha trovato però d’accordo il sindaco di Marano,
Simone Venturini, che ha spedito a sua volta una lettera a tutte le
cantine del territorio, con un emblematico oggetto: «procurato allarme e
danno di immagine per il vino Valpolicella».
Venturini mette in guardia da «paure e timori inconsistenti», dalle
«perduranti mistificazioni che alcuni comitati stanno sostenendo sugli
organi di stampa sull’argomento e che già molti danni di immagine hanno
arrecato alla Valpolicella e alle sue cantine».
Nella lettera Venturini ribadisce che l’aria a Marano è «buonissima» e che
non c’è alcun inquinamento: «Sono solo i comitati ambientalisti che creano
allarmismo ingiustificato».
Il presidente del Consorzio, Luca Sartori, per parte sua replica
sottolineando che il Comitato del consorzio non nasconde la sua
preoccupazione nei riguardi della situazione del cementificio, e «auspica
attraverso il dialogo di poter individuare una posizione condivisa». Pur
essendo il vino della Valpolicella ottimo, il Comitato del Consorzio
ritiene di dover fare ulteriori incontri con la dirigenza del cementificio
e ulteriori valutazioni.
Sandro Campagnola, dal sito www.teladoiolavalpolicella.it, stigmatizza e
ironizza su tutta la situazione, lanciando un mini referendum
«cementificio sì - cementificio no» che ha già registrato 147 no, contro
un unico sì.
«Anche se dal camino della cementeria uscisse ossigeno puro, che cosa
c’entra una fabbrica del genere con la Valpolicella? Come si possono
conciliare l’attività del vino e quella del cemento», si chiede
Campagnola. «Quando Arbizzano sarà equiparabile alle Golosine, chi avrà
più il coraggio di dire sì sì sono fortunato perché vivo in Valpolicella?
Quando, arrivato a Marezzane, il cementificio punterà su verso Cerna, chi
sarà più in grado di fermarlo?».
La Valpolicella e il problema del cementificio sono anche sbarcati
oltremanica. Nei giorni scorsi, il giornalista inglese John Phillips ha
pubblicato sulle pagine del quotidiano «The Independent» un articolo dal
titolo «I discendenti di Dante affrontano un nuovo Inferno». Il
riferimento esplicito è al rischio che si possa creare a Fumane un
inceneritore all’interno della cementeria, nel caso l’azienda venisse
autorizzata a smaltire altri rifiuti oltre a quelli già utilizzati.
«Si teme che la spazzatura di Napoli potrebbe arrivare in una idilliaca
Valpolicella, lì dove hanno vissuto venti generazioni di eredi di Dante»,
scrive il giornalista, che intervista i rappresentanti dei due comitati di
cittadini sorti a Fumane e Marano, Daniele Todesco per Valpolicella 2000 e
Mimmo Contri per Fumane Futura.
Ma, soprattutto, il giornalista riprende il nodo della non compatibilità
tra cemento e aziende vinicole. In gioco c’è l’immagine della
Valpolicella. Ad alzare la voce è Franco Allegrini, delle cantine omonime,
di Fumane, che sottolinea la preoccupazione del settore vitivinicolo nei
confronti dell’utilizzo di rifiuti.
|