FUMANE. Un gruppo di produttori vinicoli risponde ai cementieri
«Un clima anti industriale?
No, solo leggi da rispettare»
Sboarina: «La vocazione della Valpolicella è agricola e un vecchio
cementificio non può costituire un alibi»
giornale e-mail print Giovedì 19 Maggio 2011 PROVINCIA, pagina 25
I cantinieri della Valpolicella rispondono alla lettera, apparsa su
L'Arena martedì scorso, firmata dal presidente dell'Associazione
italiana tecnico economica del cemento, Alvise Zillo Monte Xillo, che
denunciava il «clima anti industriale» che si sta creando dopo le due
sentenze del Tar Veneto che ha bocciato i progetti di CEMENTIROSSI a
Fumane e Italcementi a Monselice. Entrambe le ditte produttrici di
cemento avevano presentato progetti di rilancio industriale con la
presenza di torri alte un centinaio di metri, con un aumento del ciclo
produttivo.
Le sentenze hanno invece sottolineato l'incompatibilità tra l'esistenza
di un cementificio in un'area di parco o di agricoltura vocata,
presupponendo la necessità di attivare una programmazione intelligente
nel governo del territorio.
Spiega il portavoce delle cantine valpolicellesi, Giorgio Sboarina:
«Condividiamo il principio che chi intende investire il proprio denaro
per un'attività deve avere di fronte regole chiare e trasparenti che gli
permettano di operare in prospettiva, con serenità. Tale principio però
deve essere universale, deve esser valido per i cementieri, ma anche per
gli agricoltori o per chiunque intenda intraprendere».
Ma c'é un altro principio che deve essere condiviso: il rispetto delle
leggi e la loro applicazione. «La legge Italiana e regionale in materia
di insediamento di industrie nocive (quale è un cementificio) prescrive
che debbano essere redatti dei piani territoriali e debbano essere
individuate delle aree dove tali aziende possano sistemarsi e
pianificare in tranquillità. Tali piani nel Veneto non esistono, e
questo determina il caos e ognuno, complice la burocrazia, tende a fare
come gli pare».
Ma c'è anche una legge sulla tutela dell'ambiente che esclude possano
essere insediate industrie nocive nei territori con vocazioni di colture
di particolare pregio come i vigneti della Valpolicella, dicono ancora i
cantinieri.
«Le leggi ci sono e le sentenze del Tar non sono a supporto di comitati
o cittadini capricciosi, bensì tendono al rispetto delle leggi che in
molti casi vengono eluse o dimenticate non solo dagli operatori ma anche
dagli uffici preposti e da amministratori distratti,come ben espresso
nella sentenza che annulla le delibere della Provincia».
E ancora: «Qualsiasi persona di buon senso, anche gli amministratori
della CEMENTIROSSI, devono convenire che un nuovo cementificio nel cuore
della Valpolicella non si deve fare», sostengono i cantinieri nella loro
risposta. «La vocazione territoriale di gran parte della Valpolicella è
sicuramente e profondamente agricola e la preesistenza di una vecchio
cementificio, nato molti anni fa fra le vigne, non può oggi costituire
un alibi per creare uno scempio irreparabile.
«Alcuni comuni anche della provincia di Verona», conclude la lettera,
«come per esempio Mezzane e Monteforte hanno stabilito che la vocazione
dei loro territori è fondamentalmente agricola e quindi le industrie non
vi si possono insediare: è un buon esempio da seguire anche a Fumane».G.G
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