FUMANE. Dibattito sulla compatibilità dell'attività della Cementirossi e
sulla riduzione del consumo di marna nel procedimento produttivo
Rifiuti nel cemento, chieste garanzie
Giancarla Gallo
Oggi vengono utilizzate 122mila tonnellate di ceneri, gessi e scaglie La
preoccupazione dei cittadini resta la nascita di un co-inceneritore
Giovedì 22 Aprile 2010 PROVINCIA, pagina 27
L’impianto di trattamento della marna per la produzione del cemento
Usare rifiuti nel processo di produzione del cemento potrebbe essere il
primo passo per un business futuro. Si è molto discusso, e non poteva
che essere così, nell'assemblea pubblica affollatissima che aveva come
tema «Compatibilità dell'attività del Cementificio con la Valpolicella;
riduzione del consumo di materie prime naturali nel procedimento
produttivo mediante utilizzo di rifiuti non pericolosi». Di fatto, non
si è parlato della compatibilità dello stabilimento con l'ambiente.
L'ingegner Carlo Poli, dirigente del Settore ambiente della Provincia, e
l'ingegner Filippo Squarcina, consulente del Comune di Fumane, hanno
parlato del percorso conclusosi con l'Autorizzazione integrata
ambientale (Aia) concessa lo scorso 19 marzo, che permette di utilizzare
rifiuti e certifica come questi possano essere mescolati per fare il
cemento.
I rifiuti attualmente autorizzati sono le scaglie di laminazione del
ferro (12 mila tonnellate annue) provenienti dalla pulitura dei
manufatti metallici (normativa del 1998) e le ceneri pesanti da
incenerimento dei rifiuti solidi urbani e del combustibile da rifiuti
(80 mila tonnellate annue, i due terzi di tutti i rifiuti usati a
Fumane, il 12 per cento delle ceneri pesanti a livello nazionale);
questi vengono trasportati da camion (6.600 camion solo per le ceneri
pesanti, che diventano il doppio considerando andata e ritorno),
scaricati in una fossa e con un carroponte portati all'impianto di
macinazione. Inoltre vengono usati i gessi da desolforazione (30 mila
tonnellate annue) delle centrali termoelettriche, che vengono aggiunti
al clinker.
In tutto, 122 mila tonnellate annue di rifiuti che consentono di scavare
meno marna dalle colline. «Ma che cemento viene fuori con questi
rifiuti?», ha chiesto Mimmo Conchi, presidente di Fumane Futura, «siamo
sicuri che non sia tossico? E i rifiuti, ricchi di metalli nocivi, non
rilasciano emissioni ancora più pericolose? La marna non ha queste
concentrazioni di metalli. Bisogna tener presente il bioaccumulo di
queste sostanze per noi che le respiriamo da diverse decine di anni».
Conchi ha anche richiesto che le ceneri pesanti in entrata vengano
certificate: «Quanto guadagna la Cementirossi dallo smaltimento dei
rifiuti? Ci è stato risposto che è un'informazione riservata», ha
sottolineato Conchi.
L'ingegner Pierandrea Fiorentini, del cementificio, ha avuto il suo bel
daffare per tranquillizzare gli animi.
Il consigliere di maggioranza, Antonio Fumaneri, ha ribadito che prima
di tutto viene la salute dei cittadini e dei bambini, dato il «posto
infame in cui, 55 anni fa, è stata realizzata la cementeria, e i
conseguenti problemi di traffico».
Si è parlato a lungo delle polveri Pm10, dei 68 superi medi annui
registrati a Fumane (contro i 35 di legge), che si verificano però anche
nei periodi in cui gli impianti sono fermi. Daniele Todesco, di
Valpolicella 2000, nel ricordare il ricorso presentato contro le
autorizzazioni rilasciate dalla Provincia, ha parlato di «filtri vecchi
nell'impianto ormai obsoleto, dell'anidride carbonica ad alti valori
(pur nei limiti di legge, che sono altissimi)» e «della ricaduta sulle
piscine frequentate dai bambini». L’ex sindaco Fernando Cottini ha
invece chiesto all'amministrazione di avere certezze e di effettuare
maggiori controlli.
Erano presenti anche il sindaco di Sant’Ambrogio, Nereo Destri, e il
delegato Giancarlo Signorini di San Pietro in Cariano, i comuni
interessati dalla ricaduta delle polveri.
La serata è terminata con le parole di Conchi: «Come in tutti i
cementifici, siamo di fronte al disegno di usarli come co-inceneritori,
e cioè al business dei rifiuti. Questo è il primo passo verso un futuro
in cui Fumane e la Valpolicella diventeranno un polo di smaltimento».
Uno schiaffo alla compatibilità con l'ambiente e allo sviluppo
enogastronomico e turistico della zona.
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Il caso Exide non agita i cittadini e nemmeno l’Arpav si è presentata
Giovedì 22 Aprile 2010 PROVINCIA, pagina 27 e-mail print E’ andata
praticamente deserta l'assemblea organizzata dall'amministrazione
comunale per discutere sull'Exide, che produce batterie e piastre per
auto e camion. Pochissimo pubblico (una quindicina di persone che
abitano nelle vicinanze dello stabilimento), pochissimi amministratori,
assente perfino il delegato dell’Arpav. L'ing. Roberto Brembilla,
direttore dello stabilimento di Fumane, piccola realtà della
multinazionale Exide, che ha la sede più importante a Romano di
Lombardia, ha presentato l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia)
ottenuta la scorsa estate dalla Provincia, gli impegni assunti, le
metodologie dei controlli e le azioni finora. Ci sono ancora studi e
controlli da fare relativamente all'impianto, i dati verranno presentati
in un secondo incontro, in particolare quelli sul riciclo delle acque e
sui rumori. L'anno scorso era stato sollevato proprio dagli attuali
amministratori (che erano in minoranza) il dubbio che le falde acquifere
e l'acquedotto potessero essere inquinate dal piombo. L’azienda oggi
occupa 39 dipendenti, dopo alcuni licenziamenti (15) e alcuni
pensionamenti; in passato i lavoratori erano una settantina. La crisi ha
giocato un ruolo importante per i profitti dell'azienda con un
abbattimento del 70 per cento. A Fumane vengono lavorate ogni anno 4.500
tonnellate di piombo, mentre il potenziale dell'impianto arriva a 7.800
tonnellate; non c'è un sistema di monitoraggio sui quindici camini.
L'azienda sostiene che le emissioni sono annualmente pari a 20 chili di
piombo in atmosfera e a 8 chili in acqua. Lo stabilimento fumanese non
ha possibilità di espandersi sia per la mancanza di spazio, sia perché
non è previsto dal Piano regolatore, quindi è alla sua massima capacità.
Il sito si trova, a differenza di quello di Romano, vicino alle
abitazioni e questo ha creato problemi: i cittadini hanno lamentato
rumori, odori e soprattutto pruriti, specialmente un cittadino che
lavora i campi nelle vicinanze della Exide. Questo fenomeno, ma
soprattutto la puzza che si sente in alcune ore della giornata, sono
dovuti al fatto che nel processo di trasformazione viene usato l'acido
solforico. Non sono mancate discussioni tra il sindaco Domenico Bianchi
e l'ex sindaco e capogruppo di minoranza, Mirco Frapporti, sul progetto
di realizzazione della tangenziale ovest, per ridurre il traffico in
paese, molto impattante per la collina dove si trovano numerosi edifici
antichi. Ai cittadini è rimasto un dubbio: perché è stata indetta
proprio ora un'assemblea su questo argomento, quando non c'erano novità
di rilievo e non c'erano dati su cui discutere?G.G.
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