Martedì 27 Gennaio 2009 PROVINCIA, pagina 25
FUMANE. I dati Arpav parlano chiaro:
l’elevata concentrazione di inquinanti nell’aria non dipende dallo
stabilimento nella valle dei Progni
Pm10, cementificio «assolto»
Giancarla Gallo
Nei primi venti giorni dell’anno la soglia di attenzione per le polveri è
stata superata per otto volte, ma gli impianti di produzione erano fermi
MIRCO FRAPPORTI
L’inquinamento dell’aria di Fumane? Non dipende dal cementificio. Lo
dicono i dati diffusi dall’Arpav, relativi ai primi venti giorni di
gennaio, periodo nel quale gli impianti della valle dei Progni erano
fermi: il limite di 50 microgrammi per metro cubo, che è la soglia di
attenzione per la concentrazione delle Pm10 (le cosiddette polveri
sottili) nell’aria, è stato superato in otto giornate, mentre la media si
è attestata per tutto il periodo sui 47 microgrammi per metro cubo d’aria.
I dati sono riportati quotidianamente sul pannello luminoso che si trova
sulla facciata del municipio.
Risponde con i numeri, il sindaco Mirco Frapporti, alle contestazioni
avanzate, negli ultimi tempi, da cittadini o associazioni, che hanno
imputato alla presenza della Cementirossi, con le sue emissioni, gli
elevati valori di polveri sottili nell’aria in paese.
«Il livello di Pm10 rilevato dalla centralina di Fumane non dipende dalla
cementeria», sottolinea il primo cittadino. «Infatti l’incremento rilevato
nell’ultimo periodo coincide con la fermata degli impianti dovuta alla
manutenzione e al contenimento delle scorte. Una linea di cottura è stata
fermata il 15 dicembre, la seconda il 4 gennaio; la prima è stata
riavviata il giorno 21 gennaio, la seconda ripartirà tra qualche
settimana».
E a sostegno delle sue affermazioni, il sindaco porta le analisi
effettuate dall’Arpav di Verona durante i primi giorni di gennaio sulla
base dei dati della centralina di monitoraggio della qualità dell’aria
situata vicino alle scuole medie. Gli strumenti hanno rilevato in otto
casi il superamento della soglia di attenzione per le polveri. E questo
con il cementificio fermo. Frapporti sottolinea che questi valori di Pm10
vanno considerati in un quadro più ampio, visto che questa forma di
inquinamento riguarda in pratica l’intera pianura veronese e, su scala
ancora maggiore, tutto il bacino del fiume Po.
Interessante il confronto con i dati delle centraline di Verona. Dai dati
dell’Arpav si evince che, nei primi 19 giorni dell’anno, sia in corso
Milano che in località Cason ci sono stati 14 superamenti della soglia di
attenzione. nel primo caso si tratta di una strada a traffico elevato, nel
secondo di una periferia urbana. Il valore medio su tutto il periodo
relativo a corso Milano è di 70 microgrammi per metro cubo, quello
relativo al Cason è di 62. Il grafico, che riportiamo a fianco, mostra
inoltre come, a esclusione dei giorni centrali del periodo considerato, i
valori misurati a Fumane siano confrontabili con quanto rilevato a Verona.
Le analisi dell’Arpav, spiega ancora il sindaco, mostrano inoltre come,
soprattutto dal 15 gennaio in avanti, anche le concentrazioni di Pm2.5 (le
micropolveri) siano confrontabili con quelle delle Pm10; questo significa
che la maggior parte del particolato disperso nell’aria è costituito dalla
componente più fine, che tende ad essere rimossa con maggiore difficoltà
dalla pioggia e dal vento rispetto alle polveri Pm10, e si diffonde
nell’atmosfera uniformando le concentrazioni su vaste aree.
Per verificare come le concentrazioni di Pm10 si distribuiscono su scala
regionale, sono stati analizzati i dati rilevati dalle centraline per il
monitoraggio della qualità dell’aria di ciascuno dei capoluoghi di
provincia del Veneto. Le concentrazioni rilevate sono tipiche delle aree a
ridosso dei centri urbani: i valori medi delle concentrazioni di Pm10 a
Verona, Vicenza, Rovigo, Padova e Treviso sono confrontabili tra loro e
non sono inferiori a 60 microgrammi per metro cubo. La media per Venezia
risulta, ad esempio, di 58, mentre il valore relativo a Belluno è di poco
inferiore a 50 microgrammi per metro cubo.
Le conclusioni dell’Arpav sono esplicite: tutta la pianura veneta è stata
interessata, nei primi giorni dell’anno, da elevati valori di Pm10. Non è
quindi possibile imputare tali concentrazioni a fonti locali di emissione.
A fare il resto hanno provveduto le ripetute situazioni di inversione
termica a bassa quota, che impediscono il rimescolamento della bassa
atmosfera determinando la permanenza delle sostanze inquinanti negli
strati inferiori.
«Teniamo costantemente la situazione sotto controllo», conclude
l’assessore all’ecologia, Ezio Zamboni, «e in nome della trasparenza
dichiariamo tutti i dati, che possono essere verificati da chiunque».
Il problema
riguarda tutta
la pianura
Martedì 27 Gennaio 2009 PROVINCIA, pagina 25
Il problema dell’inquinamento dell’aria? E’ generalizzato.
Non ha dubbi l’ingegner Giancarlo Cunego, direttore dell’Arpa di Verona:
«Basta guardare i dati rilevati nel Veneto: dall’inizio dell’anno gli
sforamenti sono stati diciassette per le città venete più grosse; Vicenza,
Padova, Venezia, Rovigo hanno tutte superato i limiti. La situazione
climatica e atmosferica è tale per cui non c’è ricambio di aria; c’è stata
spesso bassa pressione, con pioggia e assenza di vento». Il sito
www.arpa.veneto.it illustra l’andamento dell’inquinamento in tutta la
Pianura padana, specialmente nel Nordest. «Dal nostro monitoraggio emerge
che il cementificio di Fumane contribuisce generalmente ad aumentare i
valori con l’emissione delle polveri in atmosfera e con il passaggio di
mezzi pesanti», sottolinea l’ingegner Cunego, «ma non è fondamentale per
determinare da solo l’inquinamento. E lo testimonia il fatto che gli
impianti erano fermi nei primi giorni di gennaio, quindi è evidente che
Fumane risente dell’inquinamento generale. Il paese poi, trovandosi in una
stretta vallata quella dei Progni, risente di una ventilazione
particolare, che distribuisce le particelle ovunque, anche molto lontano.
Infatti le polveri Pm10 sono come un gas che si diffonde nella pianura. I
dati registrati dalla centralina di Fumane, unico paese che ne è provvisto
insieme alla città di Verona, appunto per controllare l’attività del
cementificio, sono in linea con quelli di corso Milano e della località
Cason».G.G.