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Grotte carsiche

Nella parte alta del comune di Marano di Valpolicella, che dà sulla Valle dei Progni, tra il “Rio Baiaghe” e la “Val Sorda”, ci sono diverse grotte, molto interessanti. La zona fa già parte del parco naturale della Lessinia, assieme alla Val Sorda  ed al Parco delle Cascate di Molina. Purtroppo è anche interessata, in particolare il Rio Baiaghe e Marezzane,  da future escavazioni di marna da cemento, a seguito della “concessione mineraria” della durata di 25 anni.La bellezza di questi posti è indescrivibile, i tesori che nasconde si possono solo immaginare.

I covoli di Marano, sul ripido e boscoso versante della valle del rio baiaghe, erano conosciuti dalle popolazioni locali fin all’antichità. La loro frequentazione è testimoniata dal ritrovamento al loro interno di alcuni reperti (selci, punteruoli, ecc.).

L’ORIGINE DEI Il paesaggio carsico di superficie del versante occidentale di Monte Coroni (m.788 s.l.m.), in Comune di Marano di valpolicella, è caratterizzato dall’affioramento di rocce carbonatiche, costituite da calcari dolomitizzati, e dall’assenza di una idrografia superficiale attiva.
Anche i covoli di Marano, come la maggior parte delle oltre 800 cavità della Lessinia, si aprono nelle rocce sedimentarie dell’era Secondaria.

Queste rocce calcaree si sono formate in ambiente marino, per deposizione di sedimenti fini, tra circa 200 e 130 milioni di anni fa. In questo periodo si sono depositati i sedimenti che hanno dato origine a gran parte delle rocce affioranti in Lessinia: Calcari grigi, Calcari Olitici  e Rosso Ammonitici.
Alla fine dell’era Secondaria, 65 milioni di anni fa, inizio un più lento e progressivo innalzamento dei fondali marini che portò alla costituzione della catena alpina. Le rocce, esposte agli agenti atmosferici, iniziarono a subire reazioni di erosione e dissoluzione che portarono alla formazione di cavità e reticoli sotterranei molto estesi.
La successiva erosione da parte dei corsi d’acqua superficiali (progni) ha determinato l’approfondimento delle valli, veri e propri “canyon carsici”, con la messa allo scoperto di quelle antiche condotte sotterrane.

ARCHEOLOGIA (testo fornito da L. Salzani)

All’interno della prima grotta , denominata “Coalo del Diaolo”, esplorata nel 1936 furono rinvenuti il frammento di un’ascia e alcuni pani di bronzo, che rappresentano il ripostiglio di un artigiano metallurgico, che qui li aveva nascosti verso la fine del II millennio a.C. (età del Bronzo recente).
Nel secondo deposito archeologico denominato “Buso streto” (nome derivante dall’esigua fenditura che costituisce l’ingresso) sono stati rinvenuti cenere e carboni, frammisti a cocci, selci, punteruoli d’osso e anche frammenti di calotta cranica appartenenti ad un individuo giovanile; questi ritrovamenti permettono una datazione risalente alla prima metà del II millennio a.C. (antica età del Bronzo).
L’uso sepolcrale per deposizioni singole e multiple, secondo un rito diffuso in tutto l’arco alpino durante l’età del rame e l’antica età del Bronzo, sembra l’ipotesi più plausibile del suo utilizzo. Alcuni cocci, trovati negli strati superficiali, documentano la frequentazione di questa grotticella anche durante l’alto medioevo, probabilmente da pastori e da boscaioli.
Questa documentazione rappresenta un’ulteriore conferma dell’interesse archeologico della zona, dove durante quasi tutto il II millennio a.C. (età del Bronzo) esisteva una comunità il cui insediamento probabilmente era posto sui pianori soprastanti i ripidi pendii in cui si trovano le grotte.

BIOSPELEOLOGIA
Le grotte sono “ambienti limite” abitati da organismi che si sono evoluti nel tempo adattandosi all’assenza di luce, all’umidità elevatissima e ad un’estrema scarsità di fonti alimentari. In conseguenza dell’adattamento agli ambiti sotterranei, gli  animali cavernicoli (insetti, millepiedi, ragni, crostacei, ecc.) sono depigmentati, ciechi e hanno antenne e zampe spesso molto allungate. Le grotte dei lessini ospitano numerose specie endemiche, presenti cioè solo sull’altipiano lessinico. Tra esse spicca il coleottero Italaphaenops dimaioi, che con i suoi 15 mm. Di lunghezza è il coleottero cavernicolo più grande del mondo. Nei covoli di marno sono presenti alcune tra le più caratteristiche specie troglobie dei Lessini, come il crostaceo isopode Androniscus degener e il millepiedi Trogloiulus boldorii.
Sulla dorsale che separa “Ciacalda” dalla valsorda, esistono altri siti di notevole interesse geologico e naturalistico; tra questi la “Sabionara”, il “Coalo de la Veceta”, la “Grota dell’Aloco”, “l’Arco de Pio”, ed in particolare modo la “Sengia de Rotolin” dalla quale si può ammirare la lussureggiante Valle dei Progni.


(da depliant illustrativo a cura del Parco Naturale Regionale della Lessinia, Comunità Montana della Lessinia Comune di Marno, Pro Loco Marano Valpolicella: “Coalo del Diaolo” e “Busi streto”. Viaggio nelle grotte di marno tra stalattiti e stalagmiti.”. Edizione 2006)

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