Miniera: |
Cava di marna per la
produzione di cemento. |
Ubicazione: |
Comune di Marano di
Valpolicella – provincia di Verona. |
Estensione: |
590 ha, circa 1/6 del
territorio del comune di Marano di Valpolicella. |
Concessione: |
Accordata alla Società
Cementi Verona S.p.A. con Decreto Distretto Minerario di Padova in data
29 aprile 1975, con durata di 25 anni, e trasferita alla Industria
Cementi Giovanni Rossi S.p.A. con Decreto del Ministero Industria
Commercio Artigianato del 28 febbraio 1994. |
Scadenza: |
28 aprile 2000. |
Competenza: |
Ministero
dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, Direzione Generale
delle Miniere, Direzione Generale dell’energia e delle risorse
minerarie. Corpo delle Miniere, Distretto minerario di Padova per le
province del Veneto, Ferrara e Mantova. |
Distretto minerario: |
Il distretto minerario
competente è Padova. |
Società richiedente: |
Industria Cementi
Giovanni Rossi S.p.A. |
Cementificio: |
Comune di Fumane,
provincia di Verona. |
Richieste: |
Rinnovo della
Concessione Mineraria Monte Noroni e le autorizzazioni ai fini del
vincolo idrogeologico-forestale ed ambientale; Riduzione del perimetro
della Concessione mineraria sulla base delle più recenti indagini
conoscitive. |
Promesse: |
Venire incontro alle
esigenze di tutela ambientale espresse dagli Enti Locali; Completare la
coltivazione mineraria nei cantieri in essere permettendo così una
rinaturalizzazione ambientale con una migliore ricucitura con le aree
marginali non coltivate; Operare in piena collaborazione con gli Enti e
le Autorità preposte al territorio, mettendo in atto le migliori
tecniche di coltivazione della cava; Creare i presupposti per la futura
fruizione delle aree così risistemate. |
Osservazioni: |
A seguito della
pubblicazione all’albo comunale della richiesta di rinnovo sono state
presentate dai cittadini varie osservazioni scritte poi in parte, fatte
proprie anche dal consiglio comunale di Marano di Valpolicella:
- Divieto dell’uso delle mine
- Nomina di una commissione per il
controllo dei lavori
- Valutazione dell’impatto ambientale
- Limitazione degli scavi a 200 metri
dalla frazione di Purano
- Termini precisi per il ripristino
delle zone scavate
- Limitazione dell’inquinamento da
polveri e rumori
- Stralcio dalla miniera delle zone
di Baiaghe, Girotto
- Stralcio completo della zona di
Marezzane
- Stralcio della zona facente parte
del Parco della Lessinia
- Durata del rinnovo inferiore ai 25
anni
- Facilitare l’uso delle zone
ripristinate
- Indennizzo al Comune di Marano
analogo a quello già previsto per le cave (legge 44/82 Regione Veneto)
- Definizione dettagliata dei piani
di scavo per ogni singolo cantiere
- Definizione dettagliata dei singoli
processi di ripristino per ogni singolo cantiere
- Ripristino ambientale obbligatorio
del cantiere di scavo prima dell’utilizzo dei successivi cantieri
- Garanzie economico-finanziarie
(fideiussioni) a tutela del ripristino
- Specifiche garanzie economiche per
eventuali danni a cose, proprietà o persone
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Conferenza dei Servizi: |
Enti rappresentati: |
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Distretto minerario di
Padova, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di
Verona, Regione Veneto, Amministrazione provinciale di Verona, Ente
parco della Lessinia, Società Cementi Rossi S.p.A., Soprintendente dei
beni ambientali e architettonici di Verona, Sovrintendenza Archeologica
di Padova, Comune di Fumane, Comune di Marano di Valpolicella. |
Conferenza del 16
dicembre 1998: |
Nella prima conferenza
dei servizi, come si può desumere dal verbale, risultano da parte dei
partecipanti: scarso interesse e poca conoscenza del problema, anche gli
stessi rappresentanti locali, ponendo la scusa che non si può fare
nulla, dimostrano poca sensibilità. Sono tutti concordi nel dare parere
favorevole al rinnovo, senza porre tante condizioni, solo i Beni
Ambientali di Verona esprimono parere negativo. Questo comporta un
rinvio della conferenza per un maggiore approfondimento. |
Conferenza del 21
settembre 1999: |
Con l’ultima
conferenza le cose non sono cambiate di molto, la società ha presentato
dell’altra documentazione (sempre di massima), i comuni di Marano di
Fumane e l’amministrazione provinciale di Verona si sono impegnate a
dare parere favorevole in cambio di una convenzione con la società
stessa. La conferenza ha così dato parere favorevole al rinnovo, così
come era stato chiesto con la sola esclusione della zona di Baiaghe e la
sola richiesta di ulteriori progetti di scavo per la zona di Marezzane
al momento di iniziare i lavori. |
Le giustificazioni: |
Gli amministratori del
comune di Fumane dicono che il cementificio da lavoro a 100 persone più
molte altre come indotto.
Gli amministratori del comune di Marano di Valpolicella dicono che non
si poteva che dire di si perché altri a Roma avrebbero deciso per noi.
Sempre gli amministratori di Marano dicono che è meglio un buon
compromesso che lo scontro diretto.
Altri Enti le giustificazioni non le cercano nemmeno.
La gente comune, come al solito, di fronte a poteri economici e politici
si rassegna e accetta passivamente le decisioni di altri. |
Le nostre obbiezioni: |
- Bisogna fare sempre
una distinzione tra il problema della miniera (cava di marna) e il
problema cementificio (stabilimento).
- Per ancora molti anni il problema lavoro non si pone, la marna
continuerà ad arrivare allo stabilimento. C’è sempre la possibilità,
prima della fine del prossimo rinnovo, di riconvertire l’attività del
cementificio. Nella nostra zona ci sono molti scarti dovuti alla
lavorazione del marmo con relativo problema di smaltimento. Si
potrebbero prendere i classici due piccioni con una fava, cioè
trasformare gli scarti in cemento, ci sarebbe forse una diminuzione di
guadagno ma si salverebbe la Valpolicella.
- Rinnovo si, ma in previsione della chiusura entro un termine
prestabilito, della miniera.
- La zona di Marezzane, fortemente voluta dalla Cementi Rossi S.p.A., è
troppo importante e bella per essere trasformata in cemento. Una zona,
in parte nel Parco della Lessinia e inserita in un contesto ambientale
di estrema importanza, sia paesaggistica che storica.
- Il ripristino di tutte le zone scavate deve avvenire con precisi piani
di intervento, entro termini prestabiliti.
- La riduzione della zona mineraria vantata dalla Cementi Rossi S.p.A.
non è altro che stralciare dalla zona stessa la frazione di Purano.
- La nuova sensibilità verso l’ambiente ed il territorio che il
cementificio fa emergere dalla sintesi progettuale allegata alla
richiesta di rinnovo si può sintetizzare in questa frase tratta dalla
stessa sintesi: >> è necessario proporre un superamento dell’angusta
cultura della cristallizzazione paesaggistica <<, cioè le colline sono
da rifare, siamo stanchi di vederle così.
- Su questo problema del rinnovo della concessione non è stata coinvolta
la gente del posto. Si è cercato di far passare la cosa in sordina,
andando a trattativa privata con il cementificio.
Il sindaco di Marano ha informato pochissimo il consiglio comunale e
ancor meno la popolazione.
- Una chiara presa di posizione, in conferenza dei servizi, da parte dei
nostri amministratori, dettata tra l’altro da delibere di consiglio, non
avrebbe fatto decidere ad altri del nostro destino, come si è voluto far
credere. Del rinnovo non decide la conferenza dei servizi a cui era
richiesto solo un parere. Chi ora invece deve decidere si farà forza del
parere unanime e favorevole della conferenza dei servizi per rinnovare
la concessione così come sta, senza preoccuparsi di ulteriori
accertamenti e senza sapere che a livello locale ci sono molte
contrarietà.
- La convenzione stipulata tra la Cementi Rossi S.p.A., il comune di
Marano di Valpolicella e il comune di Fumane, ha tanto il sapore di una
transazione commerciale. Perdipiù, i due comuni, oltre a garantire il
parere favorevole al rinnovo, hanno rinunciato ad ogni azione legale
presente o futura nei confronti del cementificio in qualsiasi sede. La
parte economica della convenzione, quella che fa dimenticare i disagi e
le perdite, dopo un attento esame si scopre che è finalizzata al
ripristino delle aree scavate. Dunque non risarcimenti, non benefici, ma
quello che comunque sono tenuti a fare. |
I nostri dubbi: |
- Il cementificio non
ha nessuna intenzione di programmare una ipotetica chiusura della
miniera, tutte le zone limitrofe o meglio tutta la Valpolicella è marna
da cemento.
- I ripristini, nei 25 anni della precedente concessione, non sono mai
stati effettuati seriamente anche se previsti dalle normative vigenti;
seri dubbi pesano sui futuri ripristini.
- Di chi sono le responsabilità dei mancati controlli in questi 25 anni
passati?
- Le attenzioni promesse dalla Cementi Rossi S.p.A. verso l’ambiente,
gli enti locali, la gente, da quando cominceranno? Il giorno dopo il
rinnovo? O si comporteranno come nella precedente concessione?
- Il cementificio promette il ripristino e recupero delle zone per
destinarle a coltivazioni, ma come sarà possibile visto già adesso le
colture vicine alla cava sono danneggiate dalle polveri e per questo
sono di intralcio alla libera attività di cava?
- Nella convenzione tra i comuni e la società, il problema del lavoro,
che sembra stia molto a cuore ai nostri amministratori, non viene
menzionato. La società potrebbe benissimo chiudere la fabbrica e tenere
aperta la miniera e far lavorare altrove la marna scavata.
- Nonostante la zona di Marezzane, come risulta dalla documentazione
presentata dalla Cementi Rossi S.p.A. e per bocca degli stessi
amministratori, non sia interessata agli scavi per almeno 20 anni, non
si capisce perché sia stata richiesta con questo rinnovo e dato parere
favorevole da parte della conferenza dei servizi. Il dubbio è che appena
ottenuto il rinnovo, il cementificio interverrà subito con degli scavi
relativi, così in futuro non si potrà più dire di no visto il danno
ormai fatto.
- Come risulta dagli ultimi dati nazionali, il settore minerario è in
calo del 10%. Dal bilancio della setta Cementi rossi S.p.A. risulta un
calo della produzione del 2%. Altri paesi esteri si sono affacciati sul
nostro mercato proponendo cemento a minor prezzo. Tutto questo ci fa
pensare che forse nei prossimi anni le cose cambieranno in questo
settore e che forse calerà l’interesse dell’industria del cemento nella
nostra zona. Non è giusto forse andare cauti nel concedere nuove zone di
scavo per poi non trovarci con le colline squarciate ed abbandonate in
queste condizioni? |
Le nostre
attese: |
Il nostro sogno, per i
nostri figli, è vedere rinverdire quello che rimane delle colline.
Rivederle coltivate a viti, olivi o ciliegi oppure destinate a boschi.
Ritornare in possesso del nostro
territorio e poterci vivere serenamente, senza l’incubo di vederselo
sparire sotto i piedi. |
Le responsabilità: |
L’aspetto che
maggiormente ci sentiamo in dovere di evidenziare, rimane e resta la
precaria sicurezza idrogeologica della zona.
Il problema va di là dalle pure manifestazioni sentimentali di tutela
del paesaggio, il nesso che fa presagire questa netta preoccupazione è
data dal fatto che tutta la zona collinare della Valpolicella nei Comuni
di Marano e Fumane si trova in una situazione di notevole rischio di
frana; il fatto oltre ad essere stato chiarito da esperti in materia sui
quotidiani locali (articolo apparso sul quotidiano l’Arena in data …), è
pure ampiamente riconosciuto dalla carta geologica d’Italia (foglio
n°48), la quale indica che i Comuni di Marano e di Fumane siano ad alto
rischio di dissesto idrogeologico.
A questo punto poiché all’interno dei comprensori territoriali di Marano
e di Fumane vi sono diverse frazioni abitative (Purano, Gazzo, Ziviana,
Santoccio, Baiaghe, Girotto, Tezze, San Rocco, …) adiacenti alla zona
mineraria di scavo, noi ci chiediamo chi avrà cura della sicurezza di
questo territorio e dei suoi abitanti, visto ed accertato che la ditta
ha da sempre operato con la mentalità del massimo profitto, incurante di
procedere come obbligo (vedi interrogazione parlamentare Enzo Erminero)
al ripristino della miniera.
Vi è da aggiungere, e questo fatto avvalora ancor più la nostra tesi,
che il rinnovo della concessione mineraria per altri 25 anni nasce con
lo stesso spirito operativo manifestato finora; difatti i progetti
presentati per ottenere il rinnovo possono definirsi di massima e
incompleti.
Noi chiediamo che siano prese
chiare posizioni di responsabilità !
Perché finora sono
stati sprecati "fiumi di parole e di carta solo nell’intento di
minimizzare il problema, a tal proposito è utile affermare il nostro
volere almeno sotto l’aspetto che ci sembra più importante: il
ripristino.
Due in sostanze i punti precisi che
emergono:
-
Chiari e razionali
piani di ripristino che non si limitino solo all’intervento di
massima, ma che prevedano un ciclo d’operazioni di monitoraggio di
controllo futuro atto a rilevare la riuscita o meno dell’azione di
ripristino compiuta. (Il ripristino non è un processo del tipo "mordi
e fuggi", ma è un "percorso" da seguire nel tempo).
-
Precisi step di
lavoro che indichino oltre al programma del progetto anche i termini
temporali di lavoro entro i quali ogni operazione deve essere
eseguita; questo per avere in mano l’organizzazione sia del lavoro che
la criticabilità dell’azione, in modo da poter apportare le eventuali
modifiche del caso in tempo utile.
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