L'ARENA  del 22 dicembre 2011

 

«La Regione è tenuta
ad accettare il parere»

giornalee-mailprintgiovedì 22 dicembre 2011 PROVINCIA, pagina 29
L´architetto Gianna Gaudini
Lo stop al progetto di scavo della collina di Marezzane è stato sicuramente il detonatore che ha fatto esplodere il «caso» del cementificio di fumane. Uno stop che rischia di avere ripercussioni pesanti anche sull´occupazione, come hanno sottolineato nell´assemblea di ieri i lavoratori della Cementirossi. Le motivazioni di questo «no» sono state sintetizzate così: il progetto è troppo impattante e troppo ampio, ha detto la Soprintendenza ai beni ambientali di Verona nel suo parere che ha bloccato l´espansione della miniera a Marezzane. «Abbiamo dato dieci giorni di tempo alla Cementirossi per inviare delle osservazioni», ha affermato la soprintendente, l´architetto Gianna Gaudini, che spiega l´iter della vicenda, «ma nonostante questo non è stato possibile cambiare il parere, che resta negativo. Noi abbiamo spiegato i motivi ostativi. La ditta può presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale, se lo ritiene opportuno, anche se le osservazioni inviate anticipano le eventuali motivazioni del ricorso. Ha tempo sessanta giorni; può anche ricorrere al Consiglio di Stato in seconda battuta. La Regione, invece, è tenuta ad accettare il parere vincolante della Soprintendenza in base all´articolo 146 del codice, anche se l´anno scorso la commissione regionale di valutazione di impatto ambientale aveva espresso parere favorevole allo scavo di Marezzane».G.G.

Giancarla Gallo
I lavoratori sollecitano l´azienda e criticano la Lega Timori per il blocco, da domani, del secondo forno I vignaioli nel mirino: «Viti e pesticidi inquinano»
giornalee-mailprintgiovedì 22 dicembre 2011 PROVINCIA, pagina 29 Massiccia presenza di lavoratori all´assemblea sindacale che si è svolta ieri al cementificio di fumane. Un´assemblea «arrabbiata», senza mezzi termini, dopo il «no» della Soprintendenza ai beni ambientali di Verona al progetto di scavo sulla collina di Marezzane. I dipendenti della cementirossi sono fortemente preoccupati: «In questa situazione di crisi nazionale, possiamo restare a casa senza lavoro da un giorno all´altro», ha detto un dipendente. «Si dice che ci sono le autorizzazioni a scavare fino al 2025, ma bisogna vedere se la proprietà ha interesse a restare qui. Per di più è scaduto il permesso di scavo nel cantiere di Barbiaghe».
La situazione non è per nulla rosea: dopo la sentenza del Tar del Veneto del primo marzo scorso, che ha bocciato il progetto di ammodernamento dello stabilimento di fumane insieme alle delibere per l´utilizzo di materie alternative alla marna, ecco il no della Soprintendenza alla miniera di Marezzane. Come si esprimerà il Consiglio di Stato il prossimo 17 gennaio?
Ma a tutto questo si aggiunge il fatto che domani verrà spento, ufficialmente per manutenzione, anche il secondo forno dello stabilimento di fumane, fino a data da destinarsi. Il primo è fermo invece da fine novembre. La produzione di cemento è già stata spostata a Piacenza. Così fumane, l´unico dei tre stabilimenti della Cementirossi che ha i cantieri per l´estrazione della marna, risulta il più penalizzato.
Tanti sospetti, dubbi e interrogativi sono emersi nel corso dell´assemblea dei lavoratori. La paura di tutti è che ci sia un accordo già scritto a livello politico, deciso sopra le loro teste, che potrebbe ipotecare il futuro. «Il problema principale è quello di una comunicazione con l´azienda», ha detto chiaramente il sindacalista Stefano Facci della Cgil. «Non siamo informati, non sappiamo come stanno le cose. E´ prioritario ripristinare questo rapporto con la proprietà e parlare a carte scoperte».
Mario Ortombina della Cisl ribadisce questa necessità e si chiede: «Questo silenzio fa parte della strategia dell´azienda? Siamo pedine di equilibri politici della Regione? L´azienda è con noi o contro di noi? Perchè non ha detto niente?».
La lamentela dei dipendenti è stata forte: «Manca attenzione al problema dell´occupazione», ha detto Amancio Morando. «Bisogna fare di più, non siamo stati capaci di parlare con forza. Perchè la Lega nord dà come scontata la chiusura?». Una lettera è stata inviata anche in Regione all´attenzione del presidente Luca Zaia, chiedendo un incontro, ma la risposta è stata negativa.
Un´altra verrà inviata in questi giorni al ministero per far presente la situazione. Intanto l´azienda convocherà un incontro per un confronto non prima di gennaio. Facci ha consigliato «di andare dal prefetto tutti compatti». E ancora: «Bisogna stare attenti che non ci siano disegni diversi, ma la ditta ce lo deve dire».
Diversi gli interventi dei lavoratori che hanno denunciato come in agricoltura i pesticidi inquinino moltissimo e siano nocivi, «ma qui si parla solo dell´inquinamento del cementificio. C´è interesse solo per il vino, per produrre vino biologico, per cui si ottengono contributi e si abbattono interi boschi per piantare vigne».
«Il progetto di Marezzane, non ci sembrava devastante da come ce lo ha presentato l´azienda», ha detto un dipendente, «c´è di peggio». Resta invece da valutare quanto possa aver inciso il mancato introito derivante dall´utilizzo, da parte dell´azienda, degli scarti di lavorazione (ceneri pesanti, gessi, laminati di ferro e forse i fanghi di marmo in un prossimo futuro).