L'ARENA  del 17 maggio 2011

       

 

FUMANE. Dopo le sentenze del Tar su cementirossi e Italcementi, parla l'associazione di aziende

Gli imprenditori del cemento:
«Un clima anti-industriale»
Giancarla Gallo
L'Aitec: «C'è bisogno di regole certe. Altrimenti non ci sarà futuro»
giornale e-mail print Martedì 17 Maggio 2011 PROVINCIA, pagina 34

La sede della Cementirossi a Fumane«Un clima anti-industriale» che rende difficile «programmare iniziative industriali nella Regione»: è quello che lamenta il presidente dell'Aitec, Associazione italiana tecnico economica cemento, Alvise Zillo Monte Xillo, in una lettera alla stampa.
Il «clima anti-industriale», aggravato dall'attuale crisi economica, si sarebbe venuto a creare in Veneto in seguito alle recenti sentenze del Tar, che ha bocciato i progetti di ammodernamento dell'impianto di Fumane di cementirossi e di quello di Monselice di Italcementi.
«La pianificazione industriale del territorio ha bisogno di regole certe e di percorsi di verifica seri ma inappellabili», dice Zillo Monte Xillo; «non è possibile che iter autorizzativi lunghi, dettagliati, analitici vengano spazzati via da un ricorso di gruppi portatori di interessi specifici e magari contrapposti all'industria, con il risultato di mettere in discussione investimenti orientati alla crescita dell'efficienza delle imprese e a un radicale miglioramento della compatibilità ambientale degli impianti grazie a un drastico abbattimento delle emissioni». Del resto, imprese che investono ingenti capitali hanno necessità di programmazione e di pianificazione di medio-lungo periodo per assicurare un adeguato ritorno sul capitale impiegato e una coerente ridistribuzione delle risorse nel territorio in cui operano.
Ma le due sentenze riguardanti cementirossi del 1° marzo e quella di Monselice della scorsa settimana, che hanno accolto le posizioni di comitati di cittadini in difesa dell'ambiente, hanno destabilizzato l'equilibrio imprenditoriale, creando una grave forma di incertezza .
«I casi di Fumane e di Monselice dimostrano che non è possibile con l'attuale sistema legislativo e normativo, fatto di leggi, norme, interpretazioni, ricorsi, appelli, poter programmare iniziative di lungo periodo», continua il presidente di Aitec nel suo documento. «Come imprenditori di un sistema capital intensive abbiamo bisogno di iter più razionali e rapidi, pur nel pieno rispetto degli interessi collettivi, e di certezze.
Riteniamo che sia indispensabile che le istituzioni, legittimate a comporre interessi diversi che si esprimono sul territorio, intervengano per ridurre le aree di incertezza e stabiliscano regole, diritti e doveri che siano un punto di riferimento per tutti».
È ncessario, quindi, un intervento rapido con la creazione di un tavolo di confronto tra gli enti interessati. «La Regione, la Provincia o il Ministero dell'ambiente creino un tavolo per raggiungere un risultato che permetta alle imprese, ai lavoratori e ai cittadini di disegnare con certezza il loro destino. Se le istituzioni non recepiscono la gravità di quanto sta avvenendo, non ci sarà futuro per l'economia della Regione e del Paese».