VALPOLICELLA. Il presidente onorario veneto lancia un appello a Regione e
Provincia
Il Wwf: «Edilizia e vigne
si deve tirare il freno»
Camilla Madinelli
Amadio: «Fondamentale la conservazione del patrimonio agricolo e dei
nuclei naturalistici, nuove costruzioni solo per i residenti»
e-mail print Mercoledì 20 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 27
Tutela e sviluppo della Valpolicella: il Wwf lancia un appello a Regione
e Provincia perché, nella stesura dei loro Piani territoriali di
coordinamento (Ptrc e Ptcp), tengano conto delle sue peculiarità
paesaggistiche, agronomiche, culturali e residenziali. Tanti sono
infatti, secondo il presidente onorario del Wwf del Veneto, Averardo
Amadio, gli aspetti che rendono unica questa valle. «È un posto speciale
sotto molteplici punti di vista, che merita attenzione», esordisce,
«Regione e Provincia lo considerino nei loro Piani. Per noi è
fondamentale la conservazione del patrimonio agricolo e di nuclei
naturalistici importanti».
Il Wwf non si arrende all'idea di una Valpolicella trasformata in
sobborgo urbano, che conta oggi circa 70mila abitanti, già vittima di
«una urbanizzazione con pianificazione campanilistica, in cui ogni paese
guardava solo al suo orticello». Alla pianificazione regionale e
provinciale in corso chiede una visione complessiva che tenga presente
sia la conoscenza del territorio che le esigenze dei residenti e delle
attività economiche, con l'obiettivo di ridare armonia ai luoghi e
conservarne la bellezza. «Anzitutto chiediamo il risparmio del
territorio, come si sta facendo in altre parti d'Italia», prosegue
Amadio. «Si va infatti diffondendo un moderno pensiero urbanistico che
prevede l'utilizzo di quello che già c'è, favorendo le ristrutturazioni.
Quindi proponiamo di limitare le nuove costruzioni e di riservarle
unicamente ai residenti, ma anche di arrestare la proliferazione dei
vigneti e la loro risalita verso la montagna. Attorno ai campi deve
rimanere un ambiente naturale spontaneo, elemento di stabilità
paesaggistica e idrologica. La viticoltura deve rallentare il passo».
Ma la Valpolicella, secondo Amadio, non deve diventare nemmeno un
sobborgo di Verona strangolato da veicoli e inquinamento, soprattutto in
previsione di un turismo della vallata. Il consiglio anti traffico per
gli amministratori? «Niente opere, ma riduzione del traffico e
diffusione capillare dei mezzi pubblici. Invece di spendere milioni per
nuove strade», spiega, «meglio impiegare le risorse per incentivare
l'uso degli autobus».
In ogni caso, il Wwf invita le istituzioni a tener conto del parere dei
cittadini. «Le cinquemila firme raccolte su iniziativa dell'associazione
Salvapolicella per chiedere l'istituzione di un parco naturale di
interesse locale», prosegue Amadio, «manifestano una volontà popolare.
Il parco non deve essere visto come una somma d'impedimenti alle
attività agricole, artigianali e commerciali, ma come opportunità per il
loro miglioramento e per una conduzione qualificata nel rispetto del
patrimonio agricolo e naturale. Va inteso in modo moderno, come ente
capace di dare indicazioni corrette per l'ambiente e i cittadini».
Ma a questa proposta di legge, secondo Amadio, mancano le firme
fondamentali dei sindaci dei cinque Comuni della Valpolicella storica.
«Chiedo loro di ovviare alla dimenticanza e di firmare nell'interesse
dei loro amministrati», conclude. «Sarebbe il primo passo per gestire
collegialmente e armoniosamente presente e futuro della Valpolicella».
«Cementeria rispettabile
ma non diventi eterna»
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La collina di Marezzane
Un esempio di Valpolicella da tutelare? Per Averardo Amadio una su tutte
c'è l'oasi di Marezzane, sopra Marano, dove fioriscono decine di
orchidee selvatiche e la natura dà spettacolo in ogni stagione
dell'anno. La collina fa parte del Parco regionale della Lessinia, ma il
suo futuro è in bilico perché area di scavo del cementificio di Fumane,
la cui richiesta di ampliamento e ammodernamento è stata intanto
bloccata da un pronunciamento del Tar.
«Non cantiamo vittoria, ma è un segnale senza dubbio importante, che
dimostra un'accresciuta sensibilità verso la Valpolicella», commenta
Amadio. «La cementeria è una realtà rispettabile, che dà lavoro a un
centinaio di persone, ma non deve diventare eterna. Non vogliamo che si
scavi per i prossimi cento anni: ristrutturazione e ampliamento
dell'azienda non sono accettabili da tanti punti di vista, urbanistici,
igienico sanitari, agronomici e paesaggistici. Gli interessi prevalenti
della Valpolicella, che ha già contribuito molto per lo sviluppo
economico di questa realtà, non sono quelli della produzione di
cemento», conclude Amadio.C.M.
GARGAGNAGO. La trasformazione della Valpolicella al centro dell'incontro
voluto dai Rotary
Salvare il salvabile: ecco la ricetta
per arrestare la «negrarizzazione»
L'esempio di Marano che ha bloccato le lottizzazioni e la rabbia di
Fedrigo per la tutela del paesaggio
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Lo scempio in Valpolicella è stato al centro dell'incontro fra i Rotary
club Scaligero e Verona Sud, che si è tenuto a Gargagnago nella villa
del presidente dell'osservatorio SalValpolicella, Pieralvise Serego
Alighieri. Paolo Buffatti, del Rotary, ha presentato la storia della
vallata e la sua trasformazione nel tempo; Gabriele Fedrigo, autore del
libro «Negrarizzazione, speculazione edilizia, agonia delle colline,
fuga della bellezza», ha parlato di edilizia selvaggia; il sindaco di
Marano, Simone Venturini, ha sottolineato la particolarità del suo
Comune, che non punta a nuove lottizzazioni ma al recupero
dell'esistente.
Prima dunque la Valpolicella com'era, come testimoniano le fotografie di
50 anni fa, quando si vedeva tanto verde dalla chiesa di Arbizzano a
quella di San Pietro in Cariano. E poi com'è adesso: «Una colata di
cemento con iperurbanizzazione dovunque, da Negrar a Sant'Ambrogio», ha
sottolineato Fedrigo, «un filo di 20 chilometri da Verona a Domegliara
di paesi spersonalizzati, lottizzazioni anonime sparse ovunque come
“post it” dai colori assurdi, come a Valgatara, colori che nulla hanno a
che fare con la Valpolicella. E ancora, capannoni, annessi rustici
abusivi, gli scavi del cementificio sulle colline di Fumane e Marano,
speculazioni edilizie volute dalle amministrazioni che si sono
succedute, che hanno badato alle entrate dagli oneri di urbanizzazione a
danno della bellezza».
In questa corsa al mattone si è distrutta irrimediabilmente l'estetica
della Valpolicella. Vien da pensare al marchese Maurizio Gherardini, che
scrisse un poemetto sulla vendemmia in Valpolicella, a cui partecipavano
gli Dei. Ormai di quell'epoca è rimasto poco o nulla, è il grido
d'allarme lanciato nel corso della serata. Fedrigo ha invitato a
reagire, anche se ritiene che si sia toccato il fondo, come aveva
paventato il giornalista de L'Arena, Giuseppe Silvestri, che negli anni
tra il '54 e il '65 aveva dato per persa la Valpolicella, dopo l'arrivo
nella Valle dei Progni di una cementeria e l'urbanizzazione selvaggia, e
nonostante il vincolo paesaggistico imposto nel 1957 e le lotte del
soprintendente Piero Gazzola. «Dobbiamo fermare il fenomeno», aveva
detto nel '97 l'architetto Arturo Sandrini, che coniò il termine «negrarizzazione».
«Perchè questa aggressività ai danni del territorio? Perchè questo
accanimento», si è chiesto Fedrigo. Non c'è più nulla da fare? «Bisogna
creare una rete di resistenza», è l'idea di Fedrigo, «ritrovare una
nuova sensibilità nei cittadini, riprendere il senso del bello per
salvare il salvabile. E c'è ancora qualcosa da salvare, da Marezzane
all'area ex Lonardi a San Pietro, a Palazzo Bertoldi».G.G.
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