giornale L’Arena
MARANO. Brunella Bruno invitata dagli accademici francesi al College de France per rivelare i misteri del luogo
Agnese Ceschi
C´è da scoprire chi furono i committenti del monumento Pochissimi i finanziamenti per proseguire nelle ricerche
Gli accademici francesi invitano il funzionario della Soprintendenza di Verona a parlare della scoperta.
Nemmeno il tempo di riprendere gli scavi che il Tempio di Minerva di Marano di Valpolicella approda a Parigi. Lo scorso 1 marzo, infatti, la dottoressa Brunella Bruno, funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto che ha diretto le indagini, ha tenuto un intervento proprio sul tempio recentemente rinvenuto sul Monte Castelon nell´ambito di un seminario sui santuari di età romana al College de France.
L´invito è arrivato direttamente dalla Francia. «Alcuni insigni accademici francesi, studiosi di santuari e riti religiosi di età classica avevano avuto modo di sentire le novità degli scavi di Marano in occasione di un convegno tenutosi a Trieste a febbraio 2012. Sono stati loro stessi a invitarmi a Parigi», spiega Bruno come è nata l´occasione di far conoscere il Tempio di Minerva in Francia. L´intervento ha avuto luogo al rinomato College de France, all´interno di un seminario dedicato ad alcuni tra i principali luoghi di culto recentemente venuti alla luce nel territorio italiano.
«Durante il mio intervento, ho ripercorso le vicende della scoperta del tempio e i dati principali degli ultimi scavi avvenuti nel 2010: la definizione completa della planimetria del tempio di Minerva di età imperiale; l´individuazione di un tempio precedente, di età tardo-repubblicana e l´individuazione di un rogo votivo dell´età del ferro». L´esperta ha esposto a Parigi anche come il tempio di Marano racconti, da alcuni particolari rivelatori, la sua reale importanza nel contesto storico-politico dell´epoca. La strana planimetria del tempio, di età imperiale, e l´uso dell´opera reticolata, la decorazione pittorica della fase di età tardo-repubblicana, appartenente al primo stile pompeiano, confermano infatti la presenza di un santuario di grande importanza con un forte significato politico per l´epoca.
La portata della scoperta del Tempio, precedentemente descritto negli scritti dell´erudito veronese Orti Manara nel 1836, è rilevante in quanto l´uso dell´opera reticolata in una delle murature del tempio, segnala la presenza di un edificio importante, legato probabilmente, come il teatro romano di Verona, ad una committenza imperiale (Augusto o entourage augusteo). Rimane però un quesito: «Chi sono stati i committenti di questa impresa architettonica che ha portato alla monumentalizzazione, tra fine II sec. a.C. e inizi I secolo a.C., di un santuario all´aperto dell´età del ferro?», dice l´esperta.
A breve riprenderanno gli scavi e questi quesiti potrebbero trovare risposta. «Ad aprile, con finanziamenti limitatissimi e centellinati, cercheremo di fare chiarezza su alcuni aspetti delle tre fasi santuariali che non sono stati adeguatamente chiariti. Il nostro obiettivo è quello di poter arrivare ad una pubblicazione, un resoconto, entro l´anno o nei primi mesi del 2014». Quali sono dunque le prospettive future? Le incognite riguardo al destino del tempio sono fortemente legate alle disponibilità economiche che consentiranno ulteriori scavi e la realizzazione di un ipotetico parco archeologico, come rivela Bruno: «Il santuario di Marano è in un contesto eccezionale che merita di essere indagato, studiato e valorizzato. L´amministrazione di Marano e la Soprintendenza hanno gettato le basi perchè in futuro possa essere creato un sito archeologico aperto a tutti. Le prospettive, purtroppo, nell´immediato futuro, non sono rosee per l´assoluta carenza di finanziamenti». Vedremo dunque quale sarà il futuro del tempio
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