dal giornale L’Arena
Eugenio Cipriani
Fra borghi e boschi sui fianchi del monte Castelòn
La Valpolicella rivestì fin dal tempo dei Romani un grande interesse dal punto di vista strategico.
Infatti nel corso dei secoli, quando un esercito proveniente da ovest era intenzionato ad invadere il Veneto, e quindi anche Verona, quasi sempre predilesse la Valpolicella per muovere i suoi attacchi.
Di contro, sempre in Valpolicella cercarono il più delle volte di accamparsi i difensori della città quando si profilava una minaccia d´invasione.
Il pronunciato dosso boscoso visibile da ogni altura della Valpolicella e situato alle spalle di MARANO si chiama ancora oggi Monte Castelòn, in ricordo del castello che, secondo una non comprovata tradizione, il condottiero romano Caio Mario avrebbe fatto costruire.
Al limite meridionale del Castelòn, in posizione assolutamente panoramica sulla Valpolicella e su buona parte della pianura veronese, sorge la bella chiesa di Santa Maria di Valverde, forse la più panoramica di tutta la media Valpolicella.
Dalla piccola piazza di Purano (420 metri di quota) seguendo i segnavia del Cai si sale verso nord sino alle ultime case. La stradina compie un´ampia curva a destra dove si lascia a sinistra una stradina (dalla quale faremo ritorno) e che attraversa tutto il fianco occidentale del Monte Castelòn.
Si prosegue in salita tra vigneti e, dopo una netta svolta a sinistra, si sbuca su via del Santuario, la strada d´accesso alla chiesa di Santa Maria Valverde. Senza seguirla si procede lungo il fianco meridionale del poggio e, tramite una scalinata, si arriva alla spettacolare terrazza adiacente la chiesa, a 540 metri di quota.
Il nome originario della chiesa di Santa Maria Valverde suonava Santa Maria di Minerbe o di Minerva, probabilmente in onore di qualche antico culto degli Arusnati, i primi abitatori stabili della Valpolicella.
Da tempo è invalso l´appellativo di Valverde che, peraltro, come ben si accorge chiunque si fermi ad ammirare il panorama, rispecchia pienamente le caratteristiche del luogo, sia che si guardi verso ovest alla volta della valle di Fumane, sia verso est, verso quella di MARANO.
Dal piazzale si volge le spalle alla pianura, si passa davanti alla chiesa e si prosegue per la via del Santuario che attraversa il fianco occidentale del Monte Castelòn e poi, sul lato settentrionale, si raccorda con Via Caio Mario.
Si sbuca così al paese di San Rocco, se ne raggiunge la bella piazza panoramica (ottimo belvedere sulla Valle di MARANO) e quindi si prende a sinistra (ovest) una stradina che scende sul lato nordoccidentale del paese (via Longori).
Dopo duecento metri circa la si lascia per andare a sinistra per una strada bianca che conduce ad un lungo campo al termine del quale, verso sud e oltre una discarica (presumibilmente abusiva!), ci si collega a una stradina fra le vigne che ci permette (attenzione ad orientarsi bene fra le coltivazioni) di attraversare nuovamente il fianco occidentale del Castelòn (più in basso di prima) e fare ritorno a Purano.
Attenzione: il tratto fra San Rocco e Purano non è difficile ma richiede senso d´orientamento e capacità di individuare il percorso. Se non si è esperti, meglio tornare a Purano sui propri passi una volta raggiunta la chiesa.
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