MARANO e FUMANE. Dopo la denuncia di un dipendente, la Cementirossi ha scritto all’Arpav, alla Provincia e ai Comuni

Rifiuti sospetti sepolti a Ziviana
Il cementificio chiede indagini

Giancarla Gallo
Martedì 23 Febbraio 2010 PROVINCIA, pagina 25

La Cementirossi chiede all’Arpav un'indagine conoscitiva, dopo la segnalazione di un dipendente dell’azienda fumanese, che ha denunciato lo scarico di rifiuti sospetti su un terreno oggi di proprietà della cementeria. L’episodio risalirebbe a circa 25 anni fa. A sollevare il caso, che sta alimentando in questi giorni dubbi e interrogativi sia a Fumane che a Marano, è stata la dichiarazione del direttore dello stabilimento Cementirossi, Claudio Marcon, che è anche il responsabile per gli adempimenti ambientali dell’azienda.
Marcon ha inviato una comunicazione all'Arpav, alla Provincia e ai comuni nella quale viene spiegata la vicenda: «Ci è stato segnalato da un nostro dipendente che, in epoca imprecisata ma probabilmente risalente agli anni Ottanta, presso un sito di proprietà della società, in Comune di Marano, località Ziviana, precedentemente adibito ad attività di estrazione mineraria già rinaturalizzato, sarebbero stati interrati, o comunque depositati, dei rifiuti di natura non specificata», spiega il direttore dello stabilimento nella lettera, datata 15 febbraio 2010 e protocollata in municipio a Fumane due giorni dopo.
Marcon si sente di escludere che tali fatti siano stati commessi e riferibili all'attuale compagine societaria, quindi sarebbero da attribuire alla precedente gestione della Cementi Verona. La Cementirossi di Piacenza, infatti, è subentrata nel 1993. Oltre all'indagine conoscitiva, finalizzata a riscontrare la veridicità di questa segnalazione, l'azienda ritiene che si debbano adottare provvedimenti di rimozione e avvio allo smaltimento dei rifiuti eventualmente presenti.
La zona in questione è in parte soggetta a rimboschimento e in parte già interessata da una vasta area di bosco ad alto fusto. Prima di provvedere all’eventuale bonifica, come imposto dalla legge, si dovrà conoscere la sussistenza del fenomeno, l'entità, la tipologia dei rifiuti eventualmente presenti, la possibilità che vi possa essere stato un pregiudizio per le falde acquifere. Si dovrà poi concordare un sopralluogo congiunto e le modalità per le prime ricerche sui terreni.
La notizia ha rinfocolato le polemiche, specie all’interno dei due comitati - Valpolicella 2000 e Fumane Futura - nati per controllare il possibile inquinamento determinato dall’attività del cementificio.
Il presidente di «Futura», Mimmo Conchi, chiede che vengano effettuate analisi e indagini serie da parte degli enti preposto: «Come comitato siamo molto preoccupati sulla natura di questi rifiuti, sul fatto che possano essere pericolosi e che sono sepolti lì da chissà quanto tempo», sostiene Conchi. «Ci chiediamo come mai questa comunicazione sia venuta fuori solo adesso e non prima, quando si poteva provvedere per tempo, magari ripulendo la zona dai rifiuti pericolosi sotterrati. Certo, le leggi allora non erano attente come adesso all'aspetto della salvaguardia ambientale».
«E' una notizia di grande importanza», sottolinea Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000, «che invita a fare attenzione all'aspetto dell'utilizzo dei rifiuti. Certo, c'è da chiedersi come mai questi rifiuti di 25 anni fa siano stati interrati proprio a Ziviana, dove ci sono falde acquifere».


Fiorentini:
«Già avviata la verifica»
Martedì 23 Febbraio 2010 PROVINCIA, pagina 25 e-mail print «Per Cementirossi essere attenti all'ambiente significa preoccuparsi del presente e del futuro, ma non meno importante è verificare ogni voce anche riferita al passato e a gestioni precedenti del cementificio e delle aree a esso connesse», afferma l’ingegnere Pierandrea Fiorentini che segue l'aspetto ambientale.
«Perciò, appena avuta la segnalazione dal nostro dipendente su possibili eventi risalenti agli anni Ottanta, abbiamo ritenuto di avviare una indagine conoscitiva per riscontrare la veridicità della segnalazione, al fine di adottare provvedimenti di rimozione e avvio allo smaltimento dei rifiuti eventualmente presenti. E abbiamo segnalato quanto appreso alle autorità per coordinare insieme quanto serve a una prima valutazione della situazione».G.G.

C’è il caso dell’ossido di ferro
Martedì 23 Febbraio 2010 PROVINCIA, pagina 25 e-mail print Che si tratti di quei 30 mila quintali di ossido di ferro scaricati dalle acciaierie Dalmine di Bergamo da alcuni trasportatori che lavoravano per la Cementi Verona? La notizia, apparsa sul «Nuovo Veronese» il 27 febbraio del '94, aveva fatto molto scalpore, ma non aveva poi portato a indagini giudiziarie né a ricerche o ritrovamenti.
Una quantità così elevata di una polvere micidiale, finissima come borotalco, tossica e che depositava dappertutto, derivata dall'abbattimento dei fumi delle acciaierie, era scomparsa nel nulla; e non si era più saputo se fosse stata utilizzata o sepolta appunto nella cava aperta dallo scavo nel primo cantiere. Per trasportare 30 mila quintali di ossido di ferro, che doveva essere mescolato al cemento, sarebbero serviti almeno 200 camion.G.G.