MARANO. Il sindaco ordina il divieto di transito sulla sterrata privata dopo la voragine che si è aperta sulla carreggiata

Marezzane, chiusa la strada
C’è un buco profondo 26 metri

Giancarla Gallo
Due speleologi hanno esplorato la cavità carsica erosa dall’acqua Todesco: «Per chiuderla utilizzati ghiaia ma anche scarti edilizi»
Mercoledì 24 Febbraio 2010 PROVINCIA, pagina 28

Un buco di un metro di diametro e di 26 metri di profondità, di natura carsica, si è aperto sulla strada non asfaltata che porta a Marezzane. Il sindaco di Marano ieri ha emesso ordinanza di chiusura della strada vicinale «Marezzane» per accertamenti e per tutelare l'incolumità dei cittadini che usufruiscono di tale strada; l'area circostante il cedimento è stata transennata con divieto per chiunque di oltrepassare la zona recintata. E' stata avvisata la stazione dei carabinieri di Negrar, la polizia municipale e il responsabile della protezione civile, Daniele Lonardi.
«Tale cavità sembra estendersi sotto il sedime stradale, e presenta instabilità geotecnica e strutturale», spiega il sindaco, «e potrebbe essere oggetto di ulteriori cedimenti, costituendo pericolo per gli utenti della strada vicinale, usata dai frontisti con mezzi carrabili e da escursionisti. La strada vicinale, non comunale, è di proprietà dei frontisti, in primis della Cementirossi. Contatterò i vari proprietari per capire come mettere in sicurezza la strada, sui cui vige un diritto pubblico di passaggio, che legittima l'ordinanza».
La vicenda è stata seguita dal consigliere comunale Mario Lonardi e dal presidente di Valpolicella 2000, Daniele Todesco. «La voragine si è aperta lunedì scorso ed è stato subito avvisato il vigile di Valgatara. Dopo un sopralluogo da parte del geometra dell'Ufficio tecnico comunale, hanno deciso di chiudere il buco con materiale di recupero», spiega Todesco, che ieri ha inviato in municipio una segnalazione scritta, con richiesta di chiarimenti. «Ma la cosa grave è che, per chiudere l'enorme buco, non è stata usata solo ghiaia proveniente dalle cave, ma anche materiale di scarto con rifiuti di cantiere edile, pezzi di mattoni, piastrelle», continua Todesco. «Abbiamo chiesto l'intervento del Gruppo attività speleologica veronese, il Gasv, per capire la natura di questa cavità».
Gli speleologi si sono calati nel buco, che è risultato essere una cavità fusoide di natura carsica a forma di imbuto. Alfonsina Cuccato e il presidente del Gasv, Roberto Accordi, sono rimasti enormemente sorpresi dell'apertura dell'antro e del sifone sottostante e, soprattutto, della sua profondità, che raggiunge da quello che si è visto al momento i 26 metri. La galleria è risultata molto ampia, la roccia erosa dall'acqua molto liscia e pulita, ma la cosa più sorprendente è che, parallela a questa cavità, ce n'è un'altra, alla distanza di un metro circa, più profonda, che non si è ancora aperta in superfice, ma potrebbe farlo da un momento all'altro, data la friabilità del terreno.
Tutta la zona è di tipo carsico e ricchissima di sorgenti: vi sono quindi molte cavità che si formano per disgregazione del materiale friabile (tipo «toar»), molto presente nella zona, a causa dell'azione erosiva dell'acqua, che tende a incunearsi laddove il terreno è asportabile e friabile o con presenza di vuoti. Il buco sembra essere di origine piuttosto recente.
«I due speleologi si sono calati per capire di cosa si trattasse gratuitamente, e con pericolo, e per di più la domenica per farci un piacere», ha sottolineato Todesco, che ha ribadito il pericolo della strada che deve assolutamente essere messa in sicurezza quanto prima.
«E' assurdo che si sia deciso di chiudere il buco in questo modo, senza fare l'analisi della natura stessa della cavità e poi con materiale edile». Replica il sindaco di Marano, Simone Venturini: «I "rifiuti" citati da Todesco? Verificherò se è stato fatto depositare materiale edile e laterizi, e da chi».