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Valpolicella da salvare. Il cementificio vuole continuare le
estrazioni fino a distruggere il bosco di Marezzane
L’oasi che non deve
sparire
Il Parco dei Lessini protesta dai giudici,
Marano sembra arrendersi
Decine
di chilometri di vecchie marogne sventrate dalle ruspe; terreni collinari
e pedemontani che in passato avevano avuto una forte vocazione agricola
specializzata e in parte hanno ancora ottime prospettive di sviluppo nel
settore delle produzione biologica e di nicchia; angoli abbandonati dalle
coltivazioni e che la natura si è ripresa, ma anche ripristini destinati
alla coltivazione intensiva della vite su terreni che erano minerari:
questo succede nella Valle dei Progni per la presenza dello stabilimento
Cementirossi di Fumane, almeno fino allo scadere della concessione
mineraria che avverrà forse nel 2025.
Alla luce di quello che sta succedendo e in prospettiva di quanto potrebbe
succedere nel prossimi vent’anni, il sindaco di Marano, Simone Venturini,
ha scritto al presidente della Comunità montana della Lessinia, Stefano
Marcolini, che peraltro non ha ancora risposto, proponendo l’allargamento
dei confini del parco della Lessinia nel proprio territorio.
«Tutte le aree ripristinate, dopo la coltivazione della miniera, che sono
in buona parte esterne al parco, potrebbero essere comprese per
l’interessante progetto di ripristino ambientale in parte già attuato e
tutta l’area potrebbe diventare un grande parco fruibile al pubblico e di
proprietà dell’amministrazione pubblica perché una precisa convenzione con
la ditta Cementirossi prevede infatti il passaggio di proprietà al Comune
di competenza delle aree ripristinate», scrive il sindaco Venturini. Ma
non nasconde un problema: «Esiste come noto, un contenzioso circa la
salvaguardia del sito di Marezzane che è interno ai limiti del parco, ma
sul quale insiste anche la zona mineraria prevista dalla concessione che
preesiste al parco».
Marezzane è un’oasi naturalistica al confine tra Lessinia e
Valpolicella: habitat di rare orchideee selvatiche (alcune fioriscono solo
lì), bosco attraversato da un vajo con cascate, dove nidificano tre tipi
di picchi, con testimonianze di architettura cimbra, un’antrica «giassara»
e una fonte perenne. Ci si aspetterebbe che un’amministrazione animata da
simile sensibilità ambientale chieda l’impegno della Comunità montana e
del Parco a difendere l’ambiente nei confronti di Cementirossi. Infatti
l’ente montano è ricorso con il Wwf contro il rinnovo della concessione
mineraria sull’area compresa nei confini del parco. Invece scrive il
sindaco Venturini: «Uno studio potrebbe approfondire alcuni temi legati
alle condizioni di ripristino a cui assoggettare la ditta concessionaria
allorquando giungerà a scavare in zona Marezzane e imporre vincoli molto
rigidi su tutta l’area non compresa nella zona mineraria affinché tale
zona non venga in futuro ampliata. Lo studio potrebbe evidenziare le
condizioni di ripristino ambientale irrinunciabili (previste in maniera
generica nella concessione e rimandate ad approfondimenti successivi) a
cui assoggettare la concessionaria durante gli scavi a Marezzane e nel
contempo imporre vicoli ambientali di assoluta garanzia su tutti gli altri
siti non interessati per ora da concessioni minerarie o di scavo». La
lettera del sindaco si conclude ricordando che ci sono altre zone del
territorio comunale, come l’impluvio del Progno di Marano, esterne al
Parco, e che invece meriterebbero una maggior salvaguardia.
Non occorre saper leggere fra le righe per capire che con questa lettera
l’amministrazione comunale di Marano non difende l’oasi naturalistica di
Marezzane, ma ne scrive l’epitaffio.
«Non è vero», ribatte il primo cittadino, «a me interessa che il
territorio venga tutelato e al Comune di Marano è unanimemente
riconosciuta la sua spiccata sensibilità ambientale. È merito del mio
predecessore Pietro Clementi se la concessione mineraria che occupava 900
ettari è stata ridotta a 500 ettari e io oggi sono qui tutti i giorni a
dire dei no a imprenditori che vengono a propormi lottizzazioni a destra e
a manca, portandomi l’esempio di altri Comuni della Valpolicella dove
ottengono più facilmente quello che chiedono.
Ma il tono della lettera sembra una resa senza condizioni: sappiamo che
Cementirossi è più forte, forse vincerà anche il ricorso al Tar, tanto
vale trattare sul dopo di una guerra persa senza combattere. «Invece a noi
interessano una definizione precisa dei limiti di scavo, che ancora non
c’è, e altrettante precise indicazioni su come ripristinare quei luoghi
che effettivamente godono di una singolarità naturalistica», replica il
sindaco. «Sono ingegnere e potrei fare la mia parte, ma sono cosciente
anche che serve uno studio multidisciplinare per ricomporre l’ambiente di
Marezzane», ammette.
Appunto per la sua preziosità Marezzane è stata inserita nei confini del
parco e per lo stesso motivo un Comune dovrebbe difendere con i denti
l’originalità del suo territorio, piuttosto che il suo clone. Perché i
siti così ben risistemati dalla Cementirossi sono un’altra cosa da quello
che c’era prima: sono sparite colline, sorgenti, corsi d’acqua, contrade,
marogne e capezzagne. Adesso ci sono vigneti ceduti in cambio di altri
terreni da destinare allo scavo, mentre per convenzione ai Comuni di
Fumane e Marano pare siano destinate solo scarpate e laghetti, prima
inesistenti, ottimo espediente per risolvere il contenimento delle acque
meteoriche e per evitare il costo di riempimento di voragini con terra
buona.
Il Gruppo italiano ricerca orchidee selvatiche ha rilevato a Marezzane un
sito di grande interesse e unicità per le presenze floristiche; sono state
fatte ricerche e rilievi faunistici precisi e scientifiche da parte della
Lipu; sono presenti tre strutture di grande interesse architettonico, una
giassara, sorgenti, boschi a fustaia, una diversità e molteplicità di
ambienti tipici del microclima dati proprio dalla particolarità
strutturale della collina di Marezzane. «Poi ci sono gli aspetti
paesaggistici», ricorda Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000,
associazione che da anni si batte per la difesa della Valle dei Progni, «e
Marezzane è collocata proprio sopra la grotta di Fumane su cui Comune e
Comunità montana stanno investendo energie e risorse per renderla
turisticamente appetibile. Marezzane è nel parco, tutt’uno con le cascate
di Molina. Rio Bajaghe che la sfiora è di una naturalità e bellezza
incommensurabile, un misto tra la Val Sorda e le cascate di Molina».
«Una lettera come quella del sindaco Venturini ce la saremmo aspettata da
Cementirossi, non da un primo cittadino che difende il territorio. L’unica
cosa da prendere sul serio è la sua richiesta di uno studio approfondito
sull’area di Marezzane ma non per “ripristinarla” dopo lo scempio degli
scavi, ma per impedire che si scavi. Hanno già devastato Purano, scavino
lì fino al 2025, poi ripristinino e stop».
Vittorio Zambaldo
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