Della vendemmia oggi ci accorgiamo perché da un giorno all’altro le strade si riempiono di trattori che trainano pile e pile di plateau di uva, poggianti su un pianale e due ruote malferme. Un tempo, prima dell’arrivo nelle campagne della moderna tecnologia, la vendemmia era uno dei più vivaci appuntamenti dell’anno agrario. La data di inizio, oggi fissata da un Consorzio, a seconda dall’andamento stagionale, era di solitola Madonnadel Rosario di ottobre, almeno per chi vendemmiava per sé. Chi vendeva l’uva doveva cercare, e a volte implorare, il compratore: così capitava, qualche anno, di vedere, ai piedi delle viti, mucchietti di uva in attesa di essere raccolta e consegnata a chi tirava avanti qualche giorno per strappare un prezzo ancora più basso. Non erano ancora i tempi grassi dell’Amarone, quella dell’uva era soltanto una delle entrate dell’annata, quasi mai la più importante, dato che tutte le famiglie contadine puntavano sul grano da vendere o trasformare in pane e sul granturco per la polenta anche tre volte quotidiana.
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