MARANO. Il consigliere di minoranza e docente di enologia critica il
sindaco e rilancia
Zardini: «Cementificio
ora serve un confronto»
Gianfranco Riolfi
Realizzare il nuovo forno sotto le colline? De Simone difende il
progetto ed esclude problemi per le temperature
Giovedì 24 Settembre 2009PROVINCIA,pagina 24e-mailprint
Mettere il cementificio sotto terra? È un’idea che non ha convinto
Mentre a Marano l'opposizione esterna i suoi timori in merito alla
salvaguardia del «brand enologico» valpolicellese, a rischio dopo il
grande interesse mediatico sull'ampliamento della Cementirossi di
Fumane, a Padova l'architetto Fernando De Simone torna a difendere il
suo progetto per mettere l'impianto in galleria, dopo la bocciatura
dell'azienda cementiera.
Una bocciatura su cui ritorna Paolo Zardini, agronomo, docente di
enologia e capogruppo delle minoranze in consiglio comunale, che ritiene
invece la proposta un ulteriore elemento su cui dibattere per mantenere
integra l'immagine della Valpolicella nel mondo. «Mi sento sempre molto
vicino a chi, come De Simone, contribuisce a dare soluzioni di valore e
con uno spiccato livello professionale, per il nostro futuro agricolo»,
dice Zardini. «Ci troviamo in una zona a spiccata economia vitivinicola
e i nostri vini si riconoscono tra i migliori a livello internazionale,
per cui ogni contributo per la salvaguardia di questo stato è sempre
prezioso».
Il consigliere prende quindi le distanze dalle posizioni del sindaco
maranese Simone Venturini che, con una lettera ai produttori del Comune,
li aveva invitati a evitare ogni allarmismo, «facendo precisi
riferimenti al reato penale di procurato allarme», aggiunge Zardini, che
poi prosegue: «La lettera del sindaco è fuori luogo perchè invece di
portare nuovi elementi alla discussione impone autoritariamente il
silenzio, chiudendo qualsiasi possibilità di confronto, ancor prima di
ascoltare i produttori che sono il perno dell'economia valpolicellese».
Il consigliere sottolinea che «Venturini invece ha fatto il gioco delle
tre carte rovesciando sulle cantine la colpa della perdita di immagine
senza considerare che è stata proprio la mancanza di dialogo a crearci
un vero e proprio stato di sofferenza mediatica. E' arrivato allora il
momento per tutti, associazioni, Comuni e mondo agricolo, di entrare a
far parte del tavolo delle trattative per gli interessi di tutte le
famiglie che vivono sul territorio e chiedono certezze».
Nel dibattito sull'ampliamento del cementificio, da Padova torna a farsi
sentire anche l'architetto De Simone, collaboratore della norvegese
Norconsult, specializzata negli impianti industriali sotterranei, sicuro
che il progetto di mettere forno e camino all'interno della montagna sia
la scelta più sicura per difendere la Valpolicella. E alla Cementirossi,
poco convinta per l'ingombro e le alte le temperature che l'impianto
svilupperebbe, l'architetto replica. «Negli ultimi 40 anni tutti i più
importanti esperimenti con bombe termo-nucleari, sono stati effettuati
in caverne scavate nella roccia. Gli esperti, ritengono questa soluzione
la migliore per ridurre al minimo gli effetti distruttivi provocati
dallo scoppio e lo spargimento delle scorie radioattive sul terreno e
sulle case. Durante l'esplosione la temperatura nella caverna va oltre i
20 mila gradi, mentre nel cementificio non si superano i 2.500 gradi.
Per quanto concerne le dimensioni dello stabilimento poi, sono di gran
lunga inferiori a quelle delle colline circostanti». |