RIFIUTI
Ragioniamo
sulle alternative
Sabato 28 Agosto 2010LETTERE,pagina 25e-mailprint
Gli inceneritori sono la tappa finale ed evitabile di un percorso
lineare che porta alla trasformazione dei rifiuti in inquinanti per
aria, acqua e terra. La storia delle cose, in natura, è invece
circolare, non esiste rifiuto. I sostenitori dell’incenerimento, come
business a proprio vantaggio ma a scapito delle comunità e
dell’ambiente, cercano di nascondere tale evidenza cambiando i nomi
delle cose. Così l’inceneritore diventa «termovalorizzatore» e, a
Fumane, con il termine «Revamping» si vorrebbe «incartare» elegantemente
l’elevazione da 30 a 105 metri del cementificio tipo l’impianto di
Pederobba, dove si bruciano pneumatici, la trasformazione delle case
nelle nuove discariche facendovi arrivare gli scarti degli inceneritori
attraverso il cemento, polverizzare l’oasi naturale di Marezzane. Il
vero movente dell’operazione, il megabusiness dei rifiuti, resta
informazione riservata.
L’opportunità di evidenziare quanto sopra mi viene da una lettera
apparsa su L’Arena a firma del rappresentante sindacale dei lavoratori
Cementirossi. Comprendo l’intenzione di tutelare i posti di lavoro e
vorrei, nel contempo, proporre un paio di argomenti per riconfigurare
con più lungimiranza questa importantissima questione.
a) Esiste un modello Vedelago, Treviso, nella gestione dei rifiuti che
consente di ottenere elevatissime performance di differenziata,
abbattimento della tassa rifiuti e creazione di occupazione 28 volte in
più rispetto le strategie di incenerimento.
b) «Le risposte alla crisi stanno nelle scelte durature e sostenibili
per l’uomo, le donne dell'ambiente. Per questo è necessario investire
risorse nella trasformazione equa e sostenibile dei modelli di
produzione e di consumo (...) per mantenere ed incrementare
l’occupazione». Commento di Epifani, leader Cgil, al rapporto del
Consiglio europeo per l’energia rinnovabile e Greenpeace che prospettano
opportunità per 8 milioni di posti di lavoro.
c) In Veneto, negli ultimi decenni, si sono costruite case per 700mila
persone quando la popolazione è aumentata solo di 288mila unità.
A questo punto pare evidente che la scelta è tra l’interesse della
comunità ed un interesse privato, anche da un punto di vista
occupazionale.
Emanuele Trecate
SANT’AMBROGIO DI VALPOLICELLA |