FUMANE. Il vicepresidente leghista della Provincia solleva una serie di
interrogativi sul futuro dello stabilimento e sull'opportunità di un
ricorso
Cementificio, Venturi pensa al dopo
Giancarla Gallo
«Il trasloco non è la via percorribile, si dovrebbe trovare un altro
sito e bisogna salvare i posti di lavoro»
e-mail print Martedì 26 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 25
«Per quanti anni ancora il cementificio resterà nella Valle dei Progni?
E' il caso di riproporre progetti modificati?». A porsi queste domande è
il vicepresidente della Provincia e assessore all' ambiente Fabio
Venturi (Lega nord). Dopo la sentenza del Tar, che ha fatto «tabula
rasa» di progetti e delibere, per Venturi è arrivato il momento di
riflettere sul futuro della Valpolicella e, soprattutto, sul futuro di
un'azienda «che tutto sommato ha portato ricchezza e dato lavoro»,
sottolinea. La Provincia non ha ancora tolto le riserve, né deciso se
presentare il suo ricorso al Consiglio di Stato, che richiede tempi
lunghi, contro la sentenza del Tar, che ha annullato le delibere
provinciali. Il ricorso avrebbe senso solo «per difendere l'operato dei
tecnici della Provincia, che hanno lavorato bene. Ma che scenario si
verrebbe a determinare in caso di perdita del ricorso? Questo bisogna
metterlo in conto», dice Venturi.
Insomma, si sta valutando se rifare l'iter della commissione di
valutazione di impatto ambientale sia per l'uso di rifiuti che per il
progetto di ammodernamento. Un percorso lungo anche in questo caso.
«Ho proposto alla Cementirossi il trasferimento dello stabilimento, ci
sono incentivi anche regionali. Ma questa via non è percorribile,
secondo l'azienda, per i costi e per la vicinanza alla sede mineraria.
Bisognerebbe cercare un altro posto dove scavare, dove c'è buona marna,
magari in Lessinia. Quindi il problema rimane. Il cementificio è lì e lì
rimane. Ma per quanti anni intende restare lì?», si chiede Venturi.
«Andrà avanti in eterno o finchè potrà sfruttare il cantiere di Purano,
quasi esaurito? E se non venisse autorizzato lo scavo a Marezzane? Se il
futuro della Cementirossi è legato a queste dinamiche, ci sarà un
momento in cui il cementificio chiuderà per esaurimento delle materie
prime? E' lecito porsi queste domande».
Venturi non nega che questo porterebbe sollievo alla Valpolicella anche
da un punto di vista estetico e ipotizza una riconversione dell'azienda.
«In mezzo ci sono i dipendenti, e bisogna salvare il futuro delle
persone, da qui a una ventina d'anni, che hanno il diritto di avere il
loro lavoro», continua, «bisogna sapere dall'azienda che idee hanno per
il loro futuro, cosa intendono fare, se rimanere o no, se intendono
cercare uno sviluppo per il territorio, di condivisione col territorio,
con i viticoltori come interlocutori. Si potrebbe ragionare per portare
avanti un progetto diverso, oppure rivedere il progetto e venire
incontro alle necessità della Valpolicella, per non esasperare i toni e
il clima che si è creato a Fumane ultimamente». Secondo Venturi, «i toni
si sono esasperati e si è perso di vista l'interesse di tutti. Bisogna
cominciare a dare un segnale forte, facendo capire che c'è la volontà di
analizzare tutte le ipotesi. Capire anche cosa fare nel caso di un post
cementificio».
Per questi motivi l'assessore provinciale all'ambiente ha già effettuato
degli incontri con i dirigenti della Cementirossi e con i viticoltori.
«Sono passaggi che vanno condotti con diplomazia», conclude Venturi,
«per arrivare a un tavolo allargato dove gli unici interlocutori devono
essere la Provincia, il Comune di Fumane, ed eventualmente anche Marano,
la Cementirossi e i produttori di vino, che hanno dato grande lustro
alla zona in tutto il mondo».
Viticoltura sostenibile? Sì, con meno fitofarmaci
e-mail print Martedì 26 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 25
Qualità del vino uguale qualità della vigna e dell'ambiente in cui viene
coltivata, per il bene dell'agricoltura e del suo sviluppo, nonché della
salute dell'uomo. Dal convegno per viticoltori organizzato a San Pietro
in Cariano dal Consorzio di tutela vini Valpolicella, sul tema «Le linee
di difesa della vite 2011 - Novità tecniche e legislative», è emerso che
sempre più, per produrre un vino di qualità, bisogna adottare sistemi di
produzione a basso impatto ambientale, che mantengano la qualità del
territorio di origine. Un chiaro invito, da parte del Consorzio, a una
maggiore tutela della Valpolicella agricola, con un utilizzo attento dei
prodotti fitosanitari. «Nella percezione di qualità complessiva del vino
sono fondamentali», dice il neo presidente Emilio Pedron, «l'ambiente,
il territorio, il paesaggio in cui il vino è prodotto e il modo in cui
questi elementi sono preservati e trasferiti alle generazioni future».
Non è solo un fatto estetico, anzi, come spiega Pedron, «orientarsi
verso una viticoltura sostenibile è una scelta etica, che rappresenta
anche una strategia: anzitutto si va diffondendo l'idea che la qualità
del vino inizia nel vigneto; inoltre i consumatori, soprattutto
tedeschi, del Nord Europa e degli Stati Uniti, con ripercussioni nel
mercato italiano, sono sempre più attenti al contenuto ambientale di una
bottiglia». Durante il convegno si è fatto il punto sulle prospettive
della ricerca per la riduzione dell'impatto ambientale in viticoltura e
sui sistemi di monitoraggio e previsionali. Inoltre, sono state
presentate esperienze di lotta antiperonosporica, antioidica e
antibotritica nei vigneti della Doc con l'utilizzo di prodotti entrati
di recente in commercio, attraverso le esperienze della Cantina
Valpolicella e della Cantina Sociale della Valpantena. Il lavoro del
Consorzio di tutela, dunque, si sta orientando a una maggiore
sensibilizzazione dei soci sul corretto uso dei fitofarmaci. Il
Consorzio fa parte del gruppo di lavoro istituito a Negrar sotto la
pressione di cittadini sempre più insofferenti alla deriva dei
fitofarmaci nelle aree urbanizzate. Sulla necessità di un cambio di
rotta, Pedron non ha dubbi: «Le normative europee ci obbligheranno a
sostanziali modifiche nell'uso di fitofarmaci». Meglio farsi trovare
pronti.C.M.
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