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Valpolicella. Le vigne
minacciate dal cemento. Stop dal Tar veneto
Terra - 15 Aprile 2011
TERRITORIO. Tra le vigne, nella patria dell’Amarone, comitati di
cittadini e ambientalisti denunciano i problemi causati
dall'impianto che utilizza scarti da inceneritori. E ricorrono al
Tar, che ne blocca l’ampliamento.
Fumane (VR). Due punti e una parentesi rivolta verso il basso. E' la
faccina triste sul pannello elettronico installato sul Municipio di
Fumane, provincia di Verona. Significa che oggi l'aria non è buona.
E' questo lo strumento che il sindaco usa per comunicare ai
cittadini quando respirare fa bene e quando, invece, fa male. Siamo
nel cuore della Valpolicella, la patria dell'Amarone, dove nascono
alcuni dei vini più pregiati del nostro paese. Qui, lungo una strada
stretta che appare e scompare in mezzo ai colli, ogni giorno si
assiste al via vai di camion diretti alla Cementirossi. Vicino a
Fumane non ci sono fabbriche, solo uliveti e vigneti. Il traffico di
Verona è lontano. Eppure le concentrazioni di polveri sottili (Pm 10
e Pm 25) e biossido di azoto, a volte, sfidano quelle dei quartieri
più trafficati della città.
Il cementificio è lì dal 1962, accolto e tollerato dai cittadini
perché, in principio, portatore di ricchezza ed occupazione. La
situazione, però, cambia presto. In Valpolicella si comincia a
produrre vino. Un ottimo vino. Il Recioto e poi l'Amarone.
Contestualmente aumenta la preoccupazione di cittadini e produttori
per la propria salute. L'impianto della Cementi Giovanni Rossi Spa
occupa 117.000 metri quadrati, cave escluse. L'area interessata è
addirittura più estesa del paese di Fumane. La sua produzione
rappresenta l’1,3% di quella cementifera nazionale e il 12,2% della
produzione totale del Veneto. L'azienda produce cemento in modo
tradizionale fino agli anni Duemila, quando ottiene il permesso di
incenerire farine animali ed incrementare la quantità di ceneri
pesanti provenienti da scarti dei termovalorizzatori.
Per capire cosa c'entrano i rifiuti con il cemento occorre fare un
passo indietro. Per produrre il cemento si utilizza una terra
calcarea chiamata marna, alla quale vengono aggiunti degli additivi
procedendo a varie cotture in forni che raggiungono temperature
altissime. Fino a 2000 gradi centigradi. Sostituendo agli additivi
le polveri pesanti provenienti dall'incenerimento dei rifiuti,
l'industria cementifera riesce a trasformare una passività economica
in un guadagno. Gli additivi, infatti, costano. Lo smaltimento dei
rifiuti, invece, è un business. La convenienza c'è, e paesi come la
Germania e l'Olanda stanno già investendo in questo utilizzo
integrato dei rifiuti: non solamente come additivo ma, per alcune
categorie, anche come sostituzione a petrolio e gas per
l'alimentazione dei forni. Si chiama co-incenerimento. La
raccomandazione ad intraprendere, dove possibile, questa
riconversione viene anche dalla Aitec, la Confindustria italiana del
cemento.
Insomma, l'idea è buona. Peccato che a molti cittadini della
Valpolicella non piaccia affatto. Il timore è che, nonostante le
rassicurazioni dell'azienda, anche l'impianto di Fumane cominci ad
incenerire pneumatici per alimentare i forni. L'Agenzia regionale
per la protezione ambientale del Veneto (Arpav), ha effettuato dei
monitoraggi sulle emissioni in atmosfera e sulla qualità dell’aria a
Fumane, misurando la quantità di polveri sottili ed altre sostanze,
come l'ossido di azoto, derivanti da attività di riscaldamento o
industriali. Il risultato? L'aria che si respira tra queste colline
verdi è simile a quella di Verona, città che in alcuni periodi
dell'anno sfiora livelli di inquinamento simili a Torino e Venezia.
“Fumane era nota come il paese dai tetti bianchi. Non c'erano filtri
sui camini della cementeria e c'era chi, ogni mattina, raccoglieva
dal proprio balcone 400 grammi di polveri”, spiega Daniele Todesco,
presidente dell'associazione Valpolicella 2000.
A questo punto, siamo nel 2008, la Cementi Giovanni Rossi Spa
presenta tre progetti per ammodernare dell'impianto, aumentando,
contestualmente, la sicurezza della produzione. Il nuovo assetto
prevede l'autorizzazione ad un nuovo cantiere nella cava per
l'estrazione di marna, l'incremento di cubatura dello stabilimento
con la costruzione di una torre di 103 metri e l'aumento della
quantità di rifiuti da conferire all'impianto. Per i lavori di
ammodernamento la Cementirossi ottiene parere positivo dalla
commissione provinciale per la valutazione di impatto ambientale
(Via) così come per l'utilizzo di 122.000 tonnellate annue di
rifiuti non pericolosi di cui 80.000 costituite da polveri pesanti
(il 12% delle ceneri prodotte da tutti i termovalorizzatori
italiani). Nel frattempo un dipendente dell'azienda segnala ai
vertici del cementificio che nell'area dell'impianto, negli anni
Ottanta, qualcuno ha sotterrato dei fusti con materiali pericolosi.
Le analisi ed i carotaggi sono ancora in corso, ma si pensa che in
quella parte della valle ci siano due grandi invasi che ospitano
altrettante discariche abusive.
Di fronte al nuovo progetto Legambiente Veneto, l'associazione
Valpolicella 2000 ed il Comitato Fumane futura, assieme ad altri
cittadini e produttori vitivinicoli della zona, decidono di
ricorrere al Tar. I giudici del Tribunale amministrativo regionale
dispongono, nel marzo di quest'anno, l’annullamento di tutti gli
atti autorizzativi impugnati. I motivi sono due. La “palese
incongruità” tra ciò che è risultato dagli studi di impatto
ambientale e la successiva determinazione dei pareri favorevoli e la
presentazione separata dei tre progetti. Perché, in realtà,
rappresentano un unico grande intervento sul paesaggio e
sull'ambiente dell'area. Secondo Daniele Todesco, presidente di
Valpolicella 2000 si tratta di “una sentenza veramente storica, una
totale ko per la provincia che ha autorizzato e per la Cementirossi.
Su questa vicenda c'è sempre stato un grande silenzio, innanzi tutto
per una questione di ricatto occupazionale, visto che attorno alla
Cementirossi ruotano circa 100 lavoratori. E poi – prosegue Todesco
- il cementificio finanzia piccole realtà, costruisce scuole,
fornisce computer, finanzia la squadra di calcio locale e tiene
sotto scacco tutto il resto dell'economia”. La battaglia dei
cittadini di Fumane non è ancora finita. In ballo c'è ancora la
terza autorizzazione, quella per la nuova cava. “Il prezzo che noi
stiamo pagando per rompere questo silenzio – conclude amareggiato
Todesco - è quello di subire continue intimidazioni, soprattutto
quando la nostra attenzione si sposta sulla questione rifiuti. Da
volantini con minacce recapitati a casa, al taglio di gomme, ai muri
imbrattati passando dal taglio delle nostre preziose vigne”.
Silvia Lanzarotto
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