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marano. Rinnovato il ricorso al Tar che rischiava di
decadere dopo 10 anni dalla presentazione
Il Parco dice ancora no agli scavi a Marezzane
Vittorio Zambaldo
Melotti: «È un atto che era dovuto ma mi auguro di avviare un confronto
con il cementificio per una soluzione soddisfacente»
Venerdì 14 Maggio 2010PROVINCIA,pagina 26giornale
L’area di Marezzane è al centro delle polemiche per i possibili scavi
Non ha atteso l’ultimo giorno per far conoscere il proprio pensiero in
merito all’oasi di Marezzane, minacciata dagli scavi del cementificio di
Fumane, la Comunità montana della Lessinia.
Infatti entro sabato prossimo la Comunità, ente gestore del Parco,
avrebbe l'obbligo di esprimersi in merito al ricorso presentato al
Tribunale amministrativo regionale contro il rinnovo per 25 anni della
concessione mineraria all'industria Cementirossi per l'estrazione di
marna e cemento sul Monte Noroni nei Comuni di Fumane e marano di
Valpolicella.
Scadono infatti i termini della perenzione quinquennale, espressione
giuridica che indica un istituto introdotto in seno al processo
amministrativo per il quale, se entro cinque anni le parti in causa non
dimostrano, tramite il compimento di atti, interesse per la causa
pendente, il giudice, rilevata l'impossibilità di decidere nel merito,
dichiarerà estinto il ricorso.
Ma proprio per scongiurare questa evenienza la Comunità montana e il
Parco hanno dato mandato ai propri avvocati di manifestare con gli
opportuni interventi il perdurare dell’interesse al ricorso che poteva
venir meno a causa del tempo trascorso, nonché di mantenere radicata
l'azione legale in seno al Tar. La perenzione quinquennale è stata
introdotta ridurre il contenzioso pendente e gli uffici del tribunale
amministrativo, dopo aver passato in rassegna i ricorsi più remoti non
ancora giunti a decisione, provvedono a notificare ai soggetti che li
hanno proposti la necessità di depositare entro un termine perentorio
istanza di fissazione di udienza.
«Così abbiamo deciso dopo lunga discussione in giunta», fa sapere il
presidente di Comunità e Parco Claudio Melotti, «perché ero in giunta
anche quando si era deciso nel 2000 di avviare il ricorso e dopo due
diverse amministrazioni dell’ente che su questo avevano tenuto una linea
chiara, sarebbe stato difficile muoversi diversamente. Del resto,
obiettivamente, non possiamo chiedere al privato di astenersi
dall’aprire una stradina in area vincolata e poi ignorare che un’azienda
è autorizzata a scavare una montagna. Vorrei comunque precisare che il
mandato agli avvocati è solo per l’istanza di prelievo, cioè per
chiedere al Tar di fissare l’udienza. Mi auguro, e sono convinto, che da
qui in poi si apra un dialogo fra Comunità montana e Cementirossi, per
trovare una soluzione extragiudiziale alla vicenda con reciproca
soddisfazione», precisa il presidente Melotti.
«Consideriamo anche che i Comuni di Fumane e marano di Valpolicella,
sono da sempre a favore dell’intervento del cementificio, anche in
considerazione dell’ottimo lavoro di ripristino condotto sui terreni
dove si è esaurita l’azione mineraria», conclude Melotti.
Contro il cementificio c’è in realtà un doppio ricorso al Tar: il primo
è promosso da Comunità montana, come ente gestore del Parco e
congiuntamente dal Wwf Italia; l’altro dall'associazione ambientalista
Valpolicella 2000. La madre di tutte le questioni si gioca sul motivo se
la concessione ottenuta dal cementificio nel 1999, per scavare almeno
fino al 2025, sia di fatto una nuova concessione o una proroga di quella
preesistente, che prevedeva lo sconfinamento dentro il Parco per 13
ettari, di cui però solo 7 di effettiva escavazione.
Qui di fatto si giocava la questione fondamentale perché se la
concessione non è il rinnovo di una preesistente, come sostiene
Cementirossi, ma una nuova autorizzazione come invece ribadisce il
Parco, non si sarebbe dovuta rilasciare a fronte dell’esistenza di un
ente di tutela chiaramente incompatibile con cave e miniere. |