L’ARENA mercoledì 28 marzo 2007 provincia pag. 27



FUMANE. Le infiltrazioni nella falda minacciano di nuovo il Parco delle cascate di Molina: sotto accusa sono le attività di estrazione del marmo

E’ tornata la melma bianca

L’assessore Coletto promette: «Si farà una indagine approfondita»
Fumane. L’acqua delle Cascate di Molina sono nuovamente piene di fanghiglia. Il problema, che sembrava risolto, si è invece ripresentato da qualche mese e solo in determinate ore del giorno. Il Corpo Forestale dello Stato ha effettuato in questi giorni un sopralluogo per valutare la situazione e ha deciso di procedere a ulteriori accertamenti.
Il problema è ancora rappresentato dalle infiltrazioni dell’acqua nelle fessurazioni di tipo carsico della roccia, fa sapere la Forestale, durante le fasi di lavorazione della pietra nelle cave, che si trovano sopra le cascate. Man mano che si procede con l’estrazione della pietra, infatti, si formano altre fessure. Secondo la Forestale la soluzione sarebbe di non utilizzare più acqua nelle cave, ma sistemi di aspirazione delle polveri; esiste già la fitopressa, che toglie l’umidità dalla melma. Ma quando piove il problema si ripropone.
I tracciati fatti eseguire confermano che la melma che giunge nell’acqua delle cascate proviene dalle cave. «Per tagliare la pietra», aggiunge il presidente della Pro loco, Luigi Castioni, «usano dischi di diamante con raffreddamento ad acqua. Tagliare a secco costa molto di più. E d’altro canto, la conformazione della roccia è tale per cui sigillando da una parte, si formano fessure dall’altra. E’ un problema da cui non se ne viene fuori, sono solo palliativi. Per di più, alcune sorgenti nelle nostre zone si sono estinte definitivamente, continuando a scavare: si abbassa il piano di lavoro, si devia il corso delle acque delle sorgenti che si esauriscono. Bisognerebbe fare una scelta politica impopolare: chiudere le cave che creano danni alle falde. Qui c’è di mezzo il Parco delle Cascate».
La colorazione dell’acqua della sorgente dei Veraghi, che forma parte delle cascate, viene monitorata da Gianni Trentini, che avvisa il vigile comunale. «L’unica sorgente inquinata è quella», conferma Trentini, che pulisce due volte alla settimana la canaletta dalla melma di marmo che continua a riformarsi, «l’acqua diventa bianca verso mezzogiorno e poi è sempre più sporca con la tipica colorazione della pietra rosata. Probabilmente l’acqua viene scaricata di notte o all’alba, la melma ci mette tre ore a scendere».
«Il problema si ripropone quasi come era avvenuto la scorsa estate», aggiunge Giovanna Righetti, che aveva fatto un accurato monitoraggio quotidiano dell’acqua.
«C’era stato un miglioramento», aggiunge la Righetti; «addirittura nel periodo natalizio, quando la cava era chiusa e non si lavorava, l’acqua della sorgente era cristallina. Ora vi sono almeno quattro dita di fango sul fondo. Il problema è di difficile soluzione, anche perché l’escavazione è destinata a continuare, con tanto di autorizzazioni».
Si tratta di un fango, che inibisce la vita di flora e fauna e si cementifica sul fondo del torrente.
L’assessore provinciale all’ecologia, Luca Coletto, assicura controlli più drastici: «Ci stiamo preparando per fare un’indagine approfondita per capire da dove arriva questo problema, con l’aiuto di un tecnico e dell’Arpav, per escludere che ci sia qualche marmista o qualche laboratorio a monte, che scarica senza autorizzazione», afferma Coletto, che qualche mese era convinto di poter risolvere il problema con l’obbligo per le cave di attrezzarsi di impianti appositi e vasche di decantazione per lo smaltimento delle acque di lavorazione.
Anche la chiusura delle fessure nella roccia avrebbe dovuto eliminare la possibilità di infiltrazione dell’acqua sporca e di arrivare in falda. «Mi auguro che ci sia qualche fessura non ancora sigillata o qualche vasca che perde, in modo da individuare il problema», conclude.
«Finora è stato tutto inutile, non si è risolto nulla», commenta delusa la Righetti, che proprio in questi giorni ha inviato la segnalazione a tutti gli enti preposti e ha chiesto un incontro a Stefano Marcolini, presidente della Comunità montana della Lessinia e all’assessore regionale alle cave.
Giancarla Gallo